Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra


L’hanno definito il “processo del secolo”.

Da una parte lui, Giulio Andreotti, sette volte Presidente del Consiglio e ventuno volte ministro della Repubblica, il politico democristiano più chiacchierato, il suo nome tirato in ballo nelle più gravi e oscure vicende italiane ma senza mai una condanna. E dall’altro i procuratori di Palermo che, a metà degli Anni Novanta, esattamente nel marzo del 1995, l’hanno mandato a processo con l’accusa associazione a delinquere di tipo mafioso.

Uno scandalo in un’Italia che intanto era cambiata. Prima le stragi siciliane e Tangentopoli, poi il crollo della Prima Repubblica.

Giulio Andreotti, già pronto a salire al Quirinale, viene “bruciato” all'inizio del 1992 dall’omicidio del suo fedelissimo console siciliano, il potente Salvo Lima.

Ma è l’uccisione del giudice Giovanni Falcone a segnare il confine – almeno così dirà il pentito Tommaso Buscetta – che porterà lo steso Buscetta e molti altri collaboratori di giustizia appartenenti a Cosa Nostra a svelare i legami tra mafia e politica. Parlando dei cugini esattori Nino e Ignazio Salvo, parlando di Salvo Lima, parlando infine di Giulio Andreotti. Un lunghissimo elenco: Leonardo Messina e Gaspare Mutolo, Angelo Siino e Francesco Marino Mannoia, Giuseppe Marchese e Balduccio Di Maggio, Santino Di Matteo e Gioacchino La Barbera.

Per anni e anni Giulio Andreotti si è difeso con i denti, protetto anche da una campagna di stampa che ha violentemente attaccato i magistrati siciliani. Alla fine, al di là del processo, nella ricostruzione della procura è affiorata un’Italia melmosa e complice.

Da oggi, sul Blog Mafie, pubblichiamo ampi stralci della sentenza di primo grado, che ha assolto Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, poi confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra. Ma tutto quello che era successo prima, ormai era prescritto.

© Riproduzione riservata