Una task force incaricata di verificare che non ci siano violazioni dei diritti umani e sociali negli appalti. La proposta verrà lanciata il 15 e 16 maggio a Roma, al Forum Compraverde Buygreen. Si tratta degli Stati generali degli acquisti verdi, manifestazione di riferimento in Italia e in Europa per le politiche, i progetti, i beni e i servizi di Green Procurement, pubblico e privato promosso dalla Fondazione Ecosistemi.

Questo gruppo di esperti, che esiste in altri paesi Ue e non in Italia, potrà essere composto dal personale specializzato in appalti sostenibili e da esperti nel campo del monitoraggio dei diritti umani a livello internazionale. Potrà inoltre avvalersi della collaborazione con Ong attive nei paesi terzi che presentano i maggiori rischi sotto il profilo dei diritti umani e dei lavoratori, o con sindacati locali e internazionali, così come reti di imprese sostenibili e iniziative multistakeholder.

Compito della task force sarà di fornire supporto per l’integrazione della due diligence nei bandi, per l’attivazione del dialogo strutturato, così come previsto dalla Guida per l'integrazione degli aspetti sociali negli appalti pubblici adottata con decreto ministeriale 6 giugno 2012, e per il coordinamento degli audit in sito.

Perchè è importante

La nascita di questo “comitato di controllo” è urgente visto che il 24 aprile è arrivata l’approvazione, da parte del Parlamento europeo, della nuova direttiva sulla due diligence, la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (Csdd), che introduce la responsabilità legale per le grandi imprese per le violazioni del diritto ambientale e dei diritti umani verificatesi nella loro catena di fornitura.

Il voto è arrivato simbolicamente nell’11esimo anniversario del crollo dell’edificio Rana Plaza a Dacca, in Bangladesh, in cui morirono 1138 persone e ne rimasero ferite più di 2500.

Le norme si applicheranno gradualmente alle imprese operanti nell’Unione europea e alle relative società madri con oltre mille dipendenti e un fatturato mondiale superiore a 450 milioni di euro. Queste aziende dovranno effettuare gli investimenti necessari e dotarsi di procedure adeguate ad assicurare la “dovuta diligenza”, ovvero introdurre tutte le misure necessarie affinché la loro organizzazione, quella dei loro partner e dei loro fornitori, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese, rispettino gli standard sociali e ambientali rafforzati dalla nuova normativa.

Inoltre, le imprese sono obbligate ad adottare un “piano di transizione” per rendere il proprio modello di business compatibile con il limite di 1,5 gradi Celsius di aumento della temperatura media del pianeta rispetto ai livelli preindustriali, come previsto dagli accordi sul clima di Parigi.

Al momento dell’acquisto di beni, servizi e lavori, le pubbliche amministrazioni dovrebbero quindi riuscire a controllare il rispetto dei criteri umani e sociali lungo tutte le filiere produttive, anche se parte di queste sono dislocate all’estero.

Le carenze italiane

Nonostante la normativa sugli appalti sostenibili in Italia sia particolarmente evoluta rispetto al contesto europeo e mondiale, sia per settori coperti che per l’ampiezza dei criteri minimi e premianti, in campo ambientale così come in campo sociale, il monitoraggio dei criteri sociali e la verifica nel merito della loro attuazione resta un vulnus per la maggior parte delle amministrazioni, che si limitano sovente a un controllo meramente formale.

l rispetto dei diritti sociali e dei diritti umani da parte degli operatori economici aggiudicatari di gare d’appalto pubbliche è un elemento chiave delle politiche di Sustainable Public Procurement, delle linee guida europee Acquisti Sociali, della Tassonomia Sociale e dello stesso pilastro europeo dei diritti sociali. Per assicurare tale rispetto è fondamentale la creazione di una task force, su scala nazionale o regionale, che riesca a gestire un dialogo strutturato, a condurre degli audit, anche in situ, che sappia prescrivere delle azioni di miglioramento verificandone l’attuazione.

Le singole stazioni appaltanti non sono in grado di svolgere direttamente questa funzione, per esperienza e per competenza. I settori coinvolti sono molti: l’agricoltura, l’edilizia e l’estrazione dei materiali, il settore tessile e delle calzature, i prodotti elettronici, la gestione delle foreste per la produzione di carta e legno.

È questo il solo modo per evitare che gli appalti pubblici premino coloro che praticano bassi prezzi per il mancato rispetto di norme ambientali e diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.


* I due autori sono rispettivamente direttore generale Forum Compraverde Buygreen e membro del cda di Fondazione Ecosistemi

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