- In questo op-ed, l’eurodeputata tedesca Cornelia Ernst (Die Linke) e la sua collega Sira Rego (Izquierda Unida) esprimono il punto di vista di The Left, del gruppo della sinistra europea, sul caro energia.
- «La pandemia ha reso evidente che la fede cieca nel mercato non solo provoca ingiustizie, ma non riesce neanche ad affrontare le sfide del nostro tempo».
- «Nel giorno di un incontro chiave dei ministri dell’energia dell’Ue, chiediamo risposte concrete alle istituzioni e ai governi europei. Se si vuole rispondere ai bisogni delle persone, c’è un unico modo: considerare l’energia come un diritto e ridisegnare il mercato».
Mentre ci prepariamo a una nuova ondata di Covid-19, siamo testimoni, ancora una volta, del fallimento delle soluzioni basate sul mercato, quando si tratta di rispondere a emergenze pubbliche. Da oltre un anno The Left conduce una battaglia per la sospensione dei brevetti su vaccini e cure per il Covid-19, per restituire centralità alla salute pubblica, rispetto ai profitti di Big Pharma. Il diffondersi della variante Omicron è uno dei tanti tragici effetti collaterali della fiducia cieca nel mercato, che definisce la risposta dell’Unione europea alla peggiore crisi della salute pubblica degli ultimi tempi.
L’ossessione nei confronti della protezione del mercato è un fiasco che non si limita alle politiche sanitarie, ma ha un impatto su molti aspetti della nostre vite quotidiane, come per esempio accendere la luce o riscaldare le nostre case.
Gli effetti del caro energia
Milioni di persone in tutta Europa stanno affrontando un aumento senza precedenti dei prezzi dell’energia. In tutta l’Unione, l’impennata delle bollette sta mettendo a rischio la capacità dei soggetti più vulnerabili di illuminare o riscaldare le loro case. Questo è stato ulteriormente aggravato dalla reintroduzione, per molti in Ue, del telelavoro.
Questa crisi energetica si aggiunge alle sfide di una pandemia globale, una timida transizione ecologica e le crescenti richieste di giustizia climatica e sociale. Queste sovrapposizioni intensificano le crisi multiple che stiamo attraversando. Fondamentalmente, tutte condividono una causa comune: la fede cieca nelle soluzioni basate sul mercato, indipendentemente dalla natura del problema, sia esso la salute pubblica, la crisi climatica o la transizione energetica.
Come funziona il mercato oggi
Gli anni appena trascorsi avrebbero dovuto insegnare alla Commissione europea e al Consiglio una semplice lezione: questo mercato non solo è ingiusto, è anche inefficace. Da un lato, genera e rende più profonde le disuguaglianze, dall’altro non è in grado di mantenere neanche le proprie promesse. Per decenni la Commissione europea e i vari paladini delle politiche neoliberali hanno sostenuto che la privatizzazione del settore energetico e la competitività avrebbero fatto calare i prezzi. Sta accadendo l’esatto contrario.
Se guardiamo il modello energetico in Europa, vediamo un settore dominato da grandi disuguaglianze che impediscono qualsiasi tipo di cambiamento. Una manciata di grandi produttori di energia spreme i piccoli produttori e ostacola gli sforzi verso un controllo democratico e locale. Nel frattempo, oltre 31 milioni di persone nell'Ue - quasi la metà della popolazione della Francia - vivono in povertà energetica, incapaci di riscaldare e illuminare adeguatamente le loro case. Come ci si poteva aspettare, l'impennata dei prezzi ha accentuato queste differenze, con i giganti dell'energia che distribuiscono milioni di euro di dividendi ai loro azionisti, mentre migliaia di famiglie sprofondano ulteriormente nella povertà e precarietà energetica.
Un sistema da ridisegnare
In questo modello guidato dal profitto, la transizione energetica dipende dai sussidi pubblici, il cui unico obiettivo è quello di attirare investimenti privati, rafforzando così la nozione - e la pratica - dell’energia come un bene privatizzato, di mercato. Questo comporta la concentrazione di potere nelle mani di una ristretta élite e la volatilità dei prezzi sul mercato. In questo contesto, ci dispiace dirlo alla Commissione, ma il loro “toolbox”, la loro “cassetta degli attrezzi”, non sarà certo in grado di riparare il sistema. Domani, i ministri dell’energia dell’Ue, si incontrano per discutere l’aumento dei prezzi e i progressi del pacchetto “Fit for 55”. Finché la concorrenza e il profitto saranno lo scopo “dell’azione climatica” dell’Ue, allora la transizione energetica non rimarrà altro che il “bla bla bla”, così acutamente pronunciato da Greta Thunberg e migliaia di attivisti a Glasgow.
La produzione e l'uso dell'energia rappresentano più del 75 per cento delle emissioni di gas serra dell'UE. Decarbonizzare il sistema energetico dell'UE non è solo fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici, ma è essenziale per garantire che il settore energetico funzioni sia per le persone che per il pianeta.
La fede cieca dell'Europa nel mercato, unita alla sua decisione ostinata di ignorare il fallimento del mercato, sta esacerbando la crisi climatica e sociale. Chiediamo ai ministri dell'energia dell'Ue di raccogliere la sfida del nostro tempo. Dobbiamo cambiare rotta: smettere di difendere i privilegi delle grandi corporazioni, mettere le persone e il pianeta al centro della politica dell'Ue. C'è solo un modo per farlo: ridisegnare il mercato energetico europeo.
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