È vero, è un po’ fastidioso pensare che ci sono questi algoritmi che prendono nota di tutto quello fai, sanno dove vai in tutti i giri che ti fai quel giorno lì in macchina, poi bici, poi a piedi, e poi di nuovo in macchina e anche dove ti fermi, e poi tutto quello che hai comprato per esempio col bancomat, più tutte le telefonate che hai fatto e a chi le hai fatte e poi, se prima di chiuderti in casa vai a fare la spesa, allora registrano tutte le cose che hai comprato, non so, tre barattoli di pelati e due di piselli e due di fagioli.

E se ti vai a comprare anche due pacchetti di sigarette in tabaccheria col bancomat dopo sanno anche che fumi, poi ti compri una bottiglia di gin in enoteca e sanno anche che bevi superalcolici e se ne compri un’altra bottiglia tre giorni dopo che bevi abbastanza, etc.

E poi tutto questo che riguarda i tuoi giri viene impacchettato con i giri che invece hanno fatto x, y, z più altri sette milioni di giranti, mentre invece i dati della spesa vengono impacchettati con le spese di f, g, h più altri quattro milioni di spesanti, mentre le tue telefonate vengono impacchettate insieme alle telefonate con k, l, m più altri due milioni di telefonanti, e tutti questi pacchi vengono impacchettati coi pacchi di altri sei milioni di qualcosanti che hanno fatto qualcos’altro, e poi questi pacchettoni se è utile, dopo essere stati impacchettati nei pacchettoni finali possono essere poi spacchettati in pacchettini sempre più piccoli, e così via, in modo che loro (chi?) saprebbero tutto di te in un attimo, come saprebbero (sempre chi?) tutto di altri cinque milioni di altri singoli x, y, z, f, g, h in quanto singoli, etc.

Ebbene, l’abbiamo già detto, tutto questo essere studiati, computati, saputi e algoritmati come popoli, grupponi, gruppini e singoli individui a partire dalla carta igienica fino ad arrivare al più bello dei propri pensieri, può essere veramente fastidioso. Bene. Prendiamo atto che va così e che l’attuale situazione è questa. Possiamo farci qualcosa? Molti dicono di no.

Una proposta

Preso atto di come i tempi e la tecnologia, nella nostra ignavia, si sono evoluti, ormai non ci sarebbe più niente da fare. Ma va veramente così? Non lo so. Forse si può ancora provare a farci qualcosa. Io una proposta da fare ce l’avrei. La proposta è questa: la tua vita la conoscono già? Iniziamo tutti a farci delle nuove vite finte.

Per esempio, domani pomeriggio, io nella mia vita vera volevo andare in macchina a trovare un mio amico che sta a Reggio Emilia, e invece, visto che ho deciso di fare una vita finta, mi incammino a piedi verso la periferia e mi fermo anche a guardare un negozio di cornici, di cui non me ne frega niente nella mia vita vera anche perché non ho niente da incorniciare, però questo fatto che non ho niente da incorniciare mi ingasa e io entro addirittura a guardare un po’ di cornici e chiedo quanto costa incorniciare una stampa di dimensioni x,y; così il giorno dopo magari lo smartphone mi segnala tutti i corniciai della zona.

Poi torno indietro e decido che vado a far la spesa, ma visto che ho deciso di iniziare a fare una vita finta non faccio una spesa vera ma faccio una spesa finta. «Cosa vuol dire fare una spesa finta?» mi dici tu «che una spesa è sempre vera».

Vuol dire per esempio che a me ha sempre fatto schifo il pesce e mi è sempre piaciuto il salume, e la pasta col sugo di pelati e la pancetta; io invece quel giorno lì compro cinque scatolette di tonno e i bastoncini di merluzzo che mi fanno schifo, così mi faccio la mia vita finta.

