Un cliché, che risale all’epoca in cui Taylor Swift non era presa seriamente da quasi nessuno, è che tutte le sue canzoni parlino dei suoi ex fidanzati. In realtà, però molte delle sue canzoni più interessanti parlano di cosa significa essere Taylor Swift. 

The Tortured Poets Department, il doppio album che la cantante ha pubblicato venerdì 19 aprile, è un disco pieno di cuori infranti e uomini poco raccomandabili. Ma in cui troviamo anche il filo rosso dell’ambizione, del costo dell’arte e del peso della fama. 

Cuori spezzati

Il disco parla di una (o non solo una) relazione finita male, in tanti registri diversi. C’è il sarcasmo tagliente di My Boy Only Breaks His Favourite Toys, la malinconia di So Long, London e la disperazione gridata in Black Dog.

Scritto soprattutto con Jack Antonoff dei Bleachers e con Aaron Dessner dei Nationals, la prima metà ha un sound più pop, simile a quello di Midnights (2022), anche se più cupo. La seconda, invece, ovvero le 15 canzoni che Swift ha pubblicato a sorpresa alle due di notte, è fatta soprattutto di ballate che ricordano le atmosfere intimistiche di Folklore ed Evermore (2020) 

I fan ossessionati dalla vita privata di Swift hanno un sacco di nuovo materiale in cui cercare riferimenti agli uomini con cui la cantautrice ha avuto storie di recente: i sei anni con l’attore londinese Joe Alwyn, la breve relazione con il controverso musicista Matty Healy e la love story con il campione della Nfl Travis Kelce (a cui nell’album dedica un touch down). 

Ma la parte più interessante dell’album è quella in cui Swift si trova – nuovamente – a fare i conti con la sua fama, con lo sguardo affamato del pubblico e dei media e con l’impatto che ha sulla sua vita. 

Non è un tema nuovo per la cantautrice. In The Tortured Poets Department ritorna però con i toni più estremi di sempre. But Daddy I Love Him è una canzone in cui la protagonista racconta deliziata dello scandalo che sta dando di fronte a una massa di benpensanti per essersi messa con un cattivo ragazzo. 

«Vi dirò qualcosa sul mio buon nome: è soltanto mio da disonorare. Non mi rivolgo a tutte queste vipere vestite da empatici», canta Swift (a cui i fan nella primavera del 2023 addirittura hanno mandato una petizione per chiederle di lasciare Healy, che ha un passato di risate a battute razziste e uscite discusse). 

Il rapporto con il pubblico 

Il peso dello sguardo del pubblico sulla sua vita privata continua a tornare nel corso del disco, con How Did It End? in cui la cantautrice si immagina come un fantasma assediato dall’«empatica fame» delle persone che le chiedono cosa è successo, perché sia tornata single. 

È un rapporto tutt’altro che sereno. In Who’s Afraid Of Little Old Me? Swift torna su un terreno più volte battuto: quello del rapporto con haters, media e altre celebrità ostili. Sono gli stessi temi che animavano il suo sesto album, Reputation (uscito dopo una controversia molto pubblica con Kanye West e Kim Kardashian). 

Ma in The Tortured Poets Department, si mostra ancora più arrabbiata, più stufa di dover essere perfetta: «Ero mite, ero gentile, finché la vita da circo non mi ha resa cattiva. “Non vi preoccupate, gente, le abbiamo strappato tutti i denti”: chi ha paura della piccola vecchia me? Be’, dovreste averne». 

È una Swift diversissima dall’immagine dolce che mostra sul palcoscenico, pronta a riflettere sul prezzo della fama. Nell’unica canzone dal ritmo allegro del disco, I Can Do It With A Broken Heart, scrive di cosa ha voluto dire calcare il palcoscenico dell’Eras Tour nel bel mezzo della fine di una relazione: «Crollando, sono caduta a terra. Tutti i pezzi di me sono andati in frantumi mentre la folla chiedeva “ancora”. Sorridevo come se stessi vincendo, raggiungevo tutti i miei obiettivi, perché posso farcela con un cuore spezzato». 

Riflessione sull’arte

L’idea di dare tutta sé stessa per il suo lavoro, per il pubblico, per l’arte è molto simile a uno dei temi dominanti nell’album del 2022 di Florence + The Machine, Dance Fever

Florence Welch, con cui Swift duetta nella gotica Florida!!!, nei singoli di quell’album canta che «proprio la cosa che ti riesce meglio è quella che ti fa più male» (King) e che «non c’è nient’altro che so fare, eccetto aprire le mie braccia e dare tutto a voi» (Free). Tra le due cambiano le sfumature del tormento, i demoni sono diversi, ma c’è un’affinità di fondo. 

La giornalista americana B.D. McClay ha individuato l’ambizione come tema di sottofondo del decimo album di Swift, Midnights. In quel disco, Swift canta di una storia in cui «lui voleva una sposa, io mi stavo facendo un nome, inseguendo quella fama» (Midnight Rain). Ripercorre tutta la sua carriera e storia nella ballata You’re On Your Own, Kid. 

A chiusura della prima parte del nuovo album troviamo Clara Bow, una canzone che esprime l’ansia di passare di moda, per la fine del successo. «Assomigli a Clara Bow», l’icona del cinema muto degli anni Venti, dice qualcuno alla narratrice, «assomigli a Stevie Nicks», la cantante dei Fleetwood Mac. «Nessuno nella mia piccola città pensava che sarei mai arrivata a vedere le luci di Manhattan». E poi, la parte più spaventosa: «Assomigli a Taylor Swift in questa luce, ci piace un sacco. Hai una marcia in più che lei non aveva». 

Non si diventa Taylor Swift, se diventare Taylor Swift non è la cosa che vuoi più di tutto. In The Tortured Poets Department, la cantautrice fa i conti anche con i tormenti che ne conseguono, con un’autoconsapevolezza sempre più aperta. 

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