La tedesca Claudia Buch alla vigilanza del settore bancario europeo, e la spagnola Nadia Calviño a guidare gli investimenti: questo è un ballo a due, nel quale la Germania sostiene la Spagna, e ovviamente la Spagna sostiene la Germania. Che dire della Francia, che si inserisce nel pas de deux? Solo l’Italia resta ai margini.

Il balletto delle nomine europee – che si tratti della Banca centrale europea (Bce) o della Banca europea degli investimenti (Bei) – si sta rivelando un valzer a due, con qualche intervento di pochi altri attori rilevanti. Il paese fondatore dell’Europa, governato dalle destre e guidato da Giorgia Meloni, fatica invece a prendere spazio.

E dire che ci sarebbe stato anche un italiano, Daniele Franco, in corsa per lo stesso posto al quale ambisce – a quanto pare con più supporto – Nadia Calviño.

Il tandem ispanotedesco

Questo mercoledì pomeriggio, la tedesca Claudia Buch ha ottenuto uno dei semafori verdi che sono necessari per poter esercitare il ruolo al quale lei – e la Germania con lei – ambisce: la presidenza del Consiglio di vigilanza della Banca centrale europea.

Buch, che attualmente è vicegovernatrice della Deutsche Bundesbank, e che il 13 settembre è stata nominata dalla Bce, ha ottenuto una maggioranza di voti favorevoli all’interno della commissione Affari economici e monetari (Econ) dell’Europarlamento; servirà anche l’approvazione della plenaria a ottobre, e Buch in commissione ha ottenuto un margine stretto (29 sì, 26 no, 2 astensioni) ma l’ok non era scontato. Tra gli eurodeputati c’era chi aveva meditato il blocco e avrebbe preferito la competitor spagnola di Buch, Margarita Delgado. Ma ora proprio dal successo di Buch dipende indirettamente una conquista per la Spagna.

L’accordo tacito è infatti che la Germania, messa in salvo la Bce per Buch, garantisca supporto a Nadia Calviño, vicepremier e ministra dell’Economia del governo Sánchez.

Il margine meloniano

In lista per contendersi la leadership Bei c’è anche la commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager, che sul finire del suo secondo mandato ha congelato la delega per concorrere alla guida della Bei.

A maggior ragione con i progressi sulla nomina di Buch, il governo socialista tedesco sosterrà però la vicepremier – anche lei socialista – spagnola per la Bei. Anche Parigi ha fatto intendere una preferenza per Calviño. E se già è in bilico Vestager, che dire del nome italiano? Daniele Franco, ex ministro del governo Draghi, è passato da possibilità flebili a chance quasi nulle. Il fatto è che il duo francotedesco si parla e decide e quanto alla Spagna, pare che persino con un Sánchez bis ancora da sancire sia più incisiva di palazzo Chigi.

Non significa che gli italiani non trovino incarichi europei: Ursula von der Leyen ha da poco reso noto l’incarico sulla competitività per Mario Draghi, mentre Enrico Letta ha avuto assegnato un report sul mercato unico. In area meloniana si grida al complotto: «Attenzione!», twitta Francesco Giubilei, l’ex consigliere di Sangiuliano, presidente di Nazione Futura. «Le nomine di Di Maio a rappresentante per il Golfo Persico, di Draghi e di Letta sono tentativi di Bruxelles di commissariare il governo».

La citazione di Di Maio risulta particolarmente paradossale, visto che il suo nome indicato da Draghi è stato scelto dalla Ue quando già c’era Meloni al governo. Chi è causa della propria ininfluenza pianga se stesso.

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