Il fallimento della Silicon Valley Bank (Svb) non richiede spiegazioni complicate. I suoi dirigenti hanno mal gestito il rapporto fra attivo e passivo. Anche la banca più solida crolla se tutti i clienti ritirano i depositi. La crisi del 2008 ha illuminato le falle del sistema. Esse godono della garanzia pubblica sui depositi al passivo, ma possono investire l'attivo in modi capaci di farle crollare; se le cose van bene la banca guadagna e i manager incassano di più, se va male paga Pantalone.

Garantire i depositi

Svb è fallita, azionisti e obbligazionisti ci perderanno quasi tutto, ma se la crisi si propagasse la cautela sparirebbe. Lo mostra la reazione a Svb: la banca centrale Usa accetterà, a garanzia dei finanziamenti, titoli del Tesoro al nominale, non al valore di mercato, ben inferiore. Come dire che all'attivo delle banche in difficoltà non si applicano i rialzi dei tassi fin qui decisi; perché mai esentare solo loro, e non ogni debitore in difficoltà?

Tutti i depositi poi saranno garantiti, anche oltre il limite di 250 mila dollari. Due novità enormi, conseguenza della lezione di Lehman Brothers, quando i regolatori decisero che chi sbaglia paga; ne discese la diffusione immediata del contagio. Nessuno vuol ripetere quell'esperienza, ma i depositanti di Svb “salvati” oltre il limite sono grandi investitori nel venture capital. Libertari e contrari all'intervento statale, soggetti qualificati come nessuno, non dovranno ricapitalizzare le loro start up. Ci pensa lo zio Sam.

Scegliere il fuoco

Fra il ghiaccio e il fuoco di cui parlava il direttore di Domani, gli Usa per ora han scelto il fuoco; là i valori di mercato assicurano il pagamento delle pensioni. Vedremo cosa farà ora la banca centrale; continuerà a rialzare i tassi di mezzo punto, dimezzerà il ritmo, o addirittura fermerà il rialzo? Dopo tutto, è stato l'aumento dei tassi la causa, in verità solo immediata, del fallimento di Svb.

Preoccupa la sorte del gigante bancario Credit Suisse, che porta la Svizzera addirittura nel nome; ha inanellato in pochi anni gravi perdite; parevano digerite dal mercato, ma ora emerge che il maggior azionista, al 10 per cento, la banca centrale saudita, non parteciperà ad aumenti di capitale della banca.

Dopo il 2008 non serviva un Nobel per capire che il sistema andava cambiato, ma l'ovvia reazione, aumentare i controlli e separare le attività più rischiose da chi gode della garanzia pubblica, è stata neutralizzata negli Usa. La legge Dodd-Frank che li prevedeva è stata svuotata dalla lobby finanziaria, facendo leva sull'oggettiva complessità della sua attuazione. Il panorama europeo è diverso dagli Usa, ma in tutto il mondo bisogna decidere se, mentre si taglia la spesa sanitaria, le banche devono occupare le corsie di un ospedale pubblico.

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