La premier Giorgia Meloni non ha apprezzato il commento che la ministra spagnola per l’Uguaglianza, Ana Redondo, ha dedicato all’ultimo attacco del governo al diritto all’aborto inserito nel decreto Pnrr e imposto con la questione di fiducia. L’emendamento in questione prevede la possibilità di «avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità». 

Inserisce quindi esplicitamente un invito alle associazioni provita, cioè anti-scelta, ad entrare nei consultori, luoghi fondamentali per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza e in generale ai diritti sessuali e riproduttivi per le donne. 

«Varie volte ho ascoltato ministri stranieri che parlano di questioni interne italiane senza conoscerne i fatti. Normalmente quando si è ignoranti su un tema si deve avere almeno la buona creanza di non dare lezioni», ha detto la premier Giorgia Meloni all’Ansa, prima di recarsi al ricevimento del re Filippo dei Belgi a Bruxelles.

Meloni ha reagito alle parole della ministra Redondo che, su X, ha criticato l’apertura dei consultori alle associazioni provita: «Consentire le molestie organizzate contro le donne che vogliono interrompere la gravidanza significa minare un diritto riconosciuto dalla legge», ha scritto. Per Redondo «è la strategia dell’estrema destra: intimidire per annullare i diritti, per fermare l’uguaglianza tra donne e uomini». 

Ad aggiungersi alle sue dichiarazioni, sempre dalla Spagna, il discorso dell’ex ministra per le Pari opportunità, Irene Montero, secondo cui le misure della maggioranza «mettono a rischio la sicurezza di tutte le donne». Serve «sempre educazione sessuale per decidere, anticoncezionali per non abortire e aborto sicuro per non morire».

Anche l’omologa italiana, che però è ministra per la Famiglia, la natalità e solo infine per le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha risposto al commento di Redondo, suggerendo «ai rappresentanti di altri paesi di basare le proprie opinioni sulla lettura dei testi e non sulla propaganda della sinistra italiana, che si dichiara paladina della legge 194 ma non ne conosce il contenuto o fa finta di non conoscerlo, dal momento che contesta un emendamento che non fa altro che riprodurre alla lettera un articolo della legge sull’aborto in vigore da 46 anni».

E continua: «Leggi, emendamenti e relazioni ministeriali al Parlamento sono a disposizione di chiunque voglia consultarli prima di esternare, per evitare di farlo senza cognizione di causa».

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