Un detenuto di 20 anni si è tolto la vita nel carcere fiorentino di Sollicciano. Il giovane, di origine tunisina, secondo quanto ricostruito si è impiccato mentre il suo compagno di cella si trovava in sala colloqui. Avrebbe finito di scontare la pena a novembre 2025. 

Nell’istituto penitenziario è anche scoppiata una protesta da parte degli altri detenuti, probabilmente collegata al suicidio: sono state appiccate le fiamme in alcune aree dando fuoco ai materassi, ma gli incendi sono stati spenti a stretto giro. Al momento si cerca un detenuto che nel corso della protesta sarebbe salito sul tetto del carcere. Nei mesi scorsi, i detenuti hanno più volte sollevato il tema delle condizioni del carcere, soprattutto per la presenza di cimici e la mancanza di acqua. Una cinquantina di essi hanno anche presentato un esposto in procura.

Il detenuto che si è suicidato, invece, non aveva mai dato segnali di insofferenza. «Era stato spostato di sezione, passando dal transito al penale infine al giudiziario per difficoltà relazionali legate all'eta ma non c'era stato alcun segnale che facesse presagire quanto accaduto oggi» dice il garante dei detenuti di Firenze Eros Cruccolini.

«Era in contatto con la famiglia e sì c'era sicuramente un disagio per i parenti lontani ma era in procinto di approdare a un percorso in comunità avendo dei problemi di dipendenza. Ancora non si è capito perché si sia tolto la vita».

Secondo quanto si apprende, nella protesta sarebbe coinvolti i reclusi di due sezioni della giudiziaria. Sul posto stanno intervenendo anche i vigili del fuoco. Allertate prefettura e questura: le forze di polizia sono al momento all'esterno del carcere.

«Si tratta dell'ennesimo atto di una drammatica e lunghissima strage che si sta perpetrando negli istituti di pena italiani», ha scritto in una nota Luca Maggiora, presidente della Camera penale di Firenze, che ha indetto per domani una conferenza stampa di fronte all’istituto di Sollicciano.

Il decreto carceri

Il 50esimo suicidio in carcere nel 2024 (unito a quelli di 5 agenti di polizia penitenziaria) arriva a un giorno di distanza dall’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto carceri, che nelle intenzioni del governo guidato da Giorgia Meloni dovrebbe porre rimedio all’annosa questione del sovraffollamento degli istututi italiani e delle condizioni di lavoro degli agenti.

Secondo gli ultimi numeri del Garante dei detenuti, infatti, il sovraffollamento nei penitenziari ha raggiunto il 130 per cento, mentre il ritmo dei suicidi è in aumento rispetto al 2023: nello stesso mese, erano 34.

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a proposito del decreto aveva detto che «non sarà uno svuota carceri, nel senso di aprire le porte per diminuire la popolazione carceraria». Subito dopo il via libera in cdm ha parlato di intervento «vasto e strutturale, una visione che dal punto di vista della giustizia è orientata essenzialmente su quella che potremmo chiamare umanizzazione carceraria».

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