Questa lettera è per chi la trova, ho pensato che era giusto spiegare le cose per bene e così la sto scrivendo. Spero che la capite pure con gli errori che ci sono.

Ho organizzato una sorpresa per mia moglie.

Ci ho pensato per settimane, volevo farla bene perché lei se la merita bella la sorpresa e quindi adesso, nella Fiesta parcheggiata sotto a casa nostra, che è un appartamento piccolo con quasi tutti gli elettrodomestici e i mobili da aggiustare, il parquet appannato e sgraffiato, ecco insomma oggi, messo seduto nella Fiesta a due civici dal nostro, aspetto che mia moglie scende in strada. Tra dieci minuti come fa tutte le mattine esce dal portone e, sicuro con la sua camminata nervosa, se ne va alla scuola media dove insegna francese.

Ci va a piedi perché tanto è tipo a un chilometro e però oggi non ci va, anche se ancora lei mica lo sa, perché io la sorpresa gliela faccio appena esce e quindi poi mica va a lavorare. E penso che ora sicuro si sta preparando e quasi la posso vedere davanti lo specchio nel bagno con la bocca aperta a O mentre si mette il trucco già vestita, e spero che non si è messa il vestito con i girasoli perché è scollato e non mi piace che tutti gli altri maschi la guardano.

Ma tanto non importa, io ora le faccio la sorpresa perciò le cose stanno per cambiare e penso che è strano quando qualcosa è lì lì per diventare diverso da com’era e tu lo sai, vivi negli ultimi momenti del mondo così com’è sempre stato e non sarà mai più ma non sai come si fa a dire addio.

So che pensate: un uomo che si impegna così per fare la sorpresa a sua moglie ne ha combinata una grave, sicuro al cento per cento. Magari l’ha tradita o ha scordato l’anniversario, magari non l’aiuta come dovrebbe a casa o è un padre poco bravo o ha litigato con la suocera. E però vi sbagliate: non ho fatto niente di tutto questo. Non ho mai, giuro su Cristo in croce, mai toccato un’altra donna da quando me la sono sposata. Gli anniversari non li scordo per un motivo semplice: ogni anno il primo di gennaio la mattina, di buona volontà, mi siedo al tavolo in cucina e con la penna rossa scrivo nell’agenda nuova le cose importanti.

A casa mia moglie l’aiuto il giusto, non dico che faccio la femmina perché non lo sono e ci sono cose per natura che non mi toccano e non vedo perché me le devo sbrigare io, ma ogni tanto apparecchio la tavola, la moka la mattina la preparo io ma questo pure perché mia moglie ci mette poco caffè e viene acqua. Sono un bravo padre, ci sto con mia figlia e penso che è questo che conta. E a mia suocera è successo, in effetti, che l’ho insultata ma senza esagerare, da uomo a donna diciamo però solo perché quella è una … non mi viene la parola tipo intendo una persona che pensa a lei e basta, egoista.

Vedete? Anche se tutti, ma soprattutto voi donne perché avete il dente avvelenato, stavate pensando che oggi sto organizzando la sorpresa a mia moglie perché ho combinato qualche guaio, ecco, non è così.

È lei che se la merita la mia sorpresa. E comunque la sorpresa penso che è una cosa diversa da come credete adesso voi che leggete. Vi dico qualcosa di più.

E allora intanto la prima cosa da sapere su di noi me e mia moglie è che ci siamo conosciuti quando eravamo due passerotti. Io avevo ventisette anni mentre lei era piccola e ne aveva ventidue, era una cosetta dolce giuro, tenera. Per questo l’ho adocchiata subito. Cioè le femmine già all’epoca, quindi vent’anni fa, erano delle smorfiose ma io una donna di quella razza non la volevo perché le smorfiose a metterti le corna c’impiegano niente.

Anzi vi dico di più: io la volevo inviolata e mia moglie lo era. Non per chissà quale stranezza ma soltanto perché se una cosa deve diventare mia io la preferisco che non è stata mai usata. Cioè dovete essere sinceri: se ci sono due lavatrici che costano uguale però una l’hanno usata e l’altra no voi quale scegliete? Ovviamente quando l’ho conosciuta non lo sapevo che era inviolata e però aveva quell’aria da santarellina che si capiva.

