La riforma annunciata dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, stravolgerà l’ordinamento giudiziario, ma anche il Csm, e «mira a scardinare il delicato equilibrio tra poteri». Lo dice senza mezzi termini Claudio Galoppi, segretario generale della corrente moderata di Magistratura indipendente, che conferma la totale unità dei gruppi associativi nell’opporsi all’iniziativa del governo. Nei prossimi giorni si attende la presentazione del testo di riforma costituzionale, che per ora si conosce solo in bozza e che sarebbe al vaglio limature e correzioni, ma lo scontro tra toghe e governo si preannuncia già infuocato.

Separazione delle carriere e creazione di due Consigli superiori della magistratura, istituzione di una Alta corte per il disciplinare e togati scelti con sorteggio. Questi sono i punti principali della bozza di riforma della giustizia. Cosa ne pensa e c'è un disegno coerente?

Si tratta di una riforma che modifica radicalmente l’attuale assetto costituzionale della magistratura e che rischia di minare la tenuta del principio di separazione dei poteri. Mi spiego meglio: la separazione delle carriere, ad esempio, porterà inevitabilmente alla creazione di un corpo di super poliziotti, che dovranno prima o poi essere sottoposti all’esecutivo, che ne indirizzerà scelte e azioni. Ma in tal modo chi sarà danneggiato saranno i cittadini, che vedranno affievolirsi la garanzia di un giusto processo fin dalla fase delle indagini.

Inoltre, il pubblico ministero verrà allontanato dalla comune cultura della giurisdizione, che conferisce all’organo dell’accusa non una visione persecutoria e competitiva del processo, ma una visione basata sulla centralità del contraddittorio, della solidità delle prove e della reciproca lealtà.

E per quanto riguarda il Csm?

Ci preoccupa molto anche la scelta di selezionare i componenti del Csm per sorteggio: una scelta molto pericolosa, espressione della logica qualunquista dell’uno vale uno, che il nostro Paese ha già sperimentato con danni evidenti. Per non parlare poi dell’Alta Corte disciplinare, la cui istituzione mortifica le funzioni del Csm, che, nell’esercizio di questa competenza, si è sempre distinto per rigore e imparzialità.

Insomma, un disegno riformatore, stando alle anticipazioni, che non affronta le vere priorità della giustizia ma che mira a scardinare il delicato equilibrio tra poteri e garanzie delineato dalla nostra Costituzione, punto di riferimento, proprio in questa materia, per molti altri Paesi.

È in campo anche l’ipotesi di rendere facoltativo l’esercizio dell’azione penale. Vede un disegno per ridimensionare il ruolo della magistratura?

Il principio di obbligatorietà dell’azione penale non è un privilegio della magistratura. È soprattutto un presupposto fondamentale del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Tuttavia, a fronte delle obiettive difficoltà di applicazione, anziché eliminare il principio, sarebbe auspicabile un serio intervento di depenalizzazione, che finora non è mai stato attuato. Anche il meccanismo della indicazione di priorità non ha dato i risultati sperati ad assicurare la gestione efficiente della domanda di giustizia.

Pensa possa emergere uno spazio di dialogo con il ministero?

Abbiamo sempre auspicato e richiesto dialogo e interlocuzione. Credo che, soprattutto quando si parla di riforma costituzionale, affrontare insieme i problemi e elaborare le possibili soluzioni sia assolutamente necessario. Il ministro della Giustizia, che già ci ha ricevuti, conosce la nostra totale apertura al confronto.

Il suo gruppo associativo, Magistratura indipendente, è considerato il più dialogante con la maggioranza, anche con i laici al Csm. Si sta oggi allargando la distanza?

Come gruppo associativo non ci occupiamo delle dinamiche e delle relazioni all’interno del Csm, che sono ovviamente rimesse alla responsabilità dei singoli componenti. Auspichiamo però che anche il Csm sia interlocutore attento e vigile in questo percorso.

Avete chiesto all’Anm una mobilitazione. La magistratura – anche associata – sarà unita oppure, come sostiene Nordio, la maggior parte dei magistrati sarebbe d’accordo con la separazione delle carriere?

Su questo punto voglio essere chiaro: l’unità della magistratura associata è fuori discussione, ma non è il frutto di un calcolo politico. È nelle cose, è la naturale conseguenza, pur all’interno di differenti visioni della giurisdizione, di una comune sensibilità istituzionale.

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