Giorgia Meloni ha criticato i «nostalgici da operetta» con il loro corredo assortito di uniformi e bandiere del regime, ma il suo tentativo di superare il passato mussoliniano fa leva anche sull’accoglimento di altre, recenti teorie del complotto contro gli italiani. Questo risulta particolarmente chiaro in due obiettivi polemici meloniani, l’«estinzione degli italiani» e il presunto «piano di sostituzione etnica» dei bianchi europei da parte degli africani e/o dei musulmani.

Si tratta di temi oggi molto diffusi negli ambienti del suprematismo bianco di tutto il mondo, che parla spesso, usando l’espressione coniata dal teorico del complotto francese Renaud Camus, di una «grande sostituzione» orchestrata dalle élite.

Se Éric Zemmour, connazionale di Camus, ha utilizzato più volte questo concetto nel corso del lungo periodo preparatorio alla sua campagna presidenziale del 2022, altri punti di riferimento comparabili, come per esempio il romanzo Il Campo dei Santi di Jean Raspail, stabiliscono un collegamento per certi versi simile tra agitazione di sinistra, migrazioni di massa e distruzione della civiltà

. Camus sostiene di ripudiare la violenza, e tuttavia molti hanno interpretato le sue parole come una chiamata alle armi: il manifesto di Brenton Tarrant, il terrorista australiano che nel marzo 2019 ha ucciso cinquantuno persone negli attentati alle moschee di Christchurch, si intitolava proprio «La grande sostituzione».

Da Nuova Zelanda a Macerata

Quest’ultima, che da un lato evoca teorie più antiche come l’eclissi dell’Occidente e idee più americane come quella del «genocidio bianco», è degna di nota anche per lo specifico rilievo che attribuisce al ruolo delle élite, il «potere sostituzionista» che complotta per eliminare i bianchi. Anche nella versione di Camus c’è una certa interazione tra l’operato dei cospiratori sostituzionisti – che vanno dal Papa ai politici liberal – e processi più impersonali, motivati dalla fame che il capitalismo ha di consumatori e lavoro a basso costo. Le versioni della teoria sposata da Meloni combinano sistematicamente tutti questi elementi, dalla specifica dimensione «etnica» alle forze che vi stanno dietro.

Tarrant ha annoverato fra i propri ispiratori anche Luca Traini, autore, il 3 febbraio 2018, di un attacco terroristico di matrice razzista avvenuto a Macerata, nelle Marche. Traini ha attraversato il centro città in auto sparando dal finestrino a passanti neri per poi esplodere alcuni colpi contro la sede locale del Partito Democratico.

I feriti sono stati sei, migranti provenienti dal Mali, dalla Nigeria, dal Gambia e dal Ghana; Traini è stato arrestato dalla polizia mentre faceva il saluto romano con il tricolore al collo. I fatti sono avvenuti un mese prima delle elezioni politiche, e i giornali ben presto si sono concentrati sul fatto che in passato, alle comunali, Traini si era candidato con la Lega Nord. L’uomo ha dichiarato che l’attacco era una «vendetta» per Pamela Mastropietro, una ragazza di diciotto anni uccisa a Roma la settimana prima e del cui omicidio era accusato un uomo nigeriano.

Mentre la famiglia di Mastropietro ha condannato l’uso politico dell’omicidio al fine di demonizzare le minoranze, l’attentato di Traini ha inasprito ulteriormente le polemiche. I movimenti antifascisti hanno indetto una manifestazione in città, mentre la neofascista Forza Nuova, secondo cui Traini era stato «condotto alla disperazione», aveva già organizzato una sua protesta due giorni prima.

La mobilitazione antifascista è stata molto più partecipata, con la presenza di circa trentamila manifestanti, ma Meloni e Salvini ne hanno criticato con forza l’impostazione. Secondo Meloni, la sparatoria era «un gesto folle da criminali squilibrati, senza alcuna possibile giustificazione».

Il giorno della manifestazione antifascista Meloni dichiarava a Sky Tg24 che «in Italia c’è un disegno di sostituzione etnica», eppure «di questo in campagna elettorale non si riesce a parlare e si preferisce parlare di fascismo». Aggiungeva poi che né CasaPound né Forza Nuova sono «partiti xenofobi»; quest’ultima, che aveva offerto assistenza legale a Traini, aveva radunato in piazza solo poche decine di manifestanti, i quali si erano messi a fare il saluto romano scandendo cori di «Forza-Nuova-orgoglio nazionale».

