«Sul mio corpo decido io» è la scritta con cui alcuni studenti hanno contestato l’intervento inaugurale, appena iniziato, della ministra della Famiglia Eugenia Roccella per l’apertura della quarta edizione degli Stati generali della natalità.

«Sul mio corpo decido io» è la scritta con cui alcuni studenti del collettivo assemblea Aracne e collettivo Artemis hanno contestato l’intervento inaugurale della ministra della Famiglia Eugenia Roccella per l’apertura della quarta edizione degli Stati generali della natalità. Roccella ha provato a dialogare con gli studenti: «Ragazzi ma noi siamo d’accordo, ma nessuno ha detto che qualcun altro decide sul corpo delle donne, proprio nessuno», rinunciando poi a parlare lasciando la sala. «C'è un genocidio in atto e muoiono bambini e qui ci dicono di fare figli», ha detto una delle ragazze dei collettivi dopo che gli organizzatori le hanno permesso di fare un intervento dal palco.

La ministra è stata salutata con fischi e urla che le hanno impedito di parlare. Roccella ha interrotto il suo intervento, provando a dialogare con gli studenti: «Ragazzi ma noi siamo d’accordo, ma nessuno ha detto che qualcun altro decide sul corpo delle donne, proprio nessuno».

La contestazione è andata avanti al grido di «Vergogna, vergogna» e l’organizzatore della manifestazione, Gigi De Palo, ha interrotto la ministra, dicendo: «Questo però non è un monologo». De Palo ha invitato una studentessa sul palco, che ha rivendicato le posizioni dei manifestanti, spiegate anche su un volantino: «Sui nostri corpi, decidiamo noi. L'attuale governo decide di convocare questo convegno mentre nessuno del governo, in un anno, ha risposte alle nostre richieste. Non ci stiamo alla triade Dio-padre-famiglia». L’organizzatore ha specificato che l’evento è stato organizzato da una fondazione e non dal governo.

Al termine dell’intervento della manifestante, la ministra ha provato a riprendere la parola ma è stata nuovamente interrotta, ha lasciato il palco e poi è uscita dall’Auditorium della Conciliazione, dove l’evento sarà in corso il 9 e 10 maggio.

Gli eventi della manifestazione non subiranno modifiche e andranno avanti tutta la giornata, fino alle 21.

I contestatori sono stati trattenuti dalle forze di polizia per un controllo dei documenti a cui si sono opposti e chiedendo di poter andarsene.

Già nel 2023, al Salone Internazionale del Libro di Torino, l’intervento della ministra Roccella era stato interrotto da circa cinquanta attivisti del movimento femminista Non una di meno, e degli ambientalisti di Extinction Rebellion e Fridays for Future. I manifestanti si erano seduti tra il pubblico, per poi alzarsi durante il discorso e mostrare cartelloni con scritto «Giù le mani dai corpi e dalla terra». Roccella aveva invitato alcune manifestanti sul palco dicendo: «Non posso accettare che venga portata via nessuno, vista che la protesta dei sit-in ha fatto parte del mio percorso e anche io sono stata cacciata in diverse occasioni». Alle azioni degli attivisti sono seguite denunce, poi archiviate perché secondo il Pubblico ministero «non vi è traccia di condotte violente».

Roccella: «Censura»

«Sono certa che la segretaria del Pd Elly Schlein, tutta la sinistra, gli intellettuali - Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio, ecc. -, La “grande stampa” e la “stampa militante” che abbiamo visto in queste ore mobilitata in altre sedi, avranno parole inequivocabili di solidarietà nei miei confronti. Sono certa che i podisti della libertà e della democrazia non si faranno sfuggire questa occasione per dimostrare che l'evocazione del fascismo che non c'è, alla quale abbiamo assistito in queste settimane, non era solo una sceneggiata politica pronta a svanire di fronte alle censure vere», ha scritto poco dopo su Facebook la ministra.

