La Giornata Internazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza che sarà celebrata il prossimo lunedì 20 novembre ci dà la possibilità di fermarci a riflettere sullo stato di salute dei diritti dei bambini e degli adolescenti, sulla loro attuazione, sulle tante iniziative che ancora mancano all’appello e su quelle che sono state prese e che hanno, colpevolmente, minato i diritti di taluni; mi riferisco in particolare alla demolizione, operata da questo governo, dello smantellamento del sistema penale minorile.

Per questo governo i minori non sono tutti uguali, non hanno tutti gli stessi diritti. A questa cruda considerazione ci conducono le azioni che il governo Meloni ha messo in atto dai primi giorni del suo insediamento.

A partire dalla bocciatura in Commissione politiche europee del certificato europeo di status filiationis, a significare che nel nostro paese non esiste un diritto superiore del minore a veder riconosciuto il proprio stato di figlio, determinando incertezza e instabilità nei rapporti familiari. E poi ancora l’istituzione del reato universale per la maternità surrogata, un vero obbrobrio giuridico.

Modello Caivano

Il pensiero va alle mamme arcobaleno che a Padova stanno manifestando per i loro 37 bambini che rischiano di rimanere orfani per decreto e su cui in questi giorni dovrebbe esprimersi la Consulta. E da ultimo la volontà di mandare in carcere le donne incinte o madri di figli più piccoli di un anno eliminando il rinvio della pena detentiva prevista dall’art.146 del codice penale.

In questo anno abbiamo visto casi di cronaca gravissimi, le cui vittime e i cui carnefici erano minori, nel caso di Caivano addirittura bambine.

Un’onda di sdegno e dolore ha investito il paese, a cui questo governo ha risposto per decreto, inasprendo le pene, minando il sistema della messa alla prova, aumentando a dismisura la possibilità di applicare ai minori le misure cautelari e la loro durata. Di fatto diventa più facile l’entrata in carcere per i minori, non comprendendo che ogni volta che si aprono le porte di un carcere per un minore è lo Stato ad aver fallito.

Vale per Caivano e vale per le tante altre zone complesse del nostro paese: non sarà solo attraverso la repressione che cambieremo la vita di quei ragazzi, sarà attraverso la scuola. Com’è attuale la lezione di Don Milani: se si perdono i ragazzi difficili – scrisse infatti il parroco di Barbiana – la scuola non è più scuola, è un ospedale che cura i sani e respinge i malati. Per questo le misure poste in essere sono del tutto insufficienti.

La “scuola del merito” a cui aspira il ministro Valditara è particolarmente inadeguata ad affrontare il mondo dell’infanzia e dall’adolescenza così come ci è stato consegnato dal periodo post pandemico.

Abbiamo assistito ad un aumento drammatico delle fragilità neuropsichiatriche, con aumenti significativi di autolesionismo, tentativi di suicidio, ansia e depressione e tendenza all’isolamento; per non parlare dei disturbi del comportamento alimentare, che sono triplicati in Italia, con un abbassamento dell’età dell’insorgenza di queste patologie.

Vogliamo davvero rispondere a questa angoscia con il principio che si è migliori solo se si arriva primi? Il merito è ridotto a competizione, e questo non aiuta i nostri ragazzi ma li spinge ancora di più verso l’isolamento.

La comunità educante

Il gruppo del Partito democratico in Commissione Infanzia e Adolescenza ha depositato un emendamento alla legge di bilancio per chiedere l’istituzione del fondo per la salute mentale giovanile al fine di rafforzare i servizi di neuropsichiatria.

Lo Stato deve occuparsi di dare a tutti le stesse possibilità, colmando divari territoriali, mettendo in rete la comunità educante, promuovendo l’inclusione sociale e culturale. Invece che del merito dobbiamo parlare di opportunità, che oggi per troppi giovani Italiani sono precluse.

Il nostro impegno dovrà andare in questa direzione, nell’attuazione completa dei diritti dei bambini, ponendo il minore al centro delle scelte politiche. Dobbiamo essere qui, qui dove cresce il futuro.

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