Il dipartimento a palazzo Chigi è tra quelli meno visibili e potenti, ma resta un ottimo approdo per compagni di partito, amici di vecchia data e qualche storico collaboratore. Il ministro per la Politiche del mare e della protezione civile, Nello Musumeci, ha infatti provveduto a dotarsi di un ampio staff tra consulenti esterni e profili assunti negli uffici di diretta collaborazione.

Uno degli ultimi innesti è Salvatore – per tutti Totò – Cordaro, volto noto della politica siciliana ed ex assessore al Territorio e all’ambiente della regione Sicilia nell’ultima giunta Musumeci. Cordaro figura tra i collaboratori del ministro a titolo gratuito nella lista di palazzo Chigi. Solo che dal 26 aprile ha sottoscritto un contratto a tempo (scade a dicembre 2023) all’interno della struttura di missione per le politiche del mare. La remunerazione annua ammonta di 45mila euro.

L’amico Totò

L’incarico consiste, come si legge dall’atto ufficiale, «nell’attività di studio, analisi, ricerca e contributo alla stesura del Piano del mare con riferimento, in generale, al demanio marittimo e al diritto dell’ambiente e, nello specifico, alle medesime materie in rapporto agli altri settori di riferimento del Piano».

Cordaro vanta una conoscenza decennale con il ministro: la prima elezione nell’assemblea regionale siciliana risale al 2008 nelle liste dell’Udc. Quattro anni dopo si è candidato con il movimento Cantiere popolare, a sostegno – ça va sans dire – di Musumeci alla presidenza. In quel caso aveva vinto il centrosinistra con Rosario Crocetta.

Nel 2017 il riscatto di Musumeci, che ha conquistato la guida della regione e ha inserito in giunta Cordaro. Al termine del mandato, dopo una lunga militanza nell’Udc, ad agosto dello scorso anno, “Totò” è passato con Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni lo ha accolto a braccia aperte. E il legame politico con Musumeci è proseguito.

Che il ministro avverta una certa saudade della terra natia, è storia nota. Così fa di tutto per lenirla e avere intorno a sé volti amici. Come capo segretaria ha voluto Alessia Trombino, che aveva ricoperto lo stesso durante la sua presidenza in regione. La fedelissima collaboratrice, nel corso del mandato a palazzo d’Orleans, ha ricoperto anche altri ruoli: è stata nominata presidente del consorzio autostrade siciliane e commissaria liquidatrice della società terme di Acireale. Il trasloco a Roma le ha garantito un compenso complessivo di 100mila euro all’anno.

Comunicazione amica

Il capo ufficio stampa è invece Carmelo Briguglio, ex deputato di Alleanza nazionale, eletto per la prima volta nel 2001 e a Montecitorio per dodici anni consecutivi. Anche in questo caso il sodalizio con Musumeci è di vecchia data: hanno condiviso addirittura la militanza nel Msi. Le strade si sono divise per poco. Briguglio ha seguito Gianfranco Fini nella disastrosa esperienza di Fli.

Ma i due si sono ritrovati nel 2015, quando l’ex parlamentare ha aderito al movimento siciliano, Diventerà bellissima, fondato proprio da Musumeci in vista delle elezioni del 2017. Durante gli anni della giunta, Briguglio è stato capo della segreteria particolare dell’assessore regionale ai Beni culturali. Con la vittoria di Fratelli d’Italia è tornato nei palazzi romani, sebbene con un ruolo tecnico che gli vale un compenso di 100mila euro all’anno.

A fare da portavoce al ministro c’è invece Silvia Cirocchi, già collaboratrice negli ultimi mesi della giunta Musumeci in Sicilia. Cirocchi è anche moglie di Gianni Alemanno, l’ex sindaco di Roma tornato in auge negli ultimi mesi, che con l’attuale ministro del Mare ha condiviso un bel pezzo di cammino politico.

La passione per i giornalisti ha portato il titolare del dipartimento a palazzo Chigi a volere tra i consulenti – in questo caso a titolo gratuito – anche Lucio Caracciolo, esperto di politica estera, e direttore di Limes, rivista di approfondimento sulla geopolitica.

Insomma, finora il ministro non ha brillato di