Il Csm è arrivato alla chiusura di un intenso ciclo di lavori, guidati dalla settima commissione, diretti alla riscrittura delle norme di organizzazione degli uffici di procura al fine di adeguarle alle riforme introdotte con la cosiddetta riforma Cartabia. La riforma ha ricondotto i progetti organizzativi delle procure entro i binari della tabellarizzazione (ovvero in un’organizzazione rigorosa già prevista per i tribunali al fine di garantire il principio del cosiddetto giudice naturale), restituendo al Consiglio il compito di approvare le disposizioni organizzative degli uffici, in esito alla verifica della loro conformità alla normativa primaria e secondaria.

La nuova circolare, nel suo primo articolo, rivendica l’importanza dell’unicità della giurisdizione evidenziando la peculiarità del ruolo della pubblica accusa, parte pubblica distinta per fini e funzioni dalla parte privata: in quest’ottica devono essere letti i richiami alla necessaria completezza delle indagini e alla ricerca degli elementi a favore dell’indagato, specifico dovere del pubblico ministero a garanzia del cittadino. La riforma consacra poi il progetto organizzativo come documento fondamentale della organizzazione delle procure, ne individua l’ossatura essenziale e affida al Csm l’individuazione dei principi che presiedono le più rilevanti misure organizzative.

I lavori preparatori sono stati condotti dal Csm con un metodo partecipato e innovativo, dando spazio al contributo di tutti i magistrati interessati al dibattito. Si sono svolte innanzi alla settima commissione diverse giornate di audizioni (che hanno coinvolto più di duecento magistrati) e sono stati raccolti numerosi contributi scritti. Il confronto ha riguardato le tematiche più significative in materia di organizzazione, anche in relazione ai delicati equilibri dei rapporti interni all’ufficio tra procuratore e sostituti.

Con riferimento a quest’ultimo aspetto, l’impostazione della nuova circolare propone un superamento della contrapposizione tra potestà decisoria del dirigente e autonomia del sostituto, nella prospettiva di una gestione dell’ufficio che si apra al contributo di tutti i magistrati: il testo approvato ha, infatti, valorizzato l’apporto professionale di ciascuno al buon andamento dell’ufficio.

La partecipazione attiva

In tal senso la circolare – nel mantenere le prerogative che la legge attribuisce al procuratore – ha arricchito il procedimento di adozione delle misure organizzative con la necessaria partecipazione attiva dei sostituti attraverso la previsione di riunioni tra i magistrati nelle diverse fasi di individuazione, attuazione e modifica dei principi generali per lo svolgimento dell’attività dell’ufficio.

È stato poi ulteriormente tipizzato il procedimento di revoca dell’assegnazione dei procedimenti imponendo al dirigente la preventiva individuazione dei criteri generali cui attenersi e una stringente motivazione dell’eventuale provvedimento di revoca (sul quale il Csm si riserva la possibilità di operare rilievi che vengono inseriti nel fascicolo del procuratore).

Significativa appare l’introduzione di un articolo dedicato specificamente al sostituto, in riscontro alle richieste emerse nel corso delle audizioni. La nuova disciplina individua i principi guida dell’attività del singolo pm nell’ambito dell’organizzazione dell’ufficio (leale collaborazione, circolarità delle informazioni e partecipazione), ma ne rivendica le garanzie previste dalla Costituzione per tutti i magistrati che si differenziano tra loro soltanto per le funzioni svolte.

La circolare, inoltre, in coerenza con le recenti riforme del processo penale, che hanno rimarcato la funzione “giurisdizionale” del pubblico ministero ha introdotto tra i principi che guidano l’organizzazione della procura il “rispetto di standard probatori ispirati al criterio della ragionevole previsione di condanna”.

Il plenum è giunto all’approvazione della circolare con il voto favorevole di tutti i componenti togati e quello contrario dei laici di centro destra che nei loro interventi hanno, tra l’altro, evocato la necessità di giungere alla separazione delle carriere, sovrapponendo in questo modo il giudizio sulla circolare con un mero auspicio riformatore. Hanno poi stigmatizzato il rischio che i nuovi momenti di confronto previsti possano risolversi in un’illegittima compressione dei poteri del procuratore confondendo, tuttavia, la partecipazione dei magistrati all’indirizzo dell’ufficio con l’attività di coordinamento riservato al dirigente.


L’autore dell’articolo è consigliere togato del Csm

© Riproduzione riservata