Dopo l’approvazione nottetempo in commissione Giustizia, è arrivato in aula alla Camera il ddl Nordio con la discussione generale e l’obiettivo è approvarlo in via definitiva il più velocemente possibile, ovviamente senza modifiche. Anche perché, nel suo passaggio di febbraio al Senato, il testo ha ottenuto il sì anche di Azione e Italia viva. 

cosa prevede

La misura più divisiva contenuta nel ddl è l’abrogazione del reato d’abuso d’ufficio, che ha già scatenato forti polemiche con i magistrati. Tre le contestazioni fondamentali: la cancellazione sarebbe in contrasto con le norme europee sull’anticorruzione, che prevedono con la convenzione di Merida l’esistenza di questo reato, tesi sconfessata dal ministro Carlo Nordio ma non del tutto esclusa dal Quirinale che dovrà poi promulgare la legge; si tratta di un reato contro i cosiddetti “colletti bianchi” e abrogarlo renderà leciti comportamenti il cui disvalore sociale è chiaro; secondo alcune toghe, si tratta di un delitto “spia”, le cui indagini spesso conducono a violazioni più gravi. Secondo il centrodestra, invece, si tratta di un reato dalla condotta poco definita – nonostante l’ultima riscrittura risalga al 2020 – con una valenza soprattutto mediatica, che danneggia gli amministratori.

Il ddl modifica anche il reato di traffico di influenze illecite, che viene circoscritto, prevedendo che le relazioni col pubblico funzionario dovranno essere esistenti e non solo millantate e l’utilità da ricevere dovrà essere economica e non favori o benefici non in denaro. Si introducono anche limitazioni alla pubblicazione delle intercettazioni, ridotte ai contenuti intercettati «riprodotti dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzati nel corso del dibattimento», a tutela dei cosiddetti terzi estranei.

A livello procedurale, le modifiche riguardano la fase delle indagini preliminari. Sorge l’obbligo di interrogatorio preventivo della persona di cui il pm ha chiesto l’arresto, con la comunicazione almeno cinque giorni prima.

Nel testo sono contenute altre due modifiche dirompenti: la richiesta di misura cautelare in carcere verrà vagliata da un collegio di tre giudici e non più dal gip (questa misura, però, entrerà in vigore tra due anni, per permettere nuove assunzioni visto che ci saranno inevitabili problemi soprattutto nei tribunali più piccoli), e il divieto del pm di presentare appello contro le sentenze di proscioglimento, ma solo nei casi di «reati di contenuta gravità», con previsione di citazione diretta a giudizio. Questo articolo rischia di essere il più controverso, perché una norma simile venne dichiarata incostituzionale dalla Consulta nel 2006.

Gli equilibri politici

Il ddl Nordio è stato fortemente sostenuto soprattutto da Forza Italia, che ora, dopo il via libera dell’autonomia voluto dalla Lega, spingerà per approvare le riforme della giustizia: questa in via ordinaria e il ddl costituzionale sulla separazione delle carriere. Tanto più che, su entrambi i provvedimenti, esiste un sì di massima anche da parte di Azione e Italia viva, che già al Senato hanno votato a favore dell’abrogazione dell’abuso d’ufficio.

Una volta approvate le modifiche, però, il rischio maggiore è quello legato ai dubbi del Quirinale, alla luce di una possibile incompatibilità con i trattati europei.

Nordio si è detto convinto che questo rischio non esista, ma dubbi erano stati sollevati al Senato dalla presidente della commissione Giustizia, la leghista Giulia Bongiorno, che aveva legato il sì del suo gruppo alla promessa che l’intera infrastruttura dei reati contro la pubblica amministrazione venga rivista in un nuovo ddl, colmando le lacune. La corsa contro il tempo è con la pausa estiva: il calendario è fitto a causa di dieci decreti legge da convertire, che rischiano di ingolfare le camere.

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