Da mercoledì si rivivrà quel grande rito collettivo che si ripete ogni anno: l’esame di maturità. Coinvolge innanzitutto i ragazzi, più di 500mila studenti che già sognano il loro futuro fuori dalla scuola. Ma coinvolge anche le loro famiglie e spesso anche chi non ha nulla a che fare con l’esame, però torna con i ricordi alle paure di quei giorni, all’attesa che esca la versione di latino e al senso un po’ iniziatico che quella sarà davvero una svolta, comunque andrà.

Il retroterra

C’è un motivo per cui ogni anno nelle radio torna a essere trasmesso Antonello Venditti o in tv danno la replica del film di Fausto Brizzi. È la sensazione profondamente radicata che serva un esame per certificare di avere conquistato la maturità, anche se ormai da quasi trent’anni si chiama ufficialmente e solo “esame di Stato”. Così si scontrano due racconti opposti: chi cerca di dire che in fondo questo esame non è poi una grande cosa e che la vita vera inizierà dopo.

E chi invece insiste sul valore del rito di passaggio, che rimane impresso anche a distanza di tempo come sintesi di tutte le altre svolte che capiteranno. Come nei Compagni di scuola di Carlo Verdone, con una rimpatriata fatta qualche anno dopo, quando ogni persona ha già una storia diversa da raccontare, o nascondere, e il confronto con il passato è quasi sempre impietoso. O negli Immaturi di Paolo Genovese, che ha dato vita al cinema a uno degli incubi più diffusi: l’obbligo di ripetere l’esame, una ventina di anni dopo.

È in questo retroterra culturale che si ritrovano impantanati, loro malgrado, i ragazzi che stanno per affrontare l’esame. Poi le frustrazioni si sfogano su TikTok, dove si possono trovare migliaia di video sulla maturità. I più diffusi sono quelli di ex studenti che danno consigli su come affrontare l’esame, su come collegare in maniera coerente i concetti fra le varie materie della tesina e su come diluire lo studio negli ultimi giorni.

A proposito, c’è anche chi si filma in diretta mentre sta studiando proprio per sentirsi partecipe di un rito collettivo. Chi capita su questi video non vede altro che un ragazzo che sta leggendo e sottolineando un libro, in una forma moderna e un po’ inquietante di Grande fratello.

La prima prova

Intanto però sui vari siti frequentati dai ragazzi si ripete anche un altro rito, quello del toto-temi. Ovvero, il tentativo di incrociare dati e aspettative per indovinare su cosa saranno le tracce della prima prova e, per chi sta al liceo, quali saranno gli autori delle versioni. Serve naturalmente per l’ultimo ripasso e per cercare idee – magari con l’aiuto dell’intelligenza artificiale – da richiamare al momento della prova. Ma serve anche come rito scaramantico per scongiurare le eventualità peggiori: al classico è meglio Luciano di Aristotele.

L’esame di Stato inizia ufficialmente mercoledì 18, alle 8 e 30, con la prima prova. Secondo le indicazioni del ministero, l’obiettivo è di accertare sia la padronanza della lingua italiana (o della diversa lingua nella quale avviene l’insegnamento) sia le capacità espressive, logico-linguistiche e critiche degli studenti. I ragazzi si trovano di fronte sette tracce di tipologie e tematiche diverse, con riferimento agli ambiti artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico e sociale. Possono analizzare un testo, scrivere un tema argomentativo o di attualità.

Ci sono tematiche che sono più legate ai programmi di studio e su cui è importante avere un certo bagaglio di nozioni. Ci sono invece tracce che puntano a valutare altre competenze dei ragazzi: la loro capacità critica, la voglia di informarsi e in generale di argomentare in un testo il loro punto di vista.

L’anno scorso c’era una traccia su Quasimodo (Alla nuova luna) e su Moravia (e Gli indifferenti). C’era la traccia storica su Federico Chabod e l’idea di nazione, ma anche i testi argomentativi a partire da Piero Angela e Oriana Fallaci. C’era poi un elogio dell’attesa «nell’èra di WhatsApp», a partire da un articolo di Marco Belpoliti su Repubblica (e questo era stato il tema più scelto, da più del 43 per cento dei maturandi). E persino una sorta di meta-traccia, in cui i candidati dovevano scrivere i propri pensieri sull’esame di maturità.

Toto-esame

Il toto-esame è qualcosa di molto simile all’oroscopo o alle previsioni dei numeri del lotto: nel web si trovano così tante indicazioni che prima o poi qualcuno dovrà pure azzeccare il pronostico. I siti specializzati si basano soprattutto sulle ricorrenze nelle ultime prove, sugli anniversari, sui grandi assenti da tempo, sui programmi e sugli argomenti di attualità. Volete che non ci sia una traccia sull’intelligenza artificiale, sulla violenza contro le donne o su Giacomo Matteotti? In realtà è difficile che al ministero vogliano assecondare esattamente le aspettative più banali.

Skuola.net ha intervistato un migliaio di studenti per chiedere direttamente a loro cosa si aspettano. Il più gettonato è Gabriele D’Annunzio, che mancherebbe all’esame dal 1999, ma che è stato scelto l’anno scorso per la prova suppletiva, riservata a quei ragazzi che non erano riusciti a fare l’esame per malattia o altri gravi motivi. Altri autori molto attesi sono Luigi Pirandello (manca dal 2003) o Italo Svevo (dal 2009). Ma anche Dante è assente ormai da 17 anni e questo è stato l’anno scolastico dell’anniversario della morte di Alessandro Manzoni.

E poi: visto che il 2024 sono i quarant’anni della Notte prima degli esami, intesa come canzone, potrebbe pure esserci un tema su Antonello Venditti.

In anticipo

La verità è che non esiste una logica certa nelle scelte del ministero e quindi anche i ragazzi sanno che l’autore inaspettato è ancora la prospettiva più probabile. E non basta avventurarsi in teorie più o meno verosimili, immaginando che un governo di destra dovrebbe essere più sensibile a certi autori e certe tematiche rispetto ad altre. Mica sceglieranno un tema su Tolkien?

In fondo anche sapere gli argomenti in anticipo non dovrebbe dare troppi vantaggi, visto che l’esame dovrebbe coronare un intero percorso scolastico e non basarsi solo sull’esito delle prove. Questo in teoria, poi nella pratica la tentazione di cercare una scorciatoia è perfettamente comprensibile per ragazzi che si sentono caricati di tante aspettative.

In questo senso, il caso più estremo nella storia è stato quello dell’esame di maturità del 1976. Una povera suora, presidente di un istituto paritario, si fece convincere ad aprire in anticipo le buste con i temi conservati in cassaforte. La donna credeva di essere al telefono con un sedicente provveditore scolastico e dettò i titoli, salvo poi rendersi conto che qualcosa non quadrava. La prima prova venne rimandata in tutta Italia.

Seconda prova e capolavoro

Giovedì 20 si terrà la seconda prova, che è quella specifica di indirizzo, diversa sulla base del tipo di scuola che si frequenta. Le varie discipline sono già state definite a fine gennaio da un decreto del ministero. Per citarne solo alcune: c’è greco al classico, matematica allo scientifico, la terza lingua straniera al liceo linguistico, scienze umane al liceo… delle scienze umane, economia aziendale per l’indirizzo amministrazione, finanza e marketing dell’istituto tecnico, e così via.

Non esiste più, invece, la terza prova, se non in casi molto specifici (per esempio per le scuole della Valle d’Aosta e della provincia di Bolzano, o dove si insegna in sloveno nel Friuli-Venezia Giulia).

L’esame si concluderà con il colloquio, dove la commissione potrà valorizzare anche il curriculum dello studente, accessibile attraverso un nuovo portale online. È lì che verrà caricato anche il cosiddetto “capolavoro”, che rappresenta la vera novità di questo esame. Dovrebbe essere, nelle intenzioni del ministero, una sorta di “vetrina digitale” delle cose migliori che gli studenti ritengono di aver fatto nei cinque anni, dentro o fuori dalla scuola.

In realtà, essendo ancora un esperimento, quest’anno non sarà ancora valutato dalla commissione.

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