Non si atteggiava a gatta morta, pure se eri impaccato di soldi, e avevi una macchina grossa o che ne so ti potevi permettere di cenare al Romano, che costa un sasso sui denti, quella non si agitava. Ecco a me queste cose piacevano. Poi è ovvio aveva le tette belle alte tipo la Loren e la pelle chiara come se il sole non era una cosa che trattava ma gli occhi dell’amore hanno visto soprattutto le cose interiori: tipo il fatto che era una santarellina e poi che era inviolata, dite voi se non è amore questo.

Comunque l’ho conosciuta perché era un’amica della fidanzata del mio amico Rino, con cui siamo come fratelli dalle elementari e che tra l’altro poi siamo andati tutti e due a lavorare dopo quelle scuole. Sì l’ho incontrata perché era amica della fidanzata di Rino: una sera di estate di vent’anni fa siamo scesi in piazza centrale per un gelato e l’ho vista.

Non era successo prima perché lei in paese non ci abitava più, si era trasferita in città a studiare lingue all’università, cosa che i suoi non volevano ma lei non ha mai ascoltato a nessuno e aveva fatto il diavolo a quattro per studiare eccetera pure se doveva restare in paese, pigliare marito come volevano i genitori e come stava bene. Comunque in quei giorni era tornata in paese per l’estate.

Chi è quella?, ho chiesto a Rino.

Lui mi ha risposto con il nome.

Bella, gli ho detto.

E lui quindi mi ha spiegato che era single e che di fidanzati non ne aveva mai avuti perché i suoi genitori erano molto credenti e poi mi ha detto che andava all’università e poi che la sua fidanzata, quella di Rino, gli aveva detto che adesso che abitava in città un po’ si era lasciata andare e stava cercando fidanzato.

E allora sono andato da lei tutto bello lisciato e mi sono messo a scherzare nel mio modo furbo che le donne non sanno resistere e lei è stata alla cosa.

Ora io non lo so cosa l’è piaciuto di me quella sera perché, a volere essere sinceri, eravamo persone diverse ma forse era questo che le piaceva, e penso pure che lei era tipo superiore a me. Io non ho potuto studiare, a stento so l’italiano e se devo fare operazioni ho bisogno sempre della calcolatrice. Fuori dal paese ci sono uscito solo con lei e dopo il matrimonio, non mi piace leggere perché penso che è da finocchi ma non lo dico tipo insulto lo dico perché è così e quando sto davanti la televisione non voglio sforzarmi appresso a cose difficili, mi vanno bene quelle facili che fanno rilassare.

Per dirla come l’ha detta il mio capomastro: io sono un semplice. Per lui penso che era un insulto ma a me le cose semplici piacciono, non c’è bisogno che una cosa è difficile per farla bella. Ad ogni modo io non lo so che cosa le è piaciuto di me ma comunque ha detto sì per farci un giro la sera dopo.

Mi dispiace però forse puzzo, le ho detto quando sono andato a prenderla con la Punto a casa dei suoi.

Lei ha fatto no con la testa e poi ha sorriso facendo vedere i denti bianchi.

Vengo dal lavoro, se passavo da casa facevo tardi.

Che lavoro fai?, mi ha chiesto.

Facevo il muratore, e lo faccio pure oggi, e così gliel’ho detto.

E ti piace?

Mi piace quando uso il martello pneumatico.

Lei ha riso. Perché?

È grosso e ti fa scaricare la rabbia.

Ha fatto sì con la testa, come se lo capiva, tipo. Senti tanta rabbia?

A volte. Tu?

A volte.

L’hai mai provato il martello pneumatico?

Ha fatto no con la testa e di nuovo quel sorriso molto dolce e brillante.

Quell’estate avevamo un cantiere aperto, il Conad che c’è ancora oggi giù in via Abruzzi, avete presente? Mi piace che ogni tanto giro per il paese, vedo una palazzina tipo come il Conad appunto e penso che se sta lì è pure per merito mio. Comunque avevamo il cantiere aperto e sapevo che dopo l’orario di chiusura non ci stava più nessuno e così ce l’ho portata. Le ho fatto mettere le cuffie grosse così non si stonava la testa e aiutandola per non farle rompere le braccia gliel’ho fatto usare. Ah Gesù quanto si è divertita io non ve lo so spiegare, non la finiva di ridere e più rideva in quel modo bello più sentivo qualcosa nello stomaco, formichine.

