Che nome dare all’estrema destra rinata negli ultimi anni in diversi paesi democratici? E perché ci si preoccupa di darle un nome? Perché non è una forma di populismo, sul quale ci si è arrovellati negli ultimi anni.

L’estrema destra non rientra in questa categoria perché non è soltanto una forma d’essere della rappresentanza popolare.

L’estrema destra ha caratteri suoi propri. Recentemente Princeton University ha dedicato a questo tema un workshop interdisciplinare di grande interesse.

Non tanto per dare un’ennesima definizione, ma per capire che cosa sta accadendo alle democrazia occidentali.

Queste domande suggeriscono che esiste una preoccupazione per l'emergere di qualcosa di nuovo nell'universo politico; in primo luogo, perché alcuni di questi partiti hanno un'origine fascista comprovata e auto-dichiarata (anzi celebrata come Isabella Rauti ha fatto in questi giorni) e in secondo luogo, perché essi hanno conquistato la maggioranza in alcuni paesi democratici e governano.

Non è il loro conservatorismo a preoccupare. Semmai è proprio il loro non essere movimenti conservatori. Di qui emerge il problema del nominare.

Ed è un problema perché siamo costretti a riconoscere che la società democratica non risolve mai la questione dei nemici radicali – che possono sempre ottenere il consenso e governare.

La democrazia può produrre o riattivare un'ideologia di tipo fascista, che una volta risvegliata non viene mai definitivamente cancellata.

Rapporti di forza

Foto Claudio Furlan/LaPresse 12 -12 -2022 Corteo 'Contro ogni fascismo e ogni guerra: Milano ricorda le vittime di piazza Fontana e Pinelli' di Milano Antifascista, Antirazzista e Solidale Photo Claudio Furlan/LaPresse 12 -12 -2022 Parade 'Against all fascism and all war: Milan remembers the victims of Piazza Fontana and Pinelli' of Milan Antifascist, Antiracist and Solidarity

In Italia, l'ideologia e il partito fascista sono nati proprio mentre il paese iniziava il processo di democratizzazione, con la Prima guerra mondiale.

In un certo senso, democrazia e fascismo sono nati insieme all'inizio del XX secolo, con la differenza che la democrazia era allora molto più debole del fascismo, non aveva movimenti determinati a sostenerla e difenderla. Oggi la democrazia è più forte.

Eppure, dopo settant’anni, una guerra di Resistenza contro il regime fascista e la stesura di un'ottima Costituzione democratica, ci rendiamo conto che la mentalità fascista non è mai scomparsa e non è mai stata atterrata ideologicamente.

Non dovremmo essere sollevati dal fatto che la democrazia costituzionale è in grado di metabolizzare un'estrema destra radicata nel fascismo?

Anche se il gioco si svolge secondo le regole, i cittadini democratici dovrebbero essere preoccupati di avere a che fare con una forza di governo che è nata come nemico dichiarato della democrazia elettorale e parlamentare.

Le teorie minimaliste della democrazia ci dicono che non c'è nulla di "antidemocratico” nella vittoria elettorale di Donald Trump o nell'ascesa dei partiti di estrema destra in Europa.

Ma come abbiamo imparato il 6 gennaio 2021, l’entrare nel gioco politico è solo l'inizio del gioco. Perché il gioco sia democratico, dobbiamo aspettarci che i giocatori accettino di perdere.

Nella maggiore delle democrazie occidentali si deve attendere la fine della partita per sentirsi sicuri che i giocatori rispetteranno le regole; non ci si può fidare ex ante.

Qualcosa si è rotto nella mentalità dei giocatori, al punto che oggi possiamo capire se i partiti di estrema destra accettano le regole del gioco solo dopo, solo quando, avendo la maggioranza, accettano di perderla. Dopo tutto, è facile accettare le regole quando si vince.

Da qui si comprende quanto sia ragionevole cercare di identificare l'estrema destra, perché non è così scontato che voglia accettare di essere opposizione legittima, dopo aver legittimamente governato.

Sono neofascisti?

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 22-12-2022 Roma (Italia) - Politica - RAI - trasmissione Porta a Porta Nella foto: Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ospite della trasmissione condotta da Bruno Vespa 12-22-2022 Rome (Italy) - Politics- RAI - Porta a Porta broadcast In the photo: PM Giorgia Meloni guest of the program conducted by Bruno Vespa

Vi è motivo di essere preoccupati e di non fidarsi completamente di quel che fin qui è stato normale democrazia delle regole del gioco.

Ha quindi senso voler capire “chi sono costoro”, qual è la loro mentalità. È qui che entra in gioco la questione del fascismo. Ha senso definire l'estrema destra neofascista?

