Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra


La circostanza che i cugini Salvo abbiano instaurato intensi rapporti prima con alcuni autorevoli esponenti dello schieramento “moderato” di “Cosa nostra” e successivamente con i “corleonesi” trova conferma nelle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori, esaminato all’udienza del 22 aprile 1997.

Il Sinacori ha anzitutto riferito che AntoNino ed Ignazio Salvo erano “uomini d’onore” della “famiglia” di Salemi (rientrante nel “mandamento” di Mazara del Vallo), e che Ignazio Salvo era “sottocapo” della medesima cosca mafiosa, dichiarando quanto segue:

P.M. Natoli: (...) chi è Tani Sangiorgi?

Sinacori V.: Tani Sangiorgi è un uomo d’onore della “famiglia” di Salemi (...) che ricade nel nostro mandamento. (...)

Sinacori V.: era il genero di Nino Salvo, nipote di Ignazio Salvo (...) i quali erano uomini d’onore della “famiglia” di Salemi, (...) e in più, Ignazio, Ignazio era il sottocapo della “famiglia” di Salemi.

P.M. Natoli: era il sottocapo. Nino, invece?

Sinacori V.: Nino, invece, forse... credo che sia, che era soldato.

La discrasia riscontrabile tra le rispettive indicazioni del Sinacori, da un lato, e dei collaboranti Buscetta, Calderone e Cucuzza, dall’altro, circa l’esatta definizione del ruolo (di semplice “soldato” secondo il primo, di “capodecina” secondo gli altri) ricoperto da AntoNino Salvo nell’ambito della “famiglia” di Salemi, è agevolmente spiegabile se si tiene conto sia della variabilità dell’organigramma della struttura criminale, sia della diversa collocazione cronologica del bagaglio conoscitivo dei dichiaranti.

In proposito, occorre infatti osservare che il Buscetta, il Calderone ed il Cucuzza, i quali hanno ricevuto notizia del fatto che AntoNino Salvo era titolare della carica di “capodecina” della predetta cosca mafiosa, hanno aderito all’associazione mafiosa in epoca anteriore al 1981.

La circostanza che il Sinacori, affiliato a “Cosa nostra” nel dicembre 1981, abbia appreso semplicemente che AntoNino Salvo era inserito nell’organizzazione mafiosa, induce a ritenere che quest’ultimo abbia cessato di esercitare la predetta carica prima del momento in cui il medesimo collaborante entrò a far parte dell’illecito sodalizio.

Le difformi indicazioni dei collaboratori di giustizia sono, quindi, ricollegabili alla diversità del ruolo (in un certo periodo di “capodecina” e poi, in epoca successiva alla “guerra di mafia”, di semplice “soldato”) ricoperto da AntoNino Salvo nel corso del tempo.

Dalla deposizione del Sinacori si desume altresì che Gaetano Sangiorgi gli riferì che i cugini Salvo conoscevano il sen. Andreotti.

Inoltre, tra la fine del mese di dicembre del 1995 e la fine del mese di marzo del 1996, anche Matteo Messina Denaro (capo del “mandamento” di Castelvetrano) riferì al Sinacori che i Salvo conoscevano il sen. Andreotti, e che prima degli anni ‘80 Gaetano Badalamenti e Stefano Bontate avevano rapporti con il sen. Andreotti tramite i Salvo.

Matteo Messina Denaro specificò che i rapporti di amicizia tra Ignazio Salvo ed il sen. Andreotti si erano protratti fino ad epoca recente. Queste affermazioni furono compiute da Matteo Messina Denaro nel contesto di un discorso riguardante il processo pendente a carico del sen. Andreotti. Matteo Messina Denaro espresse l’opinione che il processo non sarebbe neppure iniziato se il sen. Andreotti avesse ammesso di avere conosciuto i Salvo (dato che questi ultimi erano incensurati, ed il sen. Andreotti non poteva sapere se fossero o meno mafiosi).

Il collaborante ha chiarito che Matteo Messina Denaro gli parlava di fatti riferitigli dal proprio padre Francesco Messina Denaro (capo della “provincia” di Trapani).

Il Sinacori ha esplicitato che furono queste le uniche occasioni in cui non sentì parlare del sen. Andreotti in termini negativi.

Il collaboratore di giustizia ha altresì affermato che, nell’ambito della “guerra di mafia” scoppiata negli anni ’80, i cugini AntoNino ed Ignazio Salvo avrebbero dovuto essere uccisi perché erano vicini a Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti (tanto che Tommaso Buscetta fu trovato in un villino di proprietà di AntoNino Salvo, nei pressi di Palermo). I Salvo, però, erano stati risparmiati da Salvatore Riina.

Il Sinacori ha asserito che il Riina così ebbe nella propria disponibilità, dal 1982 in poi, i cugini Salvo e tutte le loro amicizie, tra cui quella con il sen. Andreotti; tuttavia, dopo il negativo esito del maxiprocesso, fece uccidere Ignazio Salvo (il quale non risultava più utile per i suoi disegni).

Il collaboratore di giustizia, a seguito delle contestazioni mossegli dalla difesa, ha, però, precisato che l’affermazione che i rapporti tra i Salvo ed il sen. Andreotti siano stati posti a disposizione dei “corleonesi” costituisce il frutto di una sua deduzione.

Secondo il Sinacori, per gli “uomini d’onore” della provincia di Trapani il “punto di riferimento per arrivare ai Salvo” era rappresentato da Paolo Rabito (“consigliere” della “famiglia” di Salemi), il quale fissava gli appuntamenti e manteneva i contatti con loro.

Il Sinacori, dopo avere preso appuntamento tramite Paolo Rabito, incontrò tre volte Ignazio Salvo nella abitazione di quest’ultimo, mentre lo stesso era sottoposto alla misura degli arresti domiciliari. Il Sinacori fu accompagnato due volte da Francesco Messina (detto “Mastro Ciccio”) ed una volta da Giovan Battista Agate, il quale doveva parlare con Ignazio Salvo per un problema processuale relativo al fratello Mariano Agate. Il Sinacori ha specificato che in queste occasioni Francesco Messina, appena arrivato, portava ad Ignazio Salvo i saluti di Salvatore Riina.

Dopo la cessazione della misura degli arresti domiciliari cui era stato sottoposto Ignazio Salvo, il Sinacori si recò per due volte ad incontrarlo, insieme con Matteo Messina Denaro, in un ufficio sito nello stesso stabile.

Il Rabito fu presente in quattro dei suddetti incontri.

Il collaborante ha spiegato la necessità di rivolgersi al Rabito rilevando che, malgrado i cugini Salvo appartenessero alla “famiglia” di Salemi, “i veri rapporti con i Salvo li hanno avuti sempre i palermiTani, prima Tanino Badalamenti e Stefano Bontade, e successivamente Giovanni Brusca e Totò Riina”.

Prima che Ignazio Salvo fosse tratto in arresto, il Sinacori aveva avuto modo di incontrarlo a Mazara del Vallo.

Il collaboratore di giustizia ha esplicitato di avere conosciuto anche AntoNino Salvo.

Le dichiarazioni rese sull’argomento dal collaborante (con eccezione di quelle relative alle circostanze riferitegli dal Sangiorgi, che saranno prese in esame nel paragrafo 3) sono di seguito riportate:

P.M. Natoli: (...) la seconda fonte di conoscenze sul Senatore Andreotti, quando io le ho chiesto (...) ne sente parlare in “Cosa nostra”, chi è la seconda fonte?

Sinacori V.: la seconda fonte è Matteo Messina Denaro. Siamo fine ’95, ’96, prima di essere arrestato, siccome abbiamo trascorso un periodo di latitanza insieme, e si parlava del più e del meno, un giorno (...) si è caduto nel discorso (...) in questo processo Andreotti.

E lui mi diceva che... cosa che mi aveva già detto Tani, nel senso che questo processo se lo era cercato Andreotti, perché bastava dire che conosceva i Salvo, tanto i Salvo erano incensurati, non ci potevano fare niente, perché lui sapeva che effettivamente i Salvo conoscevano Andreotti e che i rapporti li tenevano, parliamo noi nei primi... prima degli anni ’80, i veri rapporti con il Senatore Andreotti, mi dice il Matteo, li aveva Gaetano Badalamenti Stefano Bontade, mi dice il Matteo.

Lui sicuramente lo avrà saputo, perché Matteo è del ’62, ci ha trentacinque anni, non è che può sapere cose... sicuramente siccome suo padre è il Capo Provinciale della provincia di Trapani, può essere una fonte da dove lui può apprendere queste notizie.

P.M. Natoli: suo padre...

Sinacori V.: il padre di Matteo Messina.

P.M. Natoli: come si chiama?

Sinacori V.: Francesco Messina Denaro. (...)

P.M. Natoli: ecco, che cosa aveva occasionato questo vostro discorso?

Sinacori V.: cioè, noi eravamo assieme, seguivamo... leggevamo il giornale, vedevamo la televisione, sicuramente sarà stato o qualche articolo sul giornale o qualche ripresa televisiva (…) in cui si parlava di questo processo, e io chiese se effetti... se... siccome a me non risultava un... un rapporto con Andreotti, lui mi disse che effettivamente il rapporto lo avevamo Gaetano Badalamenti e Stefano Bontade, sempre tramite i Salvo.

P.M. Natoli: voi eravate insieme per quale motivo?

Sinacori V.: eravamo latitanti.

P.M. Natoli: eravate latitanti. Passavate insieme quel periodo di latitanza?

Sinacori V.: sì, sì, sì.

P.M. Natoli: ricorda dove vi trovavate?

Sinacori V.: lui stava con me a casa mia, (...) dove stavo io latitante, a Trapani. (...)

P.M. Natoli: e quindi lei ricorda che questo fatto avviene, cioè questa notizia da Matteo Messina Denaro (...) avviene nel periodo in cui siete (...) latitanti a Trapani. Quindi nel tempo riesce...

Sinacori V.: sì.

P.M. Natoli: ...ecco!

Sinacori V.: ...fra... siccome lui è stato con me di seguito da (...) fine dicembre ’95, fino a fine marzo ’96.

P.M. Natoli: quindi...

Sinacori V.: in questo periodo. (...)

P.M. Natoli: e lei quand’è che sente parlare (...) del Senatore Andreotti in termini negativi? Se riesce a ricordarlo, negativi per voi.

Sinacori V.: ma, io... io del Senatore Andreotti ne sento parlare negativamente, tranne quello che mi dice il Matteo Messina Denaro, perché Messina Denaro Matteo mi dice a me, mi dice che i rapporti con il Senatore Andreotti ce li ha Tano Badalamenti e Stefano Bontade, sempre tramite i Salvo, sempre tramite i Salvo (...) ci hanno i rapporti (...) con il Senatore Andreotti. Io il Senatore Andreotti non lo so se aveva rapporti, (...) non ho mai sentito niente, a parte cose cattive. (...)

Sinacori V.: so che (...) l’omicidio Lima e l’omicidio Salvo sono collegati nella stessa strategia. Perché...

P.M. Natoli: cioè?

Sinacori V.: nella stessa strategia, riferimento sempre Maxi-Processo, che non c’era stato un interessamento totale da parte di queste persone per “Cosa nostra”. Quindi, dovevano morire.

P.M. Natoli: lei sa come queste due persone, Salvo Lima e Ignazio Salvo, avrebbero dovuto influenzare il Maxi-Processo in senso favorevole a “Cosa nostra”?

Sinacori V.: io posso dire che, siccome i Salvo, i Salvo io intendo Nino e Ignazio, nel passato erano, come ho detto poco fa, con Stefano Bontade e Gaetano Badalamenti, siccome come risaputo c’è stata una guerra negli anni ’80, una guerra contro queste persone, tanto è ve... siccome i Salvo erano con queste persone, con Gaetano Badalamenti e con Stefano Bontade, tanto è vero che a Masino Buscetta l’hanno trovato a casa, loro, nei pressi di Palermo; cioè, (...) in quella occasione loro dovevano morire, perché erano con loro...

P.M. Natoli: (...) «Loro dovevano morire» chi?

Sinacori V.: i Salvo.

P.M. Natoli: Nino e Ignazio...

Sinacori V.: e Ignazio, sì… (...)

P.M. Natoli: perché, invece, Nino muore nel suo letto, sia pure...

Sinacori V.: Nino muore di tumore...

P.M. Natoli: ...di malattia...

Sinacori V.: e Ignazio...

P.M. Natoli: ...e Ignazio Salvo muore nel ’92, dopo il Maxi-Processo?

Sinacori V.: sì, perché Totò Riina... Totò Riina li salva, per così dire, perché si mette in mano tutte le sue amicizie, tra cui quella del Senatore Andreotti e tutti gli altri, perché loro avevano delle amicizie dappertutto; loro hanno spadroneggiato in Sicilia, a livello di Magistrati, di... di tutto; non c’erano problemi con i Salvo, nei periodi buoni. Quindi, lui li salva, si mette in mano queste... queste persone; poi, quando se le mette in mano, poi ci spara (...) a Ignazio Salvo, «non ci serve più Ignazio Salvo».

P.M. Natoli: che significa «quando se le mette in mano»? Cioè, le persone che prima erano nelle mani di Ignazio Salvo, quando poi se le mette in mano Riina, non serve più Ignazio Salvo? Vuole essere più chiaro su questo punto? (...)

Sinacori V.: il Riina, praticamente, salva Ignazio Salvo e Nino Salvo in una prima fase, (...) durante la guerra con Stefano Boutade (...); li salva, perché dovevano morire subito loro là; loro erano coinvolti, coinvolti nel senso hanno dato alloggio a uno che noi cercavamo.

P.M. Natoli: (...) cioè, li salva perché?

Sinacori V.: perché lui... il Totò Riina si mette in mano i Salvo, Totò Riina si mette in mano i Salvo, e di conseguenza le amicizie che ci hanno i Salvo.

P.M. Natoli: e quali sono queste amicizie?

Sinacori V.: fra cui il Senatore Andreotti. Non è che è solo il Senatore Andreotti, i Salvo in Sicilia spadroneggiano. Perché... anche come ceto sociale, (...) i Salvo sono stati sempre dei personaggi.

P.M. Natoli: e seguendo il suo discorso, lei ha già detto, dice: «ad un certo punto, poi, Totò Riina se li prende in mano lui, e quindi uccide Ignazio Salvo» (...) questo passaggio successivo, questo anello successivo (...) come lo spiega?

Sinacori V.: uccide Ignazio Salvo perché poi l... la sentenza... ritorniamo sempre alla sentenza del Maxi-Processo. Siccome avevano interessato a... a Salvo Lima per interessarsi di questo Maxi-Processo... il Maxi-Processo è finito male, per noi malissimo, no male, malissimo. Una dimostrazione Totò Riina la doveva dare, no a lui perso... lui se l’è presa personalmente, però la doveva dare anche a “Cosa nostra”, che Totò Riina era il capo di “Cosa nostra”.

P.M. Natoli: Salvo Lima attraverso chi avrebbe dovuto influenzare positivamente per voi il Maxi-Processo?

Sinacori V.: (...) io Salvo Lima non lo conosco, non l’ho mai conosciuto. Io so i rapporti che aveva Ignazio Salvo. I Salvo avevano rapporti con Andreotti, come mi dice Matteo, (...) e come mi sostiene anche Tani Sangiorgi in quella famosa riunione, dove mi dice che bastava che Andreotti diceva che conos... come effettivamente ci conosce, bastava dire questo che per noi non avremmo preso alcun processo, e niente. Io da lì so (...) che ci sono rapporti tra Salvo... Ignazio Salvo e Andreotti (...) dai discorsi di Matteo Messina Denaro e dai discorsi di Tani Sangiorgi. […]

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