Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha scelto come suo consulente il partner di una multinazionale che cura da anni gli interessi delle aziende produttrici di combustibili fossili.

Lo racconta un rapporto curato da oltre 200 organizzazioni ambientaliste internazionali, raggruppate sotto la campagna Free Fossil Politics , che Domani ha potuto leggere in anteprima. Il consulente del ministro Pichetto Fratin si chiama Maurizio Ravidà, è torinese, ha 61 anni. Trent’anni di esperienza alle spalle, dalla fine degli anni Novanta Ravidà ha contribuito alla nascita di quella che oggi è una delle più grandi società al mondo nel settore delle pierre: il gruppo Sec, sede a centrale a Milano e una cinquantina di uffici sparsi per il globo, oltre mille collaboratori, già quotato alla Borsa di Londra, clienti di vari settori tra cui parecchi attivi nel comparto dell’estrazione del gas e del petrolio.

Tra questi non poteva mancare Eni, il colosso nazionale, che è anche sponsor dell’associazione Cultura Italiae, di cui Ravidà è tra i fondatori.

Esperto di comunicazione strategica

Il professionista piemontese è stato scelto dal ministro Pichetto Fratin come «esperto di comunicazione strategica» il 7 febbraio scorso. Il suo primo contratto con il ministero, valido fino a maggio, è stato gratuito, mentre quello in vigore fino al 31 dicembre di quest’anno gli frutterà cinquemila euro lordi. Non molto.

Non è però la cifra pagata a Ravidà a far preoccupare le associazioni della campagna Free Fossil Politics. Nel rapporto intitolato “Cold homes, hot profits”, curato in Italia da ReCommon, vengono analizzate le strategie adottate dalle varie società petrolifere europee per contenere le politiche dei propri paesi di appartenenza e della Ue da quando è iniziato il conflitto in Ucraina.

«Eni, la più grande compagnia italiana di petrolio e gas, ha visto i suoi profitti netti salire alle stelle, a 13,3 miliardi di euro nel 2022, grazie all’effetto dell’invasione ucraina sui prezzi dei combustibili fossili. Non contenta dei guadagni della guerra – si legge nel report – ha anche ottenuto importanti concessioni dallo stato italiano durante il periodo crisi energetica. Questi successi per l’energia sporca – tra cui maggiori trivellazioni di petrolio e gas e nuovi terminali per il Gnl – costeranno caro al clima, ma con un lobbista dei combustibili fossili nominato consigliere del governo, non sono certo una sorpresa».

Il lobbista

Nel 1997 Ravidà ha fondato a Torino la Sec & associati srl, una società di comunicazione che guida dal 2004 con il ruolo di amministratore delegato. L’impresa è controllata con il 51 per cento delle quote dalla multinazionale Sec attraverso la Sec Newgate spa. Il gruppo, al cui vertice siede da sempre Fiorenzo Tagliabue, oggi è controllato a maggioranza dalla Investcorp, una società di gestione degli investimenti con sede in Bahrein, che detiene quote di diverse aziende italiane.

Sec spa è iscritta dal 2016 al registro dei portatori d’interesse del ministero dello Sviluppo economico italiano. «Sec fornisce ai propri clienti un servizio di consulenza specializzata per delineare strategie di comunicazione, lobbying, media e affari pubblici», si legge sul sito del ministero.

Tra i vari settori di interesse, Sec dichiara quello del gas e del petrolio. Tra i clienti ci sono tre aziende importanti: Adriatic Lng, gestore del rigassificatore offshore di Rovigo, di proprietà di ExxonMobil, Qatar e Snam; Igi Poseidon, joint-venture paritetica tra la greca Depa e l’italiana (a controllo francese) Edison, che punta a costruire il tratto finale del gasdotto Eastmed; TotalEnergies, il colosso transalpino che ha in concessione il giacimento petrolifero lucano di Tempa Rossa, il secondo in Italia.

Il rapporto svela anche che Sec è molto attiva in Europa nei servizi di lobbying forniti al settore delle energie fossili. Attraverso la controllata belga Sec Newgate Eu, il gruppo ha tra i suoi clienti International Association of Oil & Gas Producers, Natural & bio Gas Vehicle Association, Hydrogen Europe, FuelsEurope.

Eni fa parte di tutte queste quattro associazioni che si battono per far valere le ragioni dell’oil&gas. In qualche caso con successo, come quando FuelsEurope è riuscita a convincere la Commissione a includere il gas nella tassonomia europea, la lista delle fonti energetiche finanziabili a tassi agevolati dall’Ue. Il registro comunitario sulla trasparenza dice che, tra il 2019 e il 2022, la filiale belga Sec ha ricevuto denaro da queste associazioni: una cifra compresa tra 375mila e 760mila euro.

La replica

Contattato da Domani, Ravidà spiega che la sua società «da oltre un anno ha avviato un percorso di autonomia da Sec Newgate Italia, percorso che si completerà formalmente il 30 ottobre uscendo dal gruppo. Di conseguenza Sec & associati non condivide azioni commerciali o professionali con Sec Newgate Italia e Sec Newgate Eu».

Ravidà racconta che la sua Sec & associati è sempre stata la filiale torinese del gruppo, con altri clienti rispetto alla multinazionale: «Sec & associati e il sottoscritto non hanno mai avuto notizia, conosciuto o avuto qualsivoglia rapporto con i clienti di Sec Newgate Italia e Sec Newgate Eu citati, direttamente o impartiti, o altri comunque connessi al mondo del fossile».

Resta da spiegare l’altra questione, quella dell’associazione Cultura Italiae e l’evento Semi 2022, sponsorizzato da Eni con presenza fra gli speaker dell’ad Claudio Descalzi. Quanto ha versato Eni a Cultura Italiae da quando l’associazione è stata fondata? A questa e ad altre domande sul punto, Ravidà ha risposto confermando di aver «contribuito a fondare con molti altri e diversi anni fa l’associazione Cultura Italiae», ma non ha «mai assunto alcun incarico» e non conosce i dettagli di questi rapporti economici con Eni.

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