In seguito ha aggiunto in una nota: «Ho scelto questa mattina di lasciare gli Stati generali della Natalità per consentire alle persone che erano sul palco con me, una mamma incinta di otto mesi che portava la sua testimonianza e il presidente del Forum delle famiglie Adriano Bordignon, di poter parlare senza subire la mia stessa sorte di censura. Neanche questo è stato sufficiente: io ho lasciato il palco ma anche alla mamma (sommersa dai fischi) e a Bordignon è stato impedito di parlare tranquillamente. Tanto è vero che l'evento è stato sospeso. Questa è la dimostrazione che non si è trattato soltanto di una censura verso di me o verso il governo, ma di una profonda ostilità verso la maternità e la paternità».

I motivi della protesta

«Abbiamo voluto contestare questo Governo e la sua cultura patriarcale – spiega una delle studentesse del collettivo Aracne, che stamattina ha preso parte alla contestazione – Oggi la Roccella ha detto che nessuno ci stava impedendo la nostra libertà, ma è stata sempre lei a dire che “l'aborto purtroppo è un diritto”. Ma contestiamo anche l'impostazione del convegno». Mentre gli slogan «Ma quale Stato, quale Dio, sul mio corpo decido io» e «Fuori i pro vita dai consultori» riecheggiano nell’Auditorium, la studentessa siciliana continua a spiegare: «Valditara ha mandato una circolare a tutti gli studenti per invitarli a partecipare ad un convegno del genere. Noi contestiamo in generale il convegno che ha una linea indirizzata a far pensare alle donne che il loro unico obiettivo nella vita è fare figli, a rendere l'aborto impossibile e a mettere i pro vita nei consultori». Un’altra studentessa romana dello stesso collettivo aggiunge: «Non vogliamo che il corpo della donna venga visto come uno strumento per la riproduzione e non vogliamo che il fine ultimo della donna venga considerato la maternità. Noi chiediamo nelle scuole educazione sesso- affettiva e la proposta di Valditara di educare alle relazioni non ci soddisferà mai. Chiediamo una pedagogia trasformista nelle scuole per formare un altro tipo di società».

La solidarietà della politica

La risposta del presidente del Consiglio Giorgia Meloni non si è fatta attendere, su X ha espresso «piena e incondizionata solidarietà a Eugenia Roccella. Lo spettacolo andato in scena questa mattina agli Stati Generali della Natalità è ignobile. Ancora una volta è stato impedito ad un Ministro della Repubblica di intervenire e di esprimere le proprie idee. Responsabile un gruppo di contestatori che si riempiono la bocca delle parole libertà, rispetto e autodeterminazione delle donne, ma poi amano la censura e impediscono ad una donna di parlare perché non ne condividono le idee. Mi auguro che tutte le forze politiche abbiano il coraggio di esprimere solidarietà al Ministro Roccella e di condannare, senza se e senza ma, i fatti di oggi. È ora di dire basta».

A Meloni hanno fatto eco anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, i ministri Tajani, con un video messaggio agli Stati generali, Crosetto, Salvini, Lollobrigida e Santanché.

La ministra Roccella ha ricevuto anche la telefonata del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che le ha fornito la propria solidarietà, ribadendo che «voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione».

Dalla zona grigia tra maggioranza e opposizione in cui si trova Italia Viva, il segretario del partito Matteo Renzi ha commentato sui social: «Chi ha impedito alla ministra Roccella di parlare ha offeso la libertà di tutti e si è dimostrato quello che è: un violento. Solidarietà alla ministra».

Il commento di Bonelli (Avs): «Io non condanno. Contestare è alla base della democrazia»

Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra e membro dell’opposizione, si è fermamente dissociato dalla condanna della contestazione: «Presidente Meloni, io non condanno. Contestare è alla base della democrazia. Dopo che avete occupato ogni spazio pubblico dell'informazione con i suoi comizi a reti unificate, dopo che avete consentito l'ingresso delle organizzazioni integraliste religiose nei consultori per sabotare la Legge 194, io sto dalla parte delle studentesse che hanno esposto dei cartelli con scritto “Sul nostro corpo decidiamo noi”»


 

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