Valentina Vassilyeva viene ricordata come la persona con più figli della storia. Era una contadina russa vissuta nel Settecento e si racconta che avesse sessantanove bambini. Esiste però un uomo che ha superato il record, arrivando ad avere figli sparsi in tutto il mondo. Sono così tanti che non si sa nemmeno il numero preciso, forse seicento, ma potrebbero anche essere più di mille.

È la storia vera dello youtuber e musicista olandese Jonathan Jacob Meijer, raccontata nella nuova miniserie Netflix, The man with 1.000 kids. In tre puntate la vicenda di Meijer si intreccia con quella di molte altre persone – donne single e coppie che non potevano avere figli – e si estende dai Paesi Bassi agli Stati Uniti, coinvolgendo anche gran parte dell’Europa, Italia compresa.

Molte famiglie alla ricerca di una gravidanza si affidano alle banche del seme, per tutte quelle che non riescono a sostenere quei costi c’è Internet. In rete ci sono siti web con uomini disposti a donare in privato spesso in cambio solo di un rimborso spese. 

«C’era un sito chiamato Desire for a child. Ho iniziato a navigare e c’erano tante persone che davano la propria disponibilità», racconta una delle madri intervistata nella serie. Meijer era uno dei tanti iscritti alla piattaforma e si presentava come un ragazzo educato e di bell’aspetto, un appassionato di musica che girava il mondo per lavoro.

La sua strategia per cercare di convincere le future madri ad affidarsi a lui iniziava fin dal primo approccio: «All’università avevo un amico che mi disse di essere sterile. Questa cosa mi aveva colpito molto. Così ho pensato: e se diventassi un donatore? Sono persone che aiutano a costruire una famiglia, a realizzare un sogno».

Ogni volta che gli veniva chiesto quante persone intendesse aiutare rispondeva che sarebbe arrivato massimo a cinque famiglie e garantiva di poter essere presente nella vita dei bambini. Lo diceva per convincerle, in realtà quel numero era molto più alto.

Lacune legislative

Nei Paesi Bassi le linee guida stabiliscono che un donatore non può avere più di venticinque figli, ma in ogni stato sono in vigore leggi differenti. In Francia, ad esempio, si può donare massimo a dieci famiglie, in Germania a quindici.

«Manca un limite internazionale per il numero di figli che può avere un donatore. Può succedere che uno popolare raggiunga il limite nazionale ma che un’azienda (la banca del seme ndr) decida di venderlo a un altro paese e, quando raggiunge un limite anche lì, lo vende a un altro e così via. L’allevamento di cuccioli o bestiame è più regolamentato dell’industria della fertilità», commenta Eve Wiley, attivista e vittima di una frode della fertilità.

Anche i controlli non sono così rigidi. Un medico della fertilità di una clinica del seme dei Paesi Bassi racconta nella serie che un donatore dovrebbe affidarsi solo a una banca del seme. Grazie a una segnalazione anonima e a un successivo controllo, aveva scoperto però che Mejier era attivo in undici cliniche diverse, senza contare tutte le donazioni che aveva fatto privatamente. Era un «donatore seriale».

Il New York Times racconta che Joëlle de Boer, che lavorava presso la Dutch Donor Child Foundation, ha monitorato l’attività del signor Meijer, arrivando a stabilire che in pochi anni si era spostato – e aveva avuto figli – in tutta l’Europa.

Ma non si riescono a individuare tutti gli stati in cui si è trovato, in alcuni casi infatti è difficile rintracciarlo perché, se nei Paesi Bassi è vietato donare in modo anonimo, in molti altri stati ci si può registrare con uno pseudonimo o un numero.

I rischi

Non si tratta solo di un fattore etico, le scelte di Meijer potrebbero essere un rischio per la salute pubblica, in particolare perché alcuni ragazzi – non sapendo di avere il padre in comune – potrebbero incorrere nell’incesto inconsapevole, aumentando il rischio di difetti ereditari. E non è una possibilità così remota dato che ha prolificato molto in determinate aree geografiche, tanto che tre dei suoi figli quando è emerso lo scandalo stavano frequentando lo stesso asilo.

A questo si aggiunge il rischio psicologico. Molte madri, infatti, si sono chieste se sapere di avere centinaia di fratelli sparsi in tutto il mondo non possa ripercuotersi sulla salute mentale dei propri figli.

Ma Meijer ha ripetuto più volte di non aver commesso nessun errore, di aver semplicemente aiutato le donne a realizzare il loro più grande desiderio. Le motivazioni dietro alle sue azioni non sono note.

Qualcuna ipotizza che volesse diventare l’uomo con più figli al mondo, altre che si tratta di un narcisista, altre ancora non sanno come spiegarsi il suo comportamento.

Il caso giudiziario

Nel 2017 a Meijer è stato vietato di donare nei Paesi Bassi dopo che era stata accertata la presenza di 102 suoi figli nel paese. Ma negli altri stati ha continuato a donare fino a quando, nel 2023, una donna – sostenuta da molte altre e da una fondazione – ha intentato una causa civile, sostenendo che stava aumentando il rischio di incesto per i suoi figli.

A quel punto il donatore seriale ha ammesso di avere 550-600 figli ma, secondo la corte, potrebbe averne molti di più. 

La sentenza del tribunale di Amsterdam è stata storica: gli è stato vietato di donare nuovamente ed è stata stabilita una sanzione per ogni nuova eventuale violazione del divieto. Era la prima volta che un tribunale si esprimeva sulla vita riproduttiva di un uomo.

Fare luce

La serie offre uno spaccato su un tema molto discusso ma ancora poco regolamentato. Oltre a raccontate la propria esperienza, le protagoniste cercano di diffondere la consapevolezza sulle frodi della fertilità e sui rischi che si possono correre a causa della mancanza di leggi.

Le richieste delle madri sono chiare: rafforzare la regolamentazione e i controlli al fine di evitare che i donatori possano muoversi liberamente tra le cliniche e agire privatamente senza alcuna supervisione.

«I privati si affidano all’onestà dei donatori e vale anche per le banche del seme che non hanno modo di controllare quanti figli abbia un donatore – dice una delle madri – Se questo non cambia è impossibile regolare questa industria che vale cinque miliardi di dollari».

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