Dopo quel pomeriggio poi di giretti ce ne siamo fatti un mucchio, lei era in paese per tutta l’estate perché aveva finito i suoi esami e così ci vedevamo ogni giorno ed era molto bello tutto quanto, allegro e luminoso come il suo sorriso. Li prendevamo in piazza centrale da Ciucco che era la migliore del paese e poi ce ne andavamo a mangiarceli nelle campagne: ci mettevamo in auto e parlavamo di un sacco di cose: del fatto che lei voleva viaggiare in tutto il mondo, che considerato che il francese le piaceva tanto voleva andare a vivere in Francia, del fatto che non le piaceva il paese perché le pareva chiuso, diceva così ma non sapevo che voleva significare, del fatto che leggeva moltissimo, mi parlava di libri e scrittrici ma per me era come se parlava aramaico tipo una che si chiamava una cosa come Simon De Buvuar e io pensavo che era un maschio ma poi una sera lei ridendo tantissimo mi ha detto che invece era femmina, e del fatto che adorava ballare e vedere i film nelle lingue originali.

Io non avevo poi tanto da dire ma ascoltarla era bello e così lo facevo e intanto la guardavo e pensavo sempre che era una femmina stupenda e volevo che diventava solo mia.

Ci baciavamo pure e ogni tanto mi lasciava mettere una mano sotto le sue camicie ma mai più di quello finché una sera, ma il motivo non lo so, mi ha detto piano piano che voleva andare oltre, così lo abbiamo fatto ed è stato tanto diverso da com’era il sesso con le smorfiose: era tipo dolce, molto morbido. Tre settimane dopo, intanto l’avevamo fatto altre volte poi, sono andato a prenderla a casa come ogni pomeriggio, perché i suoi la sera non la lasciavano uscire, soprattutto con un maschio e io avevo pure dovuto parlare con il padre, lei è entrata nella Punto e si è messa subito a piangere.

Era incinta.

Di farlo morire il bambino non se ne parlava neanche, lei non era cristiana come i suoi genitori ma comunque un po’ sì e non se la sentiva di farlo, così senza manco pensarci troppo le ho detto che la sposavo e ci siamo sposati. È successo a ottobre, prima che si vedeva il pancione e poi la gente in paese parlava, tipo prima di Natale ce ne siamo andati a vivere nell’appartamento e a maggio è nata Giulia.

Bella come il sole bella pure come la luna, l’amore della mia vita, l’amore di tutto il mondo infilato in un corpicino piccolo, fragile come un vetro.

E la nostra vita assieme a mia moglie e a Giulia è cominciata dal niente.

Io ho continuato a fare il muratore chiaramente e mia moglie dopo i primi mesi appresso a nostra figlia l’hanno pigliata alla scuola a fare l’insegnante, allora tutto ha come preso una forma che nessuno si aspettava ma che pareva sempre più dura come la terra di agosto in cui non puoi manco infilare la zappa. Non stavamo male, io ero felice e pure mia moglie mi sembrava: facevamo molte cose assieme, andavamo in piazza centrale e a passeggiare nelle campagne e ogni tanto anche a casa di Renato che pure lui aveva preso a scodellare cuccioli, tre maschi gemelli.

Mia moglie ogni tanto mi diceva che voleva provare a fare dei viaggi però di soldi non ce n’erano, poi che aveva poco tempo per leggere ma io dovevo andarmene in cantiere, poi che a stare sempre chiusa a casa si sentiva come se le mancava l’aria ma andava pure al supermercato, a pigliare la bambina all’asilo e io le rispondevo che mi pareva esagerata.

Quindi ha cominciato a insegnare francese alla scuola e le cose per un po’ sono migliorate: Giulia andava all’asilo e mia moglie allora non stava più tutto il giorno con lei e mi sembrava che lavorare le piaceva. E così tutto è andato avanti, la bambina cresceva diventava una ragazzina e vederla che piano piano si faceva grande era spaventoso e anche bellissimo, mia moglie andava alla scuola, aveva le sue amiche colleghe e con loro si faceva il caffè in piazza centrale tipo il sabato dopo pranzo e io facevo bene o male la mia vita di prima però con la differenza che tornavo a casa e avevo una femmina che mi lasciava entrare dentro di lei quando volevo e pure se puzzavo di cantiere ogni tanto o di Cinar ché mi ero preso il vizio di andarmene al bar di via Lodi quando uscivo dal cantiere per farmi una bottiglia.

