Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà parte del libro Sulle ginocchia, edito da Melampo, riguardo la storia di Pio La Torre scritta dal figlio Franco


L’impegno pacifista, ripreso con determinazione nella fase finale della sua vita, trae nuova linfa dalla battaglia contro l’installazione dei missili a testata nucleare in Europa, da parte della Nato, l’Alleanza atlantica guidata dagli Stati Uniti d’America, e del Patto di Varsavia, l’organizzazione militare che faceva capo all’Unione Sovietica. Ultimi colpi di coda della Guerra Fredda, che aveva contrapposto i cosiddetti blocchi guidati dalle due superpotenze, Usa e Urss.

Il 7 agosto del 1981, il governo italiano aveva reso noto l’accordo con la Nato per l’installazione degli euromissili nucleari Cruise nella base militare di Comiso, in provincia di Ragusa.

La Torre dà forza e contributo strategico all’organizzazione del crescente movimento di protesta contro l’installazione delle testate atomiche, vista come minaccia alla sicurezza, non solo siciliana, e non come possibile fonte di ritorno economico, come affermano, tra l’altro, i fautori dell’accordo.

A questo riguardo, mio padre sosteneva che, se benefici economici vi sarebbero stati, questi avrebbero interessato gli speculatori sulle aree agricole attorno all’aeroporto e le ditte appaltatrici dei lavori di costruzione della base, con evidenti rischi d’infiltrazione della mafia, sempre attenta agli affari, specialmente quando di mezzo c’era la politica, come in questo caso.

Il clima di tensione tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica comportava l’adozione di un atteggiamento prudente e di trattativa che, non per questo, rendeva meno convinte le richieste da parte dei contrari all’accordo. Furono mesi, a cavallo tra il 1981 e il 1982, durante i quali il movimento pacifista internazionale dispiegò una capacità d’iniziativa straordinaria, che è restata unica per la sua vastità, magnitudine ed efficacia degli strumenti di lotta adottati.

L’obiettivo della protesta pacifista era quello di sospendere l’installazione dei missili, sia sovietici sia americani, mentre proseguiva la trattativa per il disarmo, in corso a Ginevra. Mio padre si era speso molto perché questo proposito fosse accolto dal movimento pacifista.

La prima grande manifestazione a Comiso si tenne l’11 ottobre 1981, con oltre 30mila partecipanti. Era stata preceduta, a settembre, da quella di Palermo, scarsamente riuscita, e dalla marcia per la pace Perugia-Assisi, dove si erano ritrovate oltre 60mila persone. Il giorno prima di Comiso, il 10 ottobre, il movimento pacifista europeo si era dato appuntamento a Bonn, dove avevano sfilato in 300mila. Il 17 ottobre, oltre 50mila cittadini avevano partecipato alla marcia per la pace a Torino. La mobilitazione continuò il 24 ottobre quando, a Roma, si svolse la prima grande manifestazione nazionale, cui parteciparono in 300mila. Sempre il 24 ottobre si tennero manifestazioni pacifiste oceaniche a Londra e Helsinki. Il 25 ottobre, a Milano, con 100mila partecipanti.

Nella stessa giornata si scese in piazza ad Oslo, Bruxelles e Parigi. Il 28 ottobre due manifestazioni di massa in Veneto: la prima, a Venezia, vide scendere in piazza 50mila persone; oltre 20mila i partecipanti alla marcia organizzata a Vicenza.

Il 15 novembre nuove manifestazioni pacifiste in Europa: 300mila manifestanti a Madrid, 500mila ad Atene. Il 21 novembre, ad Amsterdam, 400mila persone manifestarono contro l’installazione degli euromissili. A Messina, oltre 5mila studenti scesero in piazza contro i Cruise a Comiso. Il 28 novembre la manifestazione nazionale per la pace e per la «sospensione della costruzione della base di Comiso», organizzata da Cgil-Cisl e Uil a Firenze. Vi parteciparono oltre 150mila persone.

Critica l’adesione dei partiti della sinistra e dei comitati per la pace, che rimproveravano ai sindacati una «posizione troppo subalterna all’esito delle trattative di Ginevra». Il 29 novembre a Palermo si svolse una manifestazione regionale per la pace, indetta da Cgil-Cisl-Uil, Pci, Pdup, Acli e alcuni comitati per la pace della Sicilia. Vi parteciparono oltre 50.000 manifestanti. Il 5 dicembre grandi manifestazioni antinucleari si tennero ad Atene (40mila persone), Berna (30mila), Copenhagen (65mila). Il 6 dicembre 100mila manifestanti invasero la città di Barcellona, per protestare contro le nuove armi nucleari in Europa. A Bruxelles si tenne un Congresso internazionale “contro l’armamento nucleare” cui intervennero le maggiori organizzazioni pacifiste europee.

Un gruppo di lavoro era dedicato all’“Opposizione locale alle armi nucleari: l’esempio di Comiso”. Il 9 dicembre 1981, Vincenzo Antoci, sindaco di Mistretta, in provincia di Messina, si rifiutò di collaborare con gli ufficiali delle forze armate nella notifica dei decreti ai proprietari terrieri per i sopralluoghi dei militari nell’area, dove erano previsti gli espropri per la realizzazione del mega poligono di tiro sui Nebrodi.

Il 10 gennaio 1982 si riunì a Comiso l’Assemblea Siciliana dei Comitati per la pace e il disarmo a cui parteciparono delegati di oltre un centinaio di realtà organizzate dell’isola. Date le divergenze politiche e strategiche tra le differenti anime del movimento, si giunse solo all’approvazione di un documento che affermava con genericità “l’impegno perché l’inizio dei lavori non avvenga”, pur ribadendo come “Comiso rappresenti lo snodo strategico del riarmo e della Pace”.

Il 6-7 marzo si tenne nei locali del Teatro Comunale di Comiso l’Assise nazionale dei Comitati per la pace sorti alla vigilia della manifestazione di Roma del 24 ottobre dell’anno precedente. Il 13 marzo a Livorno si tenne una manifestazione nazionale antimilitarista anarchica alla quale parteciparono 3mila persone.

Il 26 marzo venne assegnato l’appalto per l’abbattimento delle vecchie strutture dell’aeroporto “Magliocco” di Comiso. L’impresa assegnataria era l’Ici, un consorzio locale che ricevette 825 milioni di lire. Il 2 aprile giunsero a Comiso i primi tecnici della “General Dinamics”, impresa costruttrice dei missili Cruise.

Il 3 aprile 1982 il Consiglio comunale di Vittoria nella provincia di Ragusa, riunitosi in seduta straordinaria, dichiarò il territorio “zona denuclearizzata” come gesto di rifiuto di tutti i missili nucleari. Fu il primo comune siciliano a dichiarare la denuclearizzazione del proprio territorio, uno dei primi in tutta Italia.

Nei tre anni successivi furono dichiarati, nell’isola, “zona denuclearizzata” i comuni di Caronia (Me), Castelbuono (Pa), Castel di Lucio (Me), Fiumefreddo (Ct), Isnello (Pa), Lentini (Sr), Mistretta (Me), Monreale (Pa), Ramacca (Ct), Sambuca di Sicilia (Ag), San Cipirello (Pa), Santa Teresa di Riva (Me), Sciacca (Tp), Scordia (Ct), e l’intera provincia di Messina.

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