(Qua un furbone che ama il salume potrebbe mettersi d’accordo con un suo amico che ama il pesce e quello che ama il salume potrebbe comprare solo pesce mentre quello che ama il pesce potrebbe comprare solo salume e all’uscita del supermercato si scambiano la spesa. Ovviamente, come chiunque può rendersi conto, questa è una furbata da poco, perché quando l’algoritmo fa il pacchettone “spesa a Modena oggi” si dirà con stupore «ve’ che Sal ha comprato pesce e Pes ha comprato salume, che strano!», ma nel pacchettone totale la somma dei consumi di pesce e salume rimane esattamente invariata, quindi non stiamo realizzato una vita finta ma stiamo realizzando le solite vite vere spostate su individui diversi).

Orizzonti metafisici

Ma torniamo a me, che ho comprato le cinque scatolette di tonno e il merluzzo. Una volta a casa cosa me ne faccio, le mangio? Le do al gatto randagio? Va finire che le mangio e mi schifo come al solito, ma per finta, perché sto facendo una vita finta.

Anche i rutti di tonno che mi vengono su se fossimo nella mia vita vera sarebbero una tortura, ma visto che è la mia vita finta li faccio con noncuranza e dico frasi false tipo «che buoni i rutti al tonno».

Poi mi attacco ai social e visto che voglio fare una vita finta guardo tutti quei personaggi pubblici a cui tirerei dei pomodori e gli metto un sacco di mi piace e partecipo anche alle chat ribadendo con forza delle idee che non ho mai avuto, poi parlo anche bene di partiti che trovo ripugnanti.

Dopodiché  io vorrei guardare Rai News24 e tutti gli speciali di economia per esempio perché voglio rimanere informato su come va oggi in Italia e per esempio voglio anche sapere come si sta evolvendo il virus, come farei nella mia vita vera, e invece, visto che devo fare una vita finta, io a un certo punto accendo la mia smart tivù e vado su internet e invece di guardarmi Youeconomy o Youvirus mi guardo Youporn, due ore di oral+milf, come uno che vuole masturbarsi, e faccio la mia vita finta, anche se poi magari mi viene veramente l’erezione, anche se è per finta (e questo poi, apre un dubbio tremendo verso certe idee un po’ in voga sul fatto che la donna può fingere l’orgasmo mentre l’uomo no, perché io in questa vita finta avrei un’erezione che non sappiamo più se classificare come erezione vera o erezione finta e orgasmo vero o orgasmo finto, il che apre degli orizzonti metafisici nuovi nel rapporto tra i sessi, che però non è qui il momento di analizzare, per cui non li analizziamo restando nel dubbio su se io, all’interno di una vita finta, abbia avuto un’erezione e un orgasmo finto o un’erezione e un orgasmo vero).

Tra James Bond e Mata Hari

Mentre facevamo questa vita finta poi a un certo punto mezzanotte è arrivata, come quando facevamo una vita vera. E a questo punto decidiamo di andare a letto veramente perché la mattina dopo nella vita vera andiamo a lavorare.

Per la vita finta, come abbiamo visto, teniamo quei momenti più voluttuari che riguardano il pomeriggio e la sera. Riusciremo a ottenere dei disalgorizzamenti della nostra società procedendo così, per vite finte? Non lo so, sono vie da tentare, anche perché l’idea di farsi delle vite finte è comunque intrigante, ti senti un po’ trasformato in una specie di James Bond mentre guardi le cornici o compri scatolette di tonno, perché sai che lo fai per ingannare qualcuno (o qualcosa), poi torni a guardare più porno, e così via.

Secondo me se lo facciamo in quattro miliardi, e dopo un mese di vita finta ci rifacciamo tre settimane di vita vera, poi altre due settimane di vita vera, poi un mese di vita finta, ma una vita finta diversa dalla vita finta di prima (non più James Bond ma adesso Mata Hari), magari l’algoritmo si scompone un po’. E visto che usa un’intelligenza artificiale, non capendo bene, gli vengono un po’ di dubbi artificiali. Diventa più quantistico: non capisce più se sta imparando bene o se sta imparando male e dopo gli tocca di tirare un po’ a caso.

© Riproduzione riservata