Il 25 aprile ricorre un anniversario che solitamente passa inosservato, i 150 anni dalla nascita di un uomo che ha segnato la storia del nostro Paese e del mondo. Parliamo di Guglielmo Marconi, il genio del wireless, della comunicazione senza fili nata nell’estate del 1895 quando, dopo qualche prova nel suo laboratorio a Pontecchio, alle porte di Bologna, riesce a trasmettere la lettera “s” in alfabeto morse a distanza di 1,5 chilometri con un telegrafo senza fili. Appena ventenne, senza diploma né tantomeno una laurea, inventa non soltanto la radiografia, ma anche il XX secolo.

La Bbc e la Rai

Esiste infatti un filo invisibile che lega i nostri smartphone e computer con quel ragazzo dalla doppia identità italo-britannica, figlio di madre irlandese, Annie Jameson – dell’omonimo whiskey – e di padre bolognese, Giuseppe, proprietario terriero. Una doppia identità che segna la sua intera vita e che fa della memoria marconiana un fenomeno globale. Basti pensare che Marconi ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione sia della Bbc inglese, sia dell’Eiar, l’Ente italiano per le audizioni radiofoniche, il primo nucleo di quella che nel Dopoguerra diventerà la Rai.

Questo filo invisibile collega non soltanto Pontecchio e l’Italia all’Inghilterra – dove Marconi muove i primi passi da imprenditore – ma ai quattro continenti, uniti tra loro grazie alle sue favolose magie. Come quando, nel 1930, accende le luci di Sydney con un radiosegnale partito dal suo amato panfilo Elettra, oppure, l’anno successivo, quando illumina il Cristo Redentore a Rio de Janeiro premendo un bottone nel suo palazzo di via Condotti, a Roma.

Marconi è l’elettricità che diventa mezzo, è l’informazione che corre nell’etere, è il mondo che si rimpiccolisce, è la globalizzazione. Nel 1901 l’Europa si avvicina con un balzo al continente americano quando Marconi porta a termine la prima trasmissione transoceanica della storia. Nel freddo artico di Terranova, accompagnato da due storici aiutanti, Marconi lancia un aquilone nel cielo. È un’antenna improvvisata, capace di captare un segnale proveniente dalla Cornovaglia, a 3.500 chilometri di distanza. Con un colpo solo, Marconi rottama i costosissimi cavi sottomarini su cui viaggiavano le comunicazioni tra i due continenti. E riscrive la storia.

Il Titanic

Nell’epoca in cui i battelli a vapore sostituiscono la vela, in cui la traversata atlantica passa da essere un viaggio di settimane a una questione di giorni, il nome di Marconi è per sempre associato a quello di un altro simbolo del Novecento: il Titanic. Il 14 aprile del 1912, quando il gigantesco transatlantico entra in collisione con un iceberg, le uniche speranze di salvezza per i passeggeri sono racchiuse in un piccolo apparecchio che si trova nella cabina del radiotelegrafista (successivamente ribattezzato “marconista”): è un telegrafo senza fili in grado di lanciare nell’oceano sperduto un segnale di sos. Poche navi lo hanno a bordo, una di queste è il Titanic: nella tragedia muoiono più di 1.500 persone, ma 705 riescono a salvarsi grazie a Marconi e alla sua invenzione.

La vicenda del Titanic racconta le due facce della globalizzazione: la modernità tecnologica, il dominio (illusorio) dell’uomo sulla natura da una parte, dall’altra la distribuzione iniqua del progresso, i pericoli associati all’innovazione. Sono anche due aspetti della vita di Marconi, riconducibili in parte al suo carattere, in parte al contesto storico. Sulla sua eredità pesa l’iscrizione al partito fascista, una scelta in apparente contrasto con l’identità cosmopolita e anglofila del ragazzo di Pontecchio che, negli ultimi anni della sua vita, soffre per via dell’avvicinamento del regime alla Germania nazista e del crescente isolamento dell’Italia sul piano internazionale.

Un simbolo del regime

A Marconi verrà rimproverato di aver prestato la sua autorevolezza al regime – che ne farà un simbolo – e di aver contribuito a sviluppare un potente mezzo di manipolazione delle masse, la radio.

Marconi muore nel 1937. Il giorno della morte molte stazioni radio mondiali, prima tra tutte la Bbc, interrompono le trasmissioni, e nessun messaggio viene trasmesso né ricevuto in tutto il pianeta. Una pausa – temporanea ed eccezionale – nella comunicazione frenetica che oggi associamo, forse più di qualsiasi altra cosa, alla modernità. Su quelle onde passava il mondo: i dispacci diplomatici, le informazioni finanziarie, le notizie, la propaganda, la musica, gli sos. Il bello e il brutto della globalizzazione, il bene e il male.

È questa l’eredità più significativa di Marconi con cui siamo chiamati a misurarci – al di là di ogni valutazione ideologica – in quest’anno di celebrazioni che vedrà mostre, seminari, eventi, persino una fiction sulla Rai dal titolo eloquente, “Marconi, l’uomo che ha connesso il mondo”. La misura della grandezza di Marconi, infatti, è quella di aver racchiuso nella sua vita non soltanto una serie di imprese e di invenzioni, ma le contraddizioni di un’epoca, la nostra.

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