Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la prima serie dedicata alla sentenza della corte d’assise di Bologna che ha condannato all’ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna, il Blog mafie pubblica una seconda serie che si concentra sul ruolo dei mandanti


Come si è anticipato, all’interno di Costruiamo l’Azione convissero anime diverse dell’eversione nera: quella collusa con i poteri occulti, egregiamente impersonificata da Fabio De Felice; quella più tradizionale paragolpista, rappresentata dagli ex ordinovisti Signorelli e Fachini; infine, quella per così dire più innovativa ed ideologica, rappresentata da Calore e Aleandri, la quale non aveva nulla a che vedere con l’impostazione dell’estrema destra conservatrice e legata agli ambienti istituzionali.

Nonostante una fase caratterizzata da un’apparente sintonia, il movimento era inevitabilmente destinato ad un momento di disgregazione.

Il rapporto tra Aleandri e Calore, da una parte, e De Felice e Semerari, dall’altra, entrò in crisi perché, come riferito da Aleandri, i primi due intendevano proseguire un’attività di "propaganda armata", se non proprio di lotta armata, mentre De Felice e Semerari volevano strumentalizzare i vari gruppi che si dedicavano ad azioni armate, in modo da averli a propria disposizione per orientarli verso obiettivi da loro prescelti.

Come si può notare, affiora di nuovo il tema dello sfruttamento delle nuove leve pervase dal fanatismo eversivo.

Ma la vera ragione del dissidio era legata all’esistenza di strette relazioni tra i dirigenti di CLA, i servizi segreti deviati e lo stesso Gelli, relazioni che forse inizialmente erano state sottovalutate da Calore e da Aleandri, come da tutti coloro che si ispiravano ad un ideale rivoluzionario autentico.

Nel verbale di interrogatorio in data 24.11.1982 davanti al G.I. dott. Rosario Minna, Sergio Calore spiegò i motivi della rottura con De Felice in modo esplicito e prorompente: "Prendo atto che mi viene data integrale lettura del mio interrogatorio del 21.09.82 nonché dell’interrogatorio del 23.09.82 di Aleandri Paolo nella parte in cui Aleandri è stato interrogato su mie precedenti dichiarazioni. Io ho accusato Fabio De Felice di avere contatti con ambienti della magistratura, con ambienti del potere politico parlamentare e con ambienti finanziari, ambienti tutti quanti legati alla Loggia P2.

Io altresì ho accusato Fabio De Felice di cercare di rendere la strategia del gruppo che gravitava intorno a Costruiamo l’Azione strumentale alla politica della P2. La rottura con Fabio De Felice avvenne in casa di Semerari in assenza di Aleandri che però era d’accordo con me. La rottura con De Felice è avvenuta verso gli inizi del 1979 e comunque prima dell’uscita dell’ultimo numero di Costruiamo l’Azione.

Io e Aleandri, infatti venimmo a conoscenza che De Felice, a causa dei suoi rapporti con la P2, si era intromesso nell’operazione di salvataggio di personaggi del mondo finanziario legati ad esponenti di primo piano della Democrazia Cristiana, salvataggio che De Felice mediava attraverso colloqui con esponenti della Magistratura. Questo salvataggio era in corso e avveniva ai primi del 1979 quando io ruppi con De Felice".

A precisa richiesta del G.I. dichiarò che "il salvataggio non riguardava né Sindona né De Jorio. Mi riservo di chiarire ulteriormente il discorso sin qui fatto in sede processuale o comunque quando non potranno sorgere equivoci circa la strumentalità del mio discorso rispetto al conseguimento di benefici processuali. Da Aleandri seppi che De Felice e Geli i avevano rapporti da diverso tempo perché Aleandri mi disse che De Felice lo mandava a portare dei pacchi al Gelli il quale si trovava in un albergo che mi pare fosse il Gran Hotel di Roma".

Ancora, nel verbale di interrogatorio del 9.12.1982 davanti al G.I. dott. Vittorio Imposimato, Calore riferì quanto segue:

"Alla fine del 1978, dopo che i rapporti fra De Felice e Aleandri iniziarono a deteriorarsi, quest’ultimo mi riferì, esprimendo un giudizio negativo sul conto di Fabio De Felice, che costui aveva intrattenuto rapporti con Licio Gelli per lungo tempo ed anche per suo tramite. In particolare, Aleandri mi disse che il De Felice gli aveva affidato dei pacchetti perché venissero consegnati a Gelli ali’ Hotel Excelsior o al Gran Hotel. Aleandri mi disse che aveva consegnato questi pacchetti a Geli i, senza dirmi quale fosse il contenuto dei pacchi. Aleandri mi confidò che i contatti tra Fabio De Felice e Gelli risalivano al tempo della creazione della rivista: "Politica e Strategia". Mi riferì anche che i contatti con Gelli erano

finalizzati anche alla creazione di una agenzia giornalistica internazionale (si parlava di una redazione negli Stati Uniti) agenzia nella quale avrebbero dovuto partecipare anche vari giornalisti italiani, fra cui Franco Salamone. All’ epoca Alcandri mi parlava di Geli i come di un esponente della massoneria senza fare alcun riferimento alla P2.

