In questi giorni, la cronaca ha dato giustamente spazio ad alcune importanti notizie riguardo al mondo della scuola. Mi riferisco in particolare alla pubblicazione del rapporto Invalsi e al rinnovo del contratto per insegnanti e personale tecnico amministrativo della scuola.

Ma c’è una notizia, non meno importante, soprattutto per le conseguenze che potrebbe avere nei prossimi anni, che non ha suscitato la stessa attenzione. Si tratta della notizia sulle modalità di reclutamento degli insegnanti che verrebbero attuate con i nuovi concorsi ordinari Pnrr.

Le modalità sono definite nel cosiddetto decreto legge Pubblica amministrazione bis del 22 giugno scorso, e sono state più recentemente illustrate dal ministero dell’Istruzione e del merito in un’informativa che anticipa i contenuti dei decreti ministeriali che poi stabiliranno il regolamento per tali concorsi.

Secondo quanto previsto, la prossima selezione degli insegnanti avverrebbe attraverso due prove: un test scritto con quesiti a risposta multipla e una simulazione orale di una lezione su un argomento assegnato ai candidati con un anticipo di 24 ore.

Nuovi criteri

Ciò che ha destato lo stupore e preoccupazione di numerosi studiosi e associazioni (tra le quali la Ciim, Commissione italiana per l’insegnamento della matematica dell’Unione matematica italiana, che il 10 luglio scorso ha scritto proprio al ministro Giuseppe Valditara una lettera pubblicata anche sul sito dell’Unione Matematica Italiana) è la scelta di incentrare la prova scritta esclusivamente sulla valutazione di conoscenze e competenze di ambito pedagogico, psico-pedagogico e didattico-metodologico generale, tralasciando completamente la valutazione di conoscenze e competenze disciplinari, riferite cioè alle discipline oggetto di insegnamento nelle rispettive classi di concorso.

In breve, la selezione di un docente di matematica e fisica, o di filosofia e storia, o ancora di lingua e letteratura italiana, verrebbe fatta, alla luce di questa proposta, senza valutare nello scritto la preparazione dei futuri docenti nelle materie che dovrebbero poi insegnare a scuola.

La missione dell’insegnante

Insegnare è un lavoro di una complessità enorme, e allo stesso tempo la qualità dell’insegnamento è cruciale per lo sviluppo economico, tecnologico, e soprattutto culturale e sociale delle nuove generazioni e quindi della nostra società e del nostro paese. Per questo il reclutamento dei docenti deve essere il più possibile serio e rigoroso, e aggiornato allo stato dell’arte delle diverse discipline.

Deve avvenire in particolare tenendo presente che le conoscenze e competenze necessarie per l’insegnamento non si riducono alla mera applicazione di conoscenze e competenze didattiche generiche, ma richiedono solide conoscenze e competenze specifiche delle discipline oggetto di insegnamento.

La matematica

Per cercare di rendere il discorso meno astratto, mi soffermo sul caso dell’insegnamento della matematica e della formazione e selezione degli insegnanti di matematica.

È ormai universalmente riconosciuto che l’educazione matematica contribuisce in maniera fondamentale alla formazione culturale dell’individuo fornendogli quegli strumenti concettuali che gli consentono di partecipare alla vita sociale con consapevolezza e atteggiamento critico.

Contrariamente, ahimè, all’esperienza scolastica comune a molti, l’insegnamento della matematica non ha l’obiettivo di fornire algoritmi e procedure fini a sé stessi da memorizzare e applicare in modo acritico quando richiesto da qualcuno (l’insegnante, tipicamente).

Deve invece contribuire a promuovere lo sviluppo di competenze legate all’analisi di situazioni problematiche (in particolare situazioni nuove, inattese, per le quali non si hanno a disposizione procedure precostituite), alla definizione di strategie per affrontare tali situazioni e tentare di risolverle, alla valutazione degli eventuali progressi compiuti.

Ancora, competenze di tipo argomentativo, legate all’elaborazione e all’analisi di discorsi che concatenano tra loro argomenti con lo scopo di sostenere determinate affermazioni, alla formulazione e confutazione di ipotesi. L’elenco potrebbe continuare.

Sono competenze cruciali per lo sviluppo della persona, per mettere i giovani nelle condizioni di esercitare un ruolo attivo nella società attuale o nella costruzione di una nuova società. È quanto previsto dalle nostre Indicazioni nazionali (già a partire dal primo ciclo di istruzione) e dalle Linee guida.

L’insegnante di matematica allora non può limitarsi a trasmettere nozioni e tecniche, e deve coniugare la preparazione negli ambiti psico-pedagogici con una solida e adeguata preparazione matematica e con una altrettanto solida preparazione nella didattica disciplinare, e su questa combinazione di conoscenze e competenze deve essere fatta la selezione del futuro insegnante.

Un atto di responsabilità

Per fare questo è chiaro che non si può prescindere da una seria valutazione delle conoscenze e competenze disciplinari di chi si candida a diventare insegnante.

È necessario selezionare i futuri insegnanti sulla base tanto di conoscenze e competenze negli ambiti pedagogico, psico-pedagogico e didattico-metodologico, quanto di conoscenze e competenze negli ambiti disciplinari.

Diventa dunque fondamentale che esse siano valutate in tutte le prove previste: tanto nella prova scritta quanto nella prova orale. È un atto di responsabilità che dobbiamo sia verso chi si candida a diventare insegnante sia soprattutto verso le nuove generazioni; dobbiamo fare di tutto per garantire loro insegnanti qualificati, motivati, consapevoli dell’importanza del loro ruolo e della loro professionalità.


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