Più che il nome o le astratte categorie dei sociologi, vale concentrarsi sulle componenti ideologiche e sulla mentalità dei partiti di estrema destra. Il fascismo è nato non solo come progetto di potere; ha anche voluto essere una mentalità.

E’ quindi logico chiedersi che tipo di mentalità ha attivato, la quale non è finita con la fine del fascismo storico. Fu questa la ragione per la quale nel 2016 Umberto Eco si fece la domanda: «ma chi sono costoro?»

Se ci concentriamo sull'ideologia invece che sul regime non è impossibile dar conto della persistenza di questa mentalità in contesti socio-politici nuovi, come in diversi Paesi europei (e forse  in alcune parti degli Stati Uniti).

Ha senso quindi voler decodificare la mentalità che porta il nome del regime fascista per capire come rispondere ad essa.

Sulle orme di Umberto Eco si possono indicare almeno cinque elementi per mettere a fuoco una mentalità che fa parte della mentalità antidemocratica almeno dalla fine del XVIII secolo, e che può essere riscontrata nei partiti e governi di estrema destra.

Tradizionalismo: il mito protettivo delle forze pre-politiche ritenute alla base di tutte le società umane: famiglia, religione, patria.

Questo rende Giorgia Meloni e altri leader europei di estrema destra: a) intolleranti verso la scelta riproduttiva delle donne e disposti ad "aiutare la maternità", non necessariamente abolendo il diritto all’aborto ma mediante la propaganda e gli incentivi economici alla maternità; b) sostenitori delle radici cristiane e islamofobi (come ieri erano antisemiti); c) etno-nazionalisti e determinati a promuovere un progetto di riacculturazione identitaria anche attraverso politiche culturali.

La nazione, non il popolo, è la loro comunità di riferimento (anche per questo parlare di populismo è fuori luogo). Diffidenza della diversità – una linfa vitale dell'aspirazione a perseguire omogeneità dei valori tradizionali.

A questo scopo si può pervenire anche senza sospendere i diritti, facendo sentire i cittadini che sono minoranza (per scelta sessuale o altre specificità culturali) come ospiti che devono abbassare le loro pretese e auto-umiliarsi.

Disuguaglianza - l'uguaglianza è stato l'ideale illuminista più fortemente detestato dal fascismo storico come lo è dell’estrema destra oggi.

Solo l'uguaglianza tra gli uguali è concepita, non quella nel diritto come scudo protettivo della diversità. Appartenenza - alla comunità-paese con la conseguente mito protettivo dei sacri confini, fisici e simbolici.

L'anti-immigrazione può assumere la forma della xenofobia e di violazione della Convenzione Onu sui rifugiati e sui viaggiatori in mare, ed è un modello per altre forme di repressione nei confronti di altri "gruppi” definiti marginali.

Me ne frego - una concezione della libertà come audacia e sperimentazione, senza alcun riguardo per gli altri; durante il Covid-19, quasi tutta l'estrema destra globale condivideva la propaganda no-mask e no-vax, contraria a qualsiasi forma di prevenzione, in una sorta di esaltazione alla Robinson Crusoe della totale libertà dell'individuo: la maschera e la precauzione come segno di paura, di vigliaccheria: machismo dei pochi e disprezzo dei deboli.

L’ideale della gerarchia

Queste componenti hanno un'idea unificante: quella della gerarchia (non solo tra le razze, ma anche all'interno della presunta razza bianca dominante) ovvero della massima espressione anti-egualitaria.

La disuguaglianza antropologica degli esseri umani è l'aspetto saliente dei fascismi vecchi e nuovi. Il fatto preoccupante è che si tratta anche di una convinzione diffusa nelle nostre società liberali, al di là dei movimenti di destra e prima che questi movimenti diventassero vincenti.

Questa idea passa oggi attraverso concetti come la meritocrazia, il mito del governo dei competenti, e persino l'idea che il suffragio universale debba essere ridotto per liberare la politica dall’ignoranza.

Queste sono indicazioni rilevanti di quanto la mentalità che attribuiamo all'estrema destra circoli abbia cominciato a circolare nelle democrazie contemporanee ben prima dell’emergere prepotente della destra.

Una mentalità che l’estrema destra non fatica a riprodurre, e che ha tutto l’interesse e il desiderio di rappresentare.

Ecco allora che la domanda “chi sono costoro?" ci porta ad una domanda ben più inquietante e interessante: "chi siamo noi?" o, meglio ancora, come sono diventate le nostre democrazie in questi decenni di ubriacatura neoliberista.

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