Guerra a Soros e all’«invasione»

La narrazione della sostituzione etnica si accompagna spesso a una retorica bellica e al campo semantico dell’«invasione». Nel novembre 2018 Fratelli d’Italia ha realizzato un video per il centenario della fine della Prima guerra mondiale in cui riecheggiava le Tesi di Trieste nell’istituire un parallelo tra le attuali politiche migratorie e la storica difesa dei confini.

Meloni ha twittato il video corredandolo del celebre slogan bellico #NonPassaLoStraniero e commentando: «100 anni fa vincemmo la Prima guerra mondiale. [...] 100 anni dopo ricordiamo il sacrificio [dei soldati] combattendo la stessa battaglia contro i nuovi invasori». Il video lanciava i suoi strali anche contro lo «speculatore» George Soros, imprenditore di origini ungheresi e sostenitore delle ong, spesso preso di mira dal governo ungherese di Viktor Orbán. Meloni ha attaccato Soros anche in altre occasioni, per esempio definendolo «il finanziere che sostiene e finanzia in tutto il mondo l’immigrazione di massa e il disegno di sostituzione etnica» e «usurai[o]» alleato della sinistra contro «il popolo italiano».

Qui, l’aspetto importante è l’idea complottista di una mano nascosta dietro le masse di migranti: Meloni ha denunciato «l’invasione dell’Europa e [il] progetto di sostituzione etnica dei cittadini europei volute dal grande capitale e dagli speculatori internazionali» facilitati dai liberali italiani all’interno delle istituzioni europee.

Questo «progetto di sostituzione etnica dei cittadini europei» viene associato in particolare allo ius soli, proposta di legge avanzata dal centrosinistra che garantirebbe la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori non cittadini.

A giugno 2017, durante una manifestazione contro il disegno di legge, Meloni ha detto ai giornalisti: «siamo una nazione che l’anno scorso ha fatto scappare centomila italiani all’estero e ha portato in Italia in tre anni cinquecentomila immigrati richiedenti asilo. Sì, penso che ci sia un disegno di sostituzione etnica». A dicembre di quell’anno le Tesi di Trieste [il documento congressuale di Fratelli d’Italia] sarebbero tornate sull’argomento, affermando che la distopia di Raspail era sbarcata in Italia.

Le Tesi di Trieste e l’Ue

In un paese dove la popolazione di immigrati non bianchi ha cominciato a mettere radici, a destra trova terreno sempre più fertile l’idea che l’Italia sarebbe oggetto di un’«invasione» specificamente studiata per portare nel paese «persone diverse da noi». Come Meloni, anche il leader della lega Salvini ha parlato più volte di un «disegno di sostituzione etnica», sostenendo che Soros «vorrebbe che l’Italia [diventasse] un campo profughi gigante perché vuole schiavi».

Se i leader di Fratelli d’Italia spesso evocano il rischio dell’«estinzione» degli italiani, i primi paragrafi del programma elettorale del 2018 si concentravano sui modi per scongiurarlo, con proposte che ricordavano il passato fascista ma anche la politica identitaria degli Stati Uniti contemporanei.

Secondo il documento, un eventuale governo Meloni avrebbe varato «il più imponente piano di sostegno alle famiglie e alla natalità nella storia d’Italia», unito alla lotta all’«ideologia gender», termine-ombrello usato per indicare in senso lato la richiesta di diritti da parte del mondo femminista e Lgbtq+. Difendere la civiltà occidentale significa anche adottare misure autoritarie come la «militarizzazione dei confini dell’Europa», la lotta alle ong che fanno soccorso in mare (anche distruggendone le navi) e, in sfregio alla legislazione marittima internazionale, il lasciar affondare le imbarcazioni dei migranti.

In questo senso, sembra che il partito voglia perfino spingersi oltre le strutture europee già in essere per il controllo delle migrazioni, come per esempio Frontex, l’agenzia preposta al controllo dei confini esterni dell’Europa, e l’appalto del controllo sui flussi migratori affidato ai regimi autoritari di Libia, Marocco e Turchia. Le Tesi di Trieste si spingono a ventilare l’ipotesi di un intervento militare finalizzato a questo scopo: una «missione internazionale di terra per prendere il controllo dei porti da cui partono i barconi» in Nord Africa, pur con il consenso delle autorità locali.


David Broder è caporedattore della sezione Europa di Jacobin e commentatore per il New York Times. Martedì 19 settembre arriva in libreria, edita da Ponte alle Grazie, l’edizione italiana del suo libro I nipoti di Mussolini. Il fascismo nell’Italia contemporanea, del quale questo brano è un estratto.

Arriva questa settimana in libreria, edita da Ponte alle grazie, l'edizione italiana di "Mussolini's grandchildren. Fascism in contemporary Italy"

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