Egli mi disse che per essere ammesso nell’appartamento di Gelli, si serviva di un nome convenzionale, che non ricordo. A seguito della rottura tra me e Aleandri da una parte e Fabio De Felice dall’altra e considerati in una diversa ottica i rapporti che De Felice aveva mantenuto con Licio Gelli, io ed Aleandri prendemmo in considerazione la possibilità di far fuori Gelli, entrando nel suo appartamento con il nome convenzionale solitamente usato da Aleandri ma poi non se ne fece più niente, nemmeno come preparazione di un piano diretto a eliminare Gelli.

A.D.R.: La nostra ostilità nei confronti di Gelli nasceva dalla convinzione che costui avesse tentato attraverso Fabio De Felice, di controllare la nostra attività politica e di indirizzarla verso obiettivi a lui graditi".

La ricostruzione di Calore appare lineare e logica.

De Felice era in rapporti di assidua frequentazione con Gelli ed aveva probabilmente contattato Gelli, o da questi era stato contattato, al fine di porre in essere un’operazione di "salvataggio" di un personaggio del mondo finanziario legato ad esponenti di primo piano della Democrazia Cristiana.

Nel verbale di interrogatorio del 24.5.1983, utilizzabile ai sensi dell’art. 512 bis c.p.p. In quanto Calore è deceduto, quest’ultimo chiarì quanto segue: "In particolare mi disse che tramite Gelli e De Felice aveva saputo che era in corso un tentativo di salvataggio di tale Genghini, costruttore romano, dalla tempesta giudiziaria che si stava abbattendo su di lui tramite opportuni interventi presso la magistratura romana che stava istruendo il relativo processo. Aggiunse nell’occasione che tale salvataggio era un’operazione che in un certo qual modo mirava ad ottenere ’riconoscenza’ da parte dell’onorevole Giulio Andreotti senza peraltro specificarmi né le modalità del salvataggio né gli eventuali collegamenti che legavano il Genghini alla persona di Andreotti".

Mario Genghini era un costruttore edile assai noto nella Capitale, iscritto alla loggia P2 e legato ad un determinato gruppo di potere politico-economico, il cui nominativo è emerso anche in questo processo come legato a quello di Giorgio Di Nunzio.

Come si vedrà, l’intervento di salvataggio era stato propugnato da Filippo De Jorio, avvocato ed appartenente alla DC, ma con simpatie monarchiche ed in strettissimi rapporti con Giulio Andreotti, risultato anch’egli iscritto alla Loggia P2. È evidente, allora, che due soggetti intrisi di ideali rivoluzionari come Aleandri e Calore non potessero condividere l’azione di De Felice, volta a salvare dal fallimento un "palazzinaro" romano, protetto dalla massoneria e legato politicamente al partito dominante nel Paese.

Per la verità, si arrivò ad una rottura anche con Signorelli, soggetto fortemente legato ad un modello di destra eversiva di tipo tradizionale, la quale in passato aveva appoggiato la linea golpista.

Sergio Calore, infatti, nel novembre del 1979 incontrò Signorelli e gli disse che non intendeva più collaborare con lui, in quanto egli e Aleandri erano fautori di una linea politica che, ipotizzando una possibile convergenza con gruppi di sinistra, si poneva in contrasto con quella di tipo tradizionale auspicata da Signorelli ( cfr. dichiarazioni rese all’udienza del 9.12.1987 alla Corte d’Assise di Bologna; sentenza Assise Bologna I 1.7.1988, 2.2.5.3).

Calore propose addirittura di emarginare Signorelli, ma trovò l’opposizione di Fachini, il quale poneva l’accento sull’importanza del personaggio e sulla sua notoria capacità nel fare proselitismo (cfr. verbale di interrogatorio reso al G.I. di Roma in data 15.2.1984; cfr. sentenza Corte Assise Roma, 28.5.1990, pag. 337). In termini analoghi si è espresso Paolo Aleandri all’udienza del 9.7.2021.

[…] Aleandri, dunque, per incontrare Gelli si recava all’hotel Excelsior, dove aveva il quartiere generale; alla reception si presentava come "l’incaricato di Marcelli", il nome utilizzato per indicare De Jorio.

Era la parola d’ordine per accedere agli appartamenti di Gelli.

Tra l’altro, dalla motivazione della sentenza della Corte di Assise di Bologna con cui è stato condannato Cavallini è emerso che in quel processo Aleandri aveva riferito che all’hotel Excelsior gli capitò di incontrare personaggi importanti, come il generale Vito Miceli, il ministro Gaetano Stammati ed Umberto Ortolani, che vi si recavano ad incontrare Gelli.

In questo processo, Aleandri ha riferito che in un’occasione si recò all’Excelsior e nella hall vide Umberto Ortolani, che voleva parlare con Gelli in merito al rapimento di suo figlio. Su tale sequestro, ad opera del clan dei marsigliesi, sarebbero state rese successivamente delle dichiarazioni da alcuni appartenenti alla banda, in base alle quali si sarebbe trattato di un sequestro di persona simulato ed organizzato da Ortolani ad altri scopi. Anche questo frangente offre una dimostrazione di quali trame oscure legassero nella Capitale potentati economici, poteri occulti ed ambiti malavitosi comuni.

L’episodio potrebbe fornire indicazioni circa la collocazione temporale degli incontri di Aleandri con Gelli, posto che il figlio di U. Ortolani venne rapito il 10 giugno 1975. Ciò potrebbe indurre a collocare quell’incontro alla fine del 1975 o all’inizio del 1976. In realtà, il testimone ha fatto intendere che incontrò Gelli almeno una decina di volte ("Mi potrei sbagliare perché poi magari ho dato altre valutazioni ma adesso quello che mi sembra è che comunque almeno una decina di volte ci sarò andato"; cfr. trascrizione ud. 9.7.2021, pag. 86) e ciò induce a ritenere che gli incontri si procrastinarono in un arco temporale più lungo.

Infatti, si vedrà di seguito come gli incontri di Aleandri con Gelli avvennero anche in epoche successive e in particolare nell’anno 1978. Aleandri ha chiarito che il motivo principale delle sue visite a Gelli era di dovere chiedere un intervento da parte del Venerabile in favore di Filippo De Jorio, un intervento a livello giudiziario, forse nel senso di dare vita ad un’azione di tipo corruttivo da parte del potente massone.

Va osservato che Aleandri ha anche confermato quanto Calore disse ali’ epoca circa l’operazione di "salvataggio" del costruttore Genghini. Si deve, però, ritenere che tale operazione fosse cosa distinta rispetto all’intervento effettuato a favore del De Jorio. A conferma di ciò, Calore ha collocato la "vicenda" Genghini nel 1979, mentre Aleandri in passato aveva collocato la "vicenda" De Jorio nella primavera del 1978.

[…] Sempre ai fini della datazione degli incontri con Gelli, nel verbale di confronto (tra Calore e Aleandri) del giorno precedente (9.5.1984), il secondo disse quanto segue: "Venendo ora a precisare circa i miei rapporti diretti con Gelli, cerco di localizzarli, anzitutto, temporalmente. È pacifico che uno degli incontri che io ebbi con Gelli presso l’Excelsior, in presenza anche di Franco Salomone, avvenne mentre era in corso il sequestro dell’Onorevole Moro e quindi in epoca compresa fra il 16 marzo 1978 e il maggio di quello stesso anno. Ricordo anche che questo incontro avvenne verso la fine del periodo dei miei contatti con Gelli che possono essere proseguiti, dopo quell’incontro, per un paio di mesi circa, e comunque per pochi mesi ancora".

Il testimone assistito ha ben spiegato che nei suoi rapporti con Gelli egli agiva in rappresentanza di un determinato gruppo, composto dai fratelli De Felice, da Semerari e da due giornalisti: " ... Sì, ero conosciuto sicuramente perché comunque i De Felice erano collaboratori o il contrario, adesso le gerarchie ... di Filippo De Jorio quindi erano intimi di Filippo De Jorio, non erano conoscenze ... Quindi è chiaro che cioè tutto il circuito era noto. In più lo esplicito nei miei incontri con Gelli perché mi veniva chiesto dai miei diciamo così ... Ah, bisogna tenere presente che a De Felice e Semerari si uniscono e dico si uniscono perché condividono comunque le loro posizioni e le loro cose, due giornalisti che sono Franco Salomone e Claudio Lanti".

[…] Quanto alla posizione di Signorelli e di Semerari, Aleandri si è diffuso in una lunga dichiarazione, che appare utile riportare, in quanto di importanza esiziale:

Sostituto procuratore generale, DOTI. PROTO- Semerari e De Felice avevano la stessa posizione o erano in posizioni diverse?

Testimone assistito Aleandri - Assolutamente, erano nella posizione che ho spiegato prima cioè loro invece intendevano utilizzare le (inc.) e comunque le/orze presenti in grado di eseguire azioni illegali proprio per favorire altri tipi di operazioni che erano sostanzialmente sempre quelle di carattere golpista, quindi è chiaro che avevano bisogno di Gelli, avevano bisogno degli ufficiali nell’esercito, avevano bisogno degli ufficiali dei Carabinieri cioè avevano bisogno ... Per la realizzazione c’era bisogno di una connessione se si vuole ancora più forte con tutti questi gangli di potere perché la prospettiva era quella tutto sommato golpista.

[…] Sostituto procuratore generale, Dott. Proto - Per mettere a disposizione di personaggi come appunto Gelli, per poterne poi ricavare dei favori, questa è la posizione di Semerari e De Felice che si contrappone alla sua.

Testimone assistito Aleandri - Questa è la posizione di Semerari e De Felice nei riguardi dell’utilizzo della parte operativa, della parte armata quindi, non per attentati con una finalità quella, non per … […].

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