Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà per quindici giorni l’interrogatorio tra Matteo Messina Denaro e i procuratori Maurizio De Lucia e Paolo Guido, dopo la cattura del latitante di Cosa nostra


Pm De Lucia: Torniamo...

Messina Denaro: ... al discorso. Ci vado all’ufficio dove lavorava e lui... perché io avevo bisogno del documento, ma non quello suo, di farmelo fotocopiare e poi me lo facevo io il documento. L’unica cosa originale, invece, che volevo, era la tessera sanitaria, perché la tessera sanitaria io non riuscivo a farla; siccome in ospedale voglio l’originale, allora lui fece la fotocopia e se la tenne lui, tanto gli dissi: "Se tu... ti bisogna, vieni e te la do"; io invece avevo continuamente bisogno di *sta tessera sanitaria. Poi, invece, la patente e la tessera li feci io.

Lui che mi dice: “Sai, ho riflettuto e c’è un problema abbastanza serio: fino ad ora io ci vado a parlare con Tumbarello, ci vado a parlare. Il problema nasce appena ti operi, perché appena ti operi ed io devo andare da lui, quello è normale che...’ perché erano in buoni rapporti è normale che mi dice: fammi vedere com’è l’operazione, è un medico di base e che ci devo fare vedere io? E questo è un problema serio, come possiamo fare? Perché da questo non ci posso andare più”.

Lei si figuri che quando lui, d’estate, camminava, l’Andrea Bonafede, se lo vedeva da lontano, scappava, perché lui diceva che era a Palermo, che stava a Palermo; e poi sempre con magliette, cose, anche sul motorino, non lo prese più, dice: "Se questo mi vede girare?”. Che cosa succede? Ci dissi: "E come facciamo, per tu non andare più da lui? Rifletti" – la soluzione lui la doveva avere, non è che la potevo avere io - dice, "Ho un mio cugino, ci mandiamo a lui”, ci dissi, "Ma la causale qual è? Perché io non voglio...", dice, "Facciamo una cosa: siccome c’è mia sorella da questo dottore Tumbarello, mia madre che è molto malata da Tamburello e mio cognato, siccome io ci devo andare spesso, per fare... con questo mi ci devo vedere", "E poi che facciamo? Appena mi vede la prima volta: va beh, si vinni a pigghiare l’Aspirina, ma poi, dalla seconda volta in poi dove andiamo?", dice, "Invece possiamo fare: mio cugino... io parlo con Tumbarello e gli dico che appena mi operano, mi stabilisco a Palermo, perché vedo a La Maddalena", anche se ci fu un mese, credo, di Trapani; poi di Trapani me ne dovetti andare, perché ho saputo che c’era la figlia di mio fratello, che non abbiamo rapporti, quindi...

Pm Guido: La farmacista?

Messina Denaro: La farmacista, si chiama Teresa Maria. Non avendo rapporti, lei a me non mi poteva mai conoscere, perché quando io me ne andai, lei aveva 8 anni, però poteva dire: “Ma quello chi è: mio padre?", perché la fisionomia è molto... mi spiego che voglio dire? Quindi me ne sono andato appena ho capito che era là, sennò restavo a Trapani, se non c’era questo problema di questa ragazza, ché non abbiamo completamente rapporti, quindi non... allora che cosa succede?

Ci dissi: “E con tuo cugino come facciamo?", dice, "A mio cugino dico che ho un tumore, poi è un tipo lui, non... ho un tumore, però che non lo voglio fare sapere alla mia famiglia, se lui mi fa la cortesia, io dicendolo a Tumbarello e ci vai tu a prendere ed a fare ’ste ricette", che poi Tumbarello era proprio assurdo, ché ogni ricetta ne sbagliava due, non era... infatti poi si scoprì, dopo tempo, che era più brava la segretaria, che si chiamava Rosa o Rosetta, che non il Tumbarello.

“E tuo cugino?", dice, "No, mio cugino non è un tipo... l’importante è che mio cugino sappia che non deve dire niente alla mia famiglia ed in ріù anche Tumbarello". Infatti lui andò da Tumbarello, ci disse: “Dottò, a mio cognato ed a mia sorella..." - perché la mamma no, era anziana - "... non deve dire niente di questa malattia. Io sono a Palermo, gli mando a mio cugino".

Ed inizia... il cugino, ogni volta che andava per la ricetta, la dava a lui, dice, "... così almeno lo conosci”, dicevo, "No..."... io a lui lo conosco, perché... cioè lo conosco come Tumbarello, se lo incontravo, sapevo che era lui. Ora vi porto un... se il Tumbarello avesse saputo di me, c’era bisogno di una terza persona, che era il cugino? Punto interrogativo, cioè non ha logica, cioè se il Tumbarello sapeva che non era operato, che motivo aveva l’Andrea Bonafede di inventarsi la terza persona, giusto?

Poi un’altra cosa che potete verificare: quando io facevo la terapia, mi davano delle punture da fare a casa, di globuli bianchi, che si chiamano Nivestim che nel frigorifero c’erano, a casa, le avete trovate, perché sennò crollavo- queste Nivestim non sono in vendita, li danno soltanto gli ospedali oncologici, cioè la farmacia dell’ospedale, però La Maddalena mi deva fare la ricetta, giusto? Allora la dottoressa Antonella Marchese, ogni volta, mi faceva la ricetta, ché io dovevo prendere queste punture. Io che cosa facevo?

Veniva lui, glieli davo e lui andava – parlo di Andrea Bonafede, quello che ha aiutato me lui andava all’ospedale di Castelvetrano, in Oncologia, consegnava la ricetta e loro gli davano... che era sempre lo stesso; quelle sono firmate da Andrea Bonafede, quello che mi aiutava, dice che... e lo potete verificare, perché penso che avete le firme sia di uno che dell’altro.

Perché, se doveva gestire il tutto l’altro, non andava pure a Castelvetrano? Invece a Castelvetrano l’Andrea Bonafede che facciamo una cosa: Andrea Bonafede è il cugino, così ci capiamo l’Andrea Bonafede che doveva... che aiutava me, non aveva problemi, perché arrivava là, presentava la ricetta e quello gli dava... e lui metteva la firma. Lo potete andare a verificare ‘sto fatto, giusto? Perché troverete la sua firma, non la firma dell’altro.

Ecco dove nasce tutto questo, chiamiamolo, qui pro quo, cioè io ho ingannato, io ed Andrea Bonafede, ho ingannato a Tumbarello; Andrea Bonafede ha ingannato a Tumbarello e all’altro cugino. Non so se sono stato logico nel mio esprimermi.

Pm De Lucia: Chiarissimo.

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