L’intelligenza artificiale è la nuova sfida anche per l’avvocatura. Il tema, infatti, è stato al centro del G7 delle Avvocature, organizzato a Roma dal Consiglio nazionale forense.

«L’Intelligenza Artificiale è una rivoluzione tecnologica, siamo consapevoli che è uno strumento che migliorerà la vita del genere umano. Detto ciò, ci sono delle serie preoccupazioni sull’applicazione concrete dell’IA nella giurisdizione», ha detto il presidente del Cnf, Francesco Greco, che ha anche spiegato che il Cnf punta a dotarsi di un sistema di IA da mettere a disposizione di tutti gli avvocati e anche «di mettere in piedi un sistema di controllo per diventare enti certificatori delle app di IA per gli studi legali».

La tecnologia, però, presenta alcuni rischi concreti: la deontologia e il segreto professionale. «Abbiamo elaborato un documento consegnato al Governo in cui chiediamo che ci siano sistemi che regolino e garantiscano che chi usa l’IA sia controllabile e risponda di eventuali abusi».

Il disegno di legge

Il sottosegretario Alfredo Mantovano ha spiegato che «come per ogni strumento umano, l’IA presenta un dark side: contiene semi di ogni specie e germi di ogni vita» e «è cruciale individuare criteri etici e giurisdizionali condivisi sia per l’utilizzo dell’IA sia per determinare precetti e sanzioni per chi se ne discosti. A breve, il Consiglio dei Ministri varerà un disegno di legge con i principi a cui dovrà ispirarsi l’uso dell’IA». Sulla stessa linea anche il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, secondo cui «non è possibile sacrificare all’efficienza i diritti dei cittadini. Questo significa non rinunziare a una difesa scritta da un avvocato o a una sentenza del giudice» e «si deve prevedere l’uso dell’IA nell’attività giudiziaria esclusivamente, e lo sottolineo, per l’organizzazione e la semplificazione del lavoro giudiziario, per la ricerca dottrinale e giurisprudenziale anche finalizzata all’individuazione di orientamenti interpretativi».

Il confronto

Nella due giorni di confronto sono intervenuti professori come Paola Severino, FIlippo Donati e Guido Alpa, per approfondire il tema dell’intelligenza artificiale nella giustizia penale e civile e nel diritto costituzionale.

«Le funzioni del giudice penale, come dell’avvocato penalista e del pubblico ministero, non saranno, almeno a breve, sostituiti dall'Intelligenza Artificiale, la quale può essere un ottimo mezzo di supporto», ha detto Severino. Alpa ha sottolineato che «non mi figuro atti processuali scritti con l’ausilio di ChatGpt, perché una cosa è certa: l’Intelligenza Artificiale ci dà milioni di dati, ma ben difficilmente riesce a trovare due casi identici da cui si possano trarre soluzioni da applicare meccanicamente alla fattispecie che si sta studiando. Di più: questo sistema si basa su fatti accaduti nel passato mentre i casi che dobbiamo risolvere sono accaduti nel presente, in un ambiente che può essere cambiato e in un contesto culturale che può essersi evoluto».

L’evento si è concluso con una riunione delle delegazioni internazionali, che hanno elaborato una posizione unanime sui principi che devono regolare introduzione e uso dell’IA nella giustizia e avanzato delle proposte di raccomandazioni che saranno discusse nei rispettivi Paesi.

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