L’appartamento di via Morgagni 25 dove l’8 novembre del 1926 viene arrestato. Ma anche via Musa 5, dove abita la cognata Tatiana Schucht, e via Vesalio 6, traversa di via Nomentana in cui dopo l’elezione alla Camera prende casa «presso una famiglia tedesca» che non sa di avere di fronte un «deputato comunista». La vita di Antonio Gramsci a Roma è legata anche ai luoghi, e in particolare a quelle strade e a quegli itinerari che oggi ricadono nel II Municipio. Motivo per cui, in occasione degli ottant’anni dalla morte dell’intellettuale antifascista, è proprio dal Municipio che racchiude i quartieri Parioli, Flaminio, Salario, Trieste, Nomentano, Tiburtino e Pinciano che arriva una precisa richiesta.

«Era il 2017 e per celebrare Gramsci organizzammo una serie di iniziative tra dibattiti, conferenze e incontri come quelli nella sede della Cgil di via Morgagni – spiega Francesca Del Bello, presidente, in quota Pd, del II Municipio a Roma – Ci venne anche l’idea di chiedere alla Casa di cura Quisisana, dove Gramsci morì nel 1937 all’età di 46 anni, la possibilità di affiggere nei suoi spazi esterni una targa commemorativa: la risposta della clinica tuttavia fu negativa».

LE RAGIONI DEL “NO”

Così, sette anni fa, interlocuzioni telefoniche e richieste formali inviate tramite posta elettronica non riescono a smuovere la decisione dei vertici della Quisisana. Questa targa non s’ha da fare. «La motivazione? Mi risposero – continua Del Bello – che apponendo la targa, che naturalmente avremmo fatto realizzare a nostre spese, si sarebbe creato un precedente e che, avendo già in passato, “ricevuto diverse analoghe proposte per importanti personaggi della politica, della cultura e delle libere professioni”, la “gestione di più richieste di questo tipo” avrebbe potuto “creare problemi per la sensibilità dei diversi proponenti, in termini di precedenza, collocazione e quanto altro”». Ma non finisce qui. «Mi dissero anche che la targa – spiega la presidente dem del II Municipio di Roma – avrebbe rappresentato un vero e proprio problema: come gestire l’afflusso dei visitatori desiderosi di omaggiare Gramsci? In realtà, noi la targa l’avremmo apposta sul muro di cinta della clinica, pertanto non nei reparti, non all’interno: non avrebbe creato alcun intralcio». Ma la policy aziendale è la policy aziendale e in suo nome «si è quindi deciso – si legge ancora nella mail che i responsabili della clinica inviano a Francesca Del Bello – di soprassedere, fermo il rispetto per la memoria di questi nostri compatrioti defunti».

SANGIULIANO “RISPOLVERA” L’IDEA

A distanza di così tanto tempo oggi la clinica privata del gruppo Eurosanità Spa vive un dèjà-vu. Anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano vuole celebrare la memoria del filosofo, tra i fondatori del partito comunista italiano. È del 4 gennaio scorso, del resto, il comunicato che lo rende noto. Il ministro «ha inviato una lettera ai vertici amministrativi della casa di cura Quisisana di Roma per chiedere che venga apposta una targa commemorativa in ricordo della personalità di Antonio Gramsci, deceduto in questa struttura il 27 aprile del 1937 dopo un ricovero doloroso e in regime di libertà condizionata», si legge non a caso nella nota ufficiale. Nota che sottolinea anche la volontà del ministro del governo Meloni di dedicare a Gramsci, «ingiustamente perseguitato dal fascismo per le sue idee», una mostra e che spiega, inoltre, che per la targa il ministero stesso si farebbe «carico degli oneri riguardanti la richiesta». Abbiamo, dunque, contattato la direzione della Casa di cura romana per capire se, dopo aver ricevuto l’accorata lettera, accoglierà o meno la richiesta – non inedita – di Sangiuliano.

LA CLINICA: «NO COMMENT»

Ma una volta contattata, la direzione della Quisisana di via Gian Giacomo Porro glissa, prende tempo e dice che «non intende rispondere alla domanda, perché ha già dato risposta al ministero della Cultura e al Comune di Roma, quando negli anni passati, si fece promotore della stessa richiesta». Due risposte sì, ma entrambe negative? In altre parole, la Casa di cura sarà “coerente” con le sue ragioni o, alla richiesta del ministro Sangiuliano, tornerà sui suoi passi? «Se dopo la nostra richiesta del 2017 (tra l’altro la richiesta venne reiterata successivamente anche dall’assessore alla Cultura di Roma Miguel Gotor e ora c’è una petizione di 2500 firmatari promossa da Fabio Fabbri) – afferma la presidente del II Municipio Francesca Del Bello – la clinica accoglierà la richiesta del ministro della Cultura significa che dietro al diniego che ricevemmo ci furono solo mere ragioni di natura politica, ragioni quindi immotivate».

Dal II Municipio, nel frattempo, ci si sta già attrezzando. «Potremmo pensare – conclude Francesca Del Bello – di apporre una pietra d’inciampo sul marciapiede esterno alla clinica Quisisana. In questo caso nessuno potrebbe dirci nulla». E i luoghi continuerebbero a parlare, a raccontare.

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