Proprio mentre Giorgia Meloni da Roma esibiva platealmente la propria esclusione dai negoziati sulle nomine Ue, i suoi alleati polacchi in Europa le preparavano la resa dei conti. Fino a pochi giorni fa la premier ha fatto tutto ciò che il Ppe poteva sperare da lei, e tutto ciò che invece gli ultraconservatori del Pis non tolleravano: ha sabotato matrimoni tra destre estreme e chiuso le porte dei Conservatori a Viktor Orbán. Non appena popolari, socialisti e liberali hanno siglato un accordo sulle nomine escludendo Meloni, la delegazione polacca le ha aperto la crisi politica in casa, e cioè nel gruppo dei Conservatori europei (Ecr).

«Massacrante»

In polacco l’espressione per dirlo è: «Taniec na grobie», ballare sulla sconfitta dell’avversario. Ma volendo usare le parole dello stesso capogruppo meloniano di Ecr, Nicola Procaccini: «Massacrante». Un «negoziato massacrante», come ha confidato lui a Domani a fine giornata, questo mercoledì. E pensare che quella del 26 giugno avrebbe potuto essere una pura formalità: in mattinata il gruppo Ecr doveva riunirsi per «costituirsi», come funziona qui a Bruxelles dopo le elezioni europee.

Invece prima la riunione è stata rinviata, poi si sono intensificati i negoziati tra italiani e polacchi, infine le due delegazioni hanno constatato che non era possibile nell’immediato siglare un accordo, e quindi l’incontro costitutivo è stato cancellato. Se ne parla la prossima settimana in un incontro in Sicilia, dove i Conservatori si riuniranno per le «giornate di studio» del gruppo: solo su questa versione, e sulla data del 3 luglio, Fratelli d’Italia e Pis convergono; ma proprio questa è una versione che potranno essere i fatti a smentire, visto che Mateusz Morawiecki questo giovedì è a Bruxelles, come pure la premier; la crisi viene discussa anche ad alti livelli.

Quel che è certo è che il Pis è riuscito a rinviare la costituzione del gruppo meloniano, aprendosi un varco di opportunità: nel frattempo la sodale Marine Le Pen potrà uscire galvanizzata dal primo turno delle elezioni francesi, Orbán si intratterrà coi suoi possibili alleati di Visegrad… E a Meloni toccherà questo giovedì presentarsi in Consiglio europeo infragilita persino dall’interno del suo stesso gruppo. Procaccini riferisce di un negoziato serrato – «massacrante» – sugli incarichi ma se davvero la posta in gioco fosse solo qualche poltrona, allora Meloni l’avrebbe pagata assai cara.

Non è un caso che l’assalto agli incarichi da parte degli ultraconservatori polacchi avvenga proprio nel momento di sconfessione pubblica della strategia europea di Meloni, e questo assalto ha cause ed effetti di strategia politica.

Una crisi politica

«Le divergenze rispetto a Meloni non sono una questione delle ultime ore ma semmai degli ultimi mesi», spiega a Domani Zdzisław Krasnodębski, ex vicepresidente dell’Europarlamento, che nel Pis si è distinto per il profilo intellettuale (come accademico ha insegnato anche negli Usa) e per la vicinanza al leader Jarosław Kaczyński. «Davvero in mattinata l’ipotesi che il Pis uscisse da Ecr era sul tavolo».

Per Krasnodębski la distanza tra gli ultraconservatori polacchi e Meloni è maturata anzitutto per una questione profonda di strategia politica: «La strategia della premier italiana è quella di appeasement verso il mainstream». Detta con nomi e cognomi, Meloni finora ha provato a venire a patti con Manfred Weber e col Ppe, a costo di «compiacerlo». Ma per il Pis «non è provando a sedurre il Ppe che verremo presi sul serio».

Negli scorsi mesi l’ex premier polacco Mateusz Morawiecki si è esposto anche pubblicamente per sostenere che Ecr dovesse accogliere Fidesz di Orbán, e neppure le divergenze sul dossier ucraino hanno increspato queste esibizioni di vicinanza, che l’ormai ex governo polacco e quello ungherese condividono da tempo, essendosi sempre sostenuti a vicenda in tema di violazioni dello stato di diritto. Morawiecki è andato oltre: assieme al premier ungherese ha pure organizzato eventi con il capolista del Rassemblement National alle europee.

«Bisogna unirsi e allargarsi, per essere presi sul serio», dice non a caso Krasnodębski, riferendosi a Orbán e a Le Pen come le possibili occasioni perse da Meloni. «Noi abbiamo voluto Fratelli d’Italia nei Conservatori quando ancora era una piccola delegazione, e poi è diventata grande. La premier non dovrebbe aver paura del fatto che il Rassemblement possa diventare un partner troppo ingombrante».

La leader zoppa

«Senza un gruppo forte alle spalle, che forza negoziale può avere Meloni con lo stesso Ppe?», chiede provocatoriamente Krasnodębski.

Dato che questo mercoledì Meloni stessa si è definita come esclusa dai giochi – parlando di una «conventio ad excludendum» contro il suo governo – pare in effetti che solo il Ppe possa al momento festeggiare. Lo smacco è grande, e Ursula von der Leyen – che rischia la sconfessione in aula e ha bisogno di ogni singolo voto – proverà ora a parlare con Meloni, dopo averla già accarezzata con una lettera al Consiglio che in tema di immigrazioni pare proprio una pacca sulla spalla consolatoria alla premier. Nel frattempo Antonio Tajani, che è del Ppe, insiste per tenere aperto lo spiraglio verso Ecr.

Ma il Pis intanto coglie il varco e passa al redde rationem, dopo mesi di tensioni e con Meloni che aveva pure fatto saltare uno spitzenkandidat polacco. Il 3 luglio i Conservatori tornano a discutere di incarichi. Procaccini riferisce che i due negoziatori del Pis hanno provato a ottenere il più possibile. In sostanza una presa del gruppo, visto che già adesso la leadership era condivisa. Fonti polacche parlano di ambizioni sul segretario generale e la tesoreria. Si tratta poi di far cadere il cordone sanitario in Europarlamento contro il Pis, visto che nel 2022 aveva giocato un ruolo. Meloni in questo frangente ha subìto uno smacco, e rischia di subirne a catena.

© Riproduzione riservata