In Mali, le forze armate del paese e dei mercenari – identificati da diverse fonti come russi – avrebbero giustiziato sommariamente circa 300 civili in cinque giorni, dal 27 al 31 marzo, nel corso di una operazione anti-jiadista nella città di Moura, nella zona centrale. Lo ha affermato l’organizzazione internazionale non governativa Human Rights Watch, impegnata nella difesa dei diritti umani. 

  • Secondo l’ong l’incidente sarebbe la «peggiore atrocità registrata nel conflitto armato decennale del Mali». Dalle indagini di Human Rights Watch, basate su testimoni oculari, fonti governative e di sicurezza, è emerso che  le vittime sarebbero state giustiziate in piccoli gruppo di diverse centinaia, dopo che erano state arrestata a Moura, cittadina rurale di circa 10mila abitanti, a circa 400 chilometri a nord est della capitale Bamako.
  • Fonti della sicurezza locale hanno riferito a Hrw che più di 100 uomini di lingua russa sarebbero stati coinvolti nell'operazione, mentre i testimoni hanno riferito di soldati bianchi che parlavano in una lingua straniera sconosciuta che credevano essere il russo. L'esercito del Mali è stato a lungo accusato di violazioni dei diritti durante le operazioni di contro-insurrezione. 
  • Il conflitto in Mali è scoppiato nel 2012, quando, dopo la caduta in Libia di Muammar Gheddafi, un ampio gruppo di soldati tuareg maliani tornò dalla Libia in patria, dando inizio a un’offensiva contro il governo di Bamako, per rivendicare l’Azawad, nel nord ovest del paese. Il movimento dei tuareg, Mlna, strinse alleanza con i narcotrafficanti e i jihadisti che da allora si diffusero nel paese fino ad arrivare alla capitale e negli stati confinanti. La Russia ha iniziato ad affiancare il governo di Bamako, contro i jihadisti, nel 2021, dopo il secondo colpo di stato miliatre, sostituendo di fatto la Francia.

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