E’ la giornata dell’”escalation del terrore” quella di ieri in Ucraina. Inutile domandarsi per chi suona la campana: ieri la campana dell’orrore ha suonato per tutti noi, per le coscienze di tutti gli esseri umani, perché le forze di Kiev nella periferia della capitale si sono trovate di fronte a una nuova Srebrenica nelle pianure ucraine. Cadaveri trovati per strada e forti sospetti di fosse comuni scavate nella città di Bucha, in seguito alla rapida ritirata delle forze militari di Vladimir Putin.

Ora le parole del presidente americano, Joe Biden (“He is a butcher, è un macellaio”) risuonano con un significato diverso e spengono molte polemiche inutili: ancora una volta l’intelligence della Casa Bianca aveva visto in anticipo le mosse del Cremlino e aveva diretto la comunicazione del presidente diretta alle opinioni pubbliche occidentali.

La strategia di Biden si è dimostrata una volta di più quella giusta rispetto alle eccessive prudenze e cautele europee: graduale nelle risposte, ma pronta a alzare l’asticella del confronto con Mosca senza chiarire in modo troppo definitivo le linee rosse da non varcare per lasciarsi le mani libere e non ripetere i tragici errori siriani dell’ex presidente Barack Obama.

Il Tribunale dell’Aja

The lifeless body of a man with his hands tied behind his back lies on the ground in Bucha, Ukraine, Sunday, April 3, 2022. Associated Press journalists in Bucha, a small city northwest of Kyiv, saw the bodies of at least nine people in civilian clothes who appeared to have been killed at close range. At least two had their hands tied behind their backs. (AP Photo/Vadim Ghirda)

Ed ecco che anche la promessa di fornire i carri armati al presidente Zelensky , in questo quadro di massacri indiscriminati di civili, risponde a un altro scenario geopolitico dove, dopo quanto è accaduto, probabilmente si avvicina sempre di più l’ipotesi di un intervento del Tribunale dell’Aja per i crimini di guerra e il mandato di arresto internazionale per chi ha ordinato o permesso le stragi.  

Il quadro è cambiato rapidamente: dopo l'orrore dei civili torturati e giustiziati a Bucha, l'Unione europea si prepara a varare nuove sanzioni contro la Russia e nuovi sostegni finanziari e forse militari all'Ucraina, ha detto il presidente del Consiglio europeo, il belga, Charles Michel, in accordo con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ex ministro della Difesa nel governo Merkel.

Anche il segretario del Pd, Enrico Letta, è uscito allo scoperto e ha chiesto al governo l'embargo completo sulle forniture di petrolio e gas proveniente dalla Russia, sapendo che la sua posizione scatenerà le reazioni di tutti coloro che finora hanno vissuto pericolosamente sul crinale del né con l’uno né con l’altro, in uno dei paesi dove il partito filo-Putin è tra i più forti in Europa.

Ma le crude immagini di Bucha cancellano tutti gli spazi di ambiguità che finora sono stati tollerati. La risposta al terrore indiscriminato, alla macelleria sulle strade di Kiev, non può che essere unitaria ed europea, corale e senza ammiccamenti di sorta.

Le forze sovraniste e populiste che hanno flirtato a lungo con il Cremlino negli anni passati devono uscire allo scoperto e prendere posizione di condanna per quanto è avvenuto alla periferia della capitale ucraina. Come spesso accade nei conflitti, c’è un prima e un dopo, un momento di svolta dove le cose sul terreno non sono più tollerabili e gli errori di valutazione passati chiedono un cambio di passo internazionale e il riconoscimento dei propri errori politici.

 La reazione italiana

Non a caso il premier, Mario Draghi, che si è speso in solitaria per l’ingresso di Kiev nella Ue e che ha evitato nei primi giorni del conflitto di andare alla corte dello zar dove c’era la fila di presunti mediatori, ieri ha avuto parole nette di fronte ai fatti di Bucha.

«Le immagini dei crimini commessi a Bucha e nelle altre aree liberate dall’esercito ucraino lasciano attoniti. La crudeltà dei massacri di civili inermi è spaventosa e insopportabile.  Le autorità russe devono cessare subito le ostilità, interrompere le violenze contro i civili, e dovranno rendere conto di quanto accaduto. L’Italia condanna con assoluta fermezza questi orrori, e esprime piena vicinanza e solidarietà all’Ucraina e ai suoi cittadini», ha detto il premier.

Per la Ue è giunta l’ora di prendere su di sé il peso di scelte corali e responsabili. Non si potrà voltarsi dall’altra parte come a Srebrenica, al tempo del genocidio dei musulmani bosniaci nel 2005 da parte delle milizie serbe guidate da Ratko Mladić.

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