Tutto bene insomma ma a un certo punto mia moglie ha cominciato a fare una cosa strana: spesso la notte mi svegliavo e la trovavo che piangeva però se le chiedevo il perché lei mi diceva che aveva le sue cose o era stressata o stanca e io riprendevo a dormire perché non potevo fare altro.

Piangeva tanto in effetti e molto piano e se prima, ha iniziato che Giulia aveva nove anni, se io le chiedevo che aveva lei rispondeva o niente o quelle robe che ho scritto sopra poi, quando la bambina ne aveva quindici ha preso a dirmi che non si sentiva più una persona. Io non lo capivo che significava e allora le chiedevo di spiegarlo e lei mi rispondeva che aveva la sensazione di non esistere più e che si sentiva un animale in trappola e che aveva bisogno di andarsene, trovare dei libri nuovi e fare delle cose diverse.

Io le dicevo che potevamo andare nelle campagne per il fine settimana e lei quindi ricominciava a piangere, poi si alzava e fumava in cucina. Io la raggiungevo e le chiedevo se era colpa mia e lei mi rispondeva che non gli puoi chiedere a un pesco di fare delle mele, io pensavo che aveva ragione ma comunque non capivo.

Finché non è successo un guaio.

Il guaio è successo due anni fa, quando ormai mia moglie piangeva ogni notte e non c’era verso di farla smettere e da sveglia sembrava una morta, grigia e spenta. Sono tornato a casa dal cantiere in via Mari e ho fatto prima e quando sono entrato ho visto un uomo. Era il professore di geografia della scuola di mia moglie e lo avevo incontrato un paio di volte però quelle volte aveva i pantaloni addosso mentre quel pomeriggio no e non aveva pure le mutande.

Chiaro, l’ho massacrato di legnate, è stato in ospedale ma non mi dispiace perché stava facendo una cosa sbagliata e se l’è meritate le mazzate giusto come mia moglie oggi s’è meritata la sorpresa: infatti subito dopo mia moglie mi ha cacciato. Ditemi voi se uno si deve trovare con le corna e pure fuori di casa sua.

Quella sera dopo che abbiamo chiamato l’ambulanza per portarsi l’amico di mia moglie infatti si è messa a piangere e a urlare come una pazza e mi ha detto che mi aveva sposato perché era rimasta incinta e aveva resistito per Giulia nostra figlia ma non ne poteva più ora, che da ragazza era stata con me soltanto perché le parevo un incompreso, invece ero stupido e basta ma l’aveva capito quando ormai era troppo tardi e mi ha detto che tutto poteva sopportare ma la violenza no perché adesso aveva paura di me e quindi dovevo andarmene.

Lei fa la troia e io finisco fuori di casa. Vi rendete conto voi che leggete?

In questi due anni l’ho pregata un sacco di ripensarci, tornare con me, l’ho chiamata molto e soprattutto di notte quando era a casa sicuro, l’ho pure aspettata sotto casa nostra dove vive lei mentre io abito in macchina e l’ho implorata e però no lei ha sempre risposto no e poi ho capito: il professore amichetto di mia moglie vive con lei nella nostra casa. In paese lo sanno tutti, io sono diventato lo scemo del villaggio e l’ho saputo per ultimo.

Ma questo non va bene, lo capite voi che leggete?

Ecco perché adesso sto qui per fare a mia moglie la sorpresa che si merita ma prima voglio che lo sapete pure voi per filo e per segno cos’è successo perché non mi va che pensate che sono pazzo. Magari come dice il mio capomastro sono un semplice sì ma non pazzo, è mia moglie che è stronza e la sorpresa se la merita.

Comunque adesso la smetto di scrivere che tra poco scende, voglio essere preparato come si deve, devo controllare che ho tutto pronto, ma tanto le due latte con l’acido ce le ho qui sul sedile vicino e non serve altro: una per lei una per me, una sulla sua faccia una me la bevo io.

Grazie e un caro saluto a voi che leggete,

Maurizio Guglielmi.

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