Care lettrici, cari lettori

la settimana della giustizia ha avuto al centro l’anticipazione di una grande riforma costituzionale da parte del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che riguarderà sia la separazione delle carriere che la modifica profonda del funzionamento del Csm. In forse, anche l’introduzione della discrezionalità dell’azione penale.

Sul tema si è espresso Claudio Galoppi, segretario generale di Magistratura indipendente, che ha parlato di una riforma con contenuti che «mirano a scardinare l’equilibrio tra poteri».

Anche il segretario generale di Magistratura democratica, Stefano Musolino, prende posizione sulla riforma annunciata dal ministro della Giustizia e ritorna sulla questione etica ancora aperta dentro la magistratura.

Il tutto, inattesa del congresso nazionale dell’Anm in programma a Palermo per questo fine settimana, dove sarà presente anche il ministro, in cui certamente la riforma sarà oggetto di dibattito.

La riforma Nordio

La riforma – di cui qui trovate un approfondimento - riguarda la separazione delle carriere e l’ordinamento giudiziario, che è già è stato oggetto di modifica con la riforma Cartabia legata al Pnrr, ma su cui Nordio punta a ritornare in modo significativo. Del resto, quelle per la separazione delle carriere e per la riforma del Csm sono battaglie storiche dell’ex pm ben prima che diventasse ministro, e per cui era considerato eretico anche dai colleghi. Le sue certezze, però, hanno incontrato i molti dubbi della maggioranza, vista l’aperta ostilità dimostrata immediatamente dalla magistratura associata e il rischio di accentuare lo scontro tra poteri.

Nonostante la riunione a palazzo Chigi, il testo definito nelle linee generali è ancora allo studio, per limature e correzioni. Le ipotesi sul tavolo parlano di due concorsi in magistratura separati per giudici e pm, e di conseguenza due Csm separati. Inoltre, si sta valutando anche di modificare di nuovo l’assetto del Csm dopo la riforma Cartabia, aumentando ulteriormente il numero dei membri laici fino a farli diventare la metà (ora sono un terzo) e modificando di nuovo la legge elettorale con l’introduzione del sorteggio temperato per i consiglieri togati. Al vaglio ci sarebbe anche il sorteggio “secco”, ma è considerato tecnicamente rischioso: la Costituzione prevede che i togati siano «eletti», quindi il sorteggio dei 20 consiglieri tra i 10mila magistrati non sarebbe possibile senza una modifica. Il sorteggio temperato – contenuto in una proposta di legge ordinaria di FI nella passata legislatura – invece prevede che si sorteggi una rosa di candidati, tra i quali le toghe potranno votare.

La creazione di due Consigli separati potrebbe aprire infinite possibilità per riformare dalle fondamenta l’organo di rilevanza costituzionale, in particolare rispetto alla presidenza. Oggi il Csm è presieduto dal capo dello Stato, ma secondo indiscrezioni post vertice non si può escludere che questo cambi. Tra le suggestioni, infatti, c’è quello di fare presiedere i due nuovi Consigli rispettivamente al primo presidente della Corte di cassazione per quello dei giudici e al procuratore generale presso la Cassazione per quello dei pm. Con una ulteriore novità: scorporare la funzione disciplinare dai due Csm e assegnarla a un'Alta Corte composta da 9 membri, ovvero un organismo che giudicherà tutti i magistrati, la cui intuizione risale alla bicamerale D’Alema. Infine, come annunciato anche all’apertura dell’anno giudiziario forense del Cnf, Nordio ha auspicato anche l’inserimento in Costituzione «del ruolo fondamentale che hanno gli avvocati».

L’incontro tra ministero e Anm

In settimana si è svolto il primo incontro tra il ministro della Giustizia, Carlo Nordio e i vertici dell’Associazione nazionale magistrati in merito alla riforma. 

Il colloquio non ha accorciato le distanze tra gli interlocutori, con le toghe che hanno spiegato di non avere alcuna intenzione di aprire una trattativa sui contenuti della riforma, che respingono integralmente.

Il presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia, ha spiegato che «Nordio ci ha un po' dettagliato sulle linee della riforma con le varie opzioni sul tavolo e ha tenuto a precisare a noi che la riforma costituzionale terrà ferma l'indipendenza della magistratura nella sua interezza».

Il ministro illustrerà nel dettaglio le misure e le varie opzioni sul tavolo al congresso dell'Anm. «Sappiamo che ci sono delle differenze di vedute, ma sappiamo che c'è una coincidenza di interessi, che è quella di far funzionare la Giustizia e soprattutto di assicurare tutti che l'indipendenza della magistratura sia giudicante che requirente è un valore non negoziabile», ha detto Nordio.

Santalucia ha spiegato che «Noi, in un clima di franchezza che ha contraddistinto l'incontro, abbiamo detto che tutta la magistratura associata è contraria alla riforma. Non c'è un problema di trovarsi su soluzioni di accomodamento, per noi non si tratta di fare una trattativa sindacale, ci sono contrarietà culturali e costituzionali» e «non è un tavolo di confronto sindacale. Non c'è da trovare una soluzione mediana».

Le prese di posizione dei gruppi associativi

Oltre alle posizioni esposte nelle due interviste di questa newsletter dai segretari di Md e Mi, anche gli altri gruppi associativi sono intervenuti criticamente sulla riforma annunciata da Nordio.

«Ci auguriamo una mobilitazione di tutta la base della magistratura per scongiurare riforme che potrebbero farci scivolare verso regimi non democratici», si legge in un documento del direttivo nazionale Unicost. Le proposte di riforma «sono in contrasto con gli standard europei secondo cui l’obiettivo precipuo degli organi di autogoverno è quello di proteggere l’indipendenza della magistratura e del singolo giudice e affinché questo obiettivo si realizzi il Consiglio deve essere libero da influenze politiche dell’esecutivo e i suoi componenti devono essere eletti tra pari secondo un metodo democratico».

Il coordinamento nazionale di AreaDg ha pubblicato una nota in cui scrive che «ancora una volta il governo annuncia la separazione delle carriere presentandola come una riforma garantista e nell'interesse dei cittadini. Crediamo non sia così». I cittadini hanno bisogno di processi «più veloci per i quali è necessario assumere e formare personale amministrativo, stabilizzare gli addetti dell'ufficio per il processo ed investire nella digitalizzazione dei processi, ma il governo ancora non ha risolto le criticità del processo penale telematico». Occorre, «razionalizzare le piante organiche e la geografia giudiziaria, ma il governo propone la riapertura dei piccoli tribunali» e infine serve «ridurre il numero di reati, affrontare il tema della legalizzazione delle droghe leggere, investire sulle pene alternative, ma il governo introduce sempre nuovi fattispecie di reato e non interviene sul sovraffollamento carcerario».

Il G7 della Giustizia a Venezia

Si è aperto a Venezia il G7 della Giustizia, con il ministro Nordio a fare gli onori di casa con la presidenza italiana.

«Al via il Venice Justice Group per attuare e garantire le leggi; giornata importante per l'unità di intenti e di direzione nella lotta alla criminalità organizzata, il traffico di esseri umani e di droghe, l'interesse per l'intelligenza artificiale», ha detto Nordio in apertura.

Il "Venice Justice group" sarà un organismo permanente per l’attuazione e la garanzia delle leggi, «un nuovo strumento a tutela dello stato di diritto, oggi sotto attacco su più fronti a cominciare dall' aggressione russa all'Ucraina; e che va tutelato anche rispetto ai nuovi scenari aperti dall' intelligenza artificiale».

Cabina di regia con avvocati, commercialisti e notai

Parte a breve una cabina di regia presso il gabinetto del ministro della Giustizia con i Consigli nazionali degli avvocati, dei commercialisti e dei notai, che consentirà di aprire un canale di ascolto e collaborazione permanente con le professioni del comparto economico-giuridico su tutti i temi riguardanti questo settore. «Si tratta di una novità che testimonia la volontà del governo di coinvolgere le professioni», ha detto Nordio. 

Il rapporto Censis sull’avvocatura

Il rapporto Censis per Cassa Forense registra nel 2023 una lieve diminuzione dei professionisti iscritti alla Cassa Forense (-1,3%), ma le donne avvocato tornano al livello di dieci anni fa con il 47,1%. Il 54,2% degli avvocati definisce molto o abbastanza critica la propria condizione lavorativa, ma i redditi medi annui fra il 2021 e il 2022 crescono del 5,3%. Per il 58,7% degli avvocati, l'intelligenza artificiale non è una minaccia ma un'opportunità.

In particolare, la quota delle donne avvocato sul totale torna, nel 2023, a 47,1%, riportando la distribuzione fra uomini e donne avvocato a quella che era nel 2014. Sale a 48,3 anni l'età media degli avvocati, dato lontano dalla media della popolazione italiana che è pari a 46,6 anni; nello stesso tempo, il tasso di dipendenza (cioè, il numero di avvocati attivi per ogni pensionato) è sceso a 6,7 (era 7,7 nel 2019) mentre il numero dei pensionati è cresciuto nel 2023 del 4,5%.

Il 2023 ha registrato 8.043 cancellazioni fra gli iscritti a Cassa Forense; 6.393 le nuove iscrizioni, ma il saldo è negativo per 1.650 unità. Inoltre, sono state 5.408 le cancellazioni da parte di donne avvocato, la metà circa con un'anzianità professionale inferiore ai 10 anni. Il 54,2% degli avvocati, con una leggera diminuzione rispetto al 2023, definisce abbastanza critica o molto critica la propria condizione professionale (al Sud il dato è intorno al 60%).

Nell'ambito dell'assetto normativo della professione, gli avvocati sollecitano: una regolamentazione della figura dei collaboratori di studio, senza però trasformare il professionista in un lavoratore subordinato (è d'accordo il 48,7% degli avvocati); una revisione delle incompatibilità con qualsiasi attività di lavoro subordinato, anche se con orario di lavoro limitato (il 34,9% è d'accordo); l'estensione dell'esclusività dell'attività dell'avvocato in tutti quegli ambiti in cui può sorgere un contenzioso (per il 46,4%). La quota dell'attività stragiudiziale sul totale del fatturato dei professionisti è in media pari al 40,7%.

Csm: incontro di studio su toghe e social network

Il plenum del Csm, con quattro voti contrari e un astenuto, ha approvato la delibera che ha dato il via libera alla organizzazione di un incontro di studio su 'La magistratura e i social network' che si svolgerà nei giorni 16 e 17 maggio, presso la sala conferenze del Consiglio Superiore della Magistratura con l'obiettivo di individuare delle linee guida.

«Le reazioni pubbliche a episodi anche recenti di utilizzo di social network - si legge nella delibera - rendono evidente l'esigenza di una riflessione, non solo giuridica e deontologica, su un costume che coinvolge il magistrato al pari di qualunque cittadino. Le esternazioni pubbliche da parte di chi svolge funzioni giurisdizionali, sia giudicanti che requirenti, si prospettano come alquanto insidiose in mancanza della piena consapevolezza della loro pericolosità».

E ancora «Un utilizzo consapevole e corretto dei social network richiede prudenza nella pubblicazione di esternazioni online: è necessario evitare di divulgare informazioni riservate o che possano compromettere la reputazione del singolo appartenente all'ordine giudiziario o quella della magistratura. La riflessione impone di valutare attentamente la rilevanza di ogni like e retweet, che potrebbero profilare il magistrato sulla base delle proprie opinioni personali». Il dibattito potrà essere esteso anche ad altre forme comunicative, come le mailing list e le chat private, «i cui contenuti possono comunque essere divulgati fuori della cerchia dei destinatari iniziali e quindi incidere anch'essi sull'immagine dei magistrati».

Csm non conferma De Pasquale 

Il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale, noto per aver gestito il fascicolo Eni-Nigeria, non è stato confermato nelle funzioni semi direttive dal plenum del Csm.

De Pasquale aveva assunto le funzioni il 20 dicembre 2017 e la decisione di non conferma è stata presa a maggioranza con 23 voti a favore, compreso quello del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli.

Contro il magistrato ha pesato il giudizio negativo sull'operato proprio nella gestione dell’accusa nel processo Eni/Nigeria, conclusosi con l'assoluzione di tutti gli imputati per non aver commesso il fatto. Attualmente, De Pasquale è sotto processo a Brescia con l’accusa di rifiuto di atti di ufficio, per non aver depositato alcuni atti a favore delle difese nella vicenda Eni/Nigeria. Nei suoi confronti è aperto anche un procedimento disciplinare e uno per incompatibilità ambientale.

Nella delibera redatta dalla Quinta commissione del Csm si legge che «risulta dunque dimostrata l'assenza in capo al dott. De Pasquale dei prerequisiti della imparzialità e dell'equilibrio, avendo reiteratamente esercitato la giurisdizione in modo non obiettivo né equo rispetto alle parti nonché senza senso della misura e senza moderazione». In delibera si aggiunge anche che «la pervicacia dimostrata in tutte le sedi in cui è stato chiamato a illustrare il proprio operato è idonea a dimostrare» che le sue condotte, «lungi dall'essere contingenti e occasionali, rappresentino un modus operandi consolidato e intimamente connesso al suo modo di intendere il ruolo ricoperto, proiettando, pertanto, un giudizio prognostico negativo sul possesso dei prerequisiti dell'imparzialità e dell'equilibrio anche ai fini della conferma» nelle funzioni semidirettive.

I quattro consiglieri astenuti sono stati Fontana, Miele, Basilico e Morello. Roberto Fontana, prima dell’inizio della discussione, aveva fatto notare che la vicenda processuale su cui è incentrata la proposta di non conferma è oggetto del processo penale in corso a Brescia, la cui istruttoria dibattimentale si chiuderà tra un mese e mezzo circa. Posto che la sentenza verterà proprio sulla vicenda al centro della valutazione, aveva proposto di rimettere la pratica in commissione per attenderla. La proposta però è stata rigettata.

La valutazione della commissione, dunque, è stata quella di sottolineare che il pm non può ritenersi arbitro unico e insindacabile del materiale probatorio raccolto né può utilizzare istituti previsti a salvaguardia della piena acquisizione probatoria per introdurre temi estranei. 
Nel suo intervento lo ha chiarito il consigliere di Unicost, Marco Bisogni: «Il pm ha un dovere che lo rende diverso dall' avvocato: ha un dovere di accertamento sempre e comunque della verità storica rispetto e verità processuale, anche quando questo vuol dire smentire un costrutto accusatorio sul quale si era fondata un' ipotesi. Noi dobbiamo coltivare e difendere questo tipo di pubblico ministero all'interno di questo Consiglio. Se non abbiamo ben chiaro questo, difficilmente riusciremo veicolare all' esterno verso i cittadini il perché siamo fermamente contrari alla separazione delle carriere».

Aspettativa elettorale per Tarfusser

Il plenum del Csm ha dato il via libera al collocamento in aspettativa non retribuita con collocamento temporaneo fuori ruolo, per il sostituto procuratore della Corte di Appello di Milano Cuno Tarfusser.

Tarfusser, infatti, ha deciso di candidarsi con Azione alle elezioni europee e la sua richiesta di aspettativa, presentata ad aprile, è stata votata all'unanimità dal plenum e durerà fino alla proclamazione dei risultati elettorali. Il suo pensionamento è atteso nel mese di agosto di quest’anno.

Le nomine al Csm

Il plenum del Csm ha votato all'unanimità il nuovo Procuratore Aggiunto del Tribunale di Milano, Bruna Albertini. Con una astensione, è stato votato il nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo, Gianfederica Dito.

Con 10 astenuti, è stato votato il nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vasto, Domenico Angelo Raffaele Seccia. Con una astensione, il Csm ha scelto anche il nuovo procuratore aggiunto del Tribunale di Benevento, Gianfranco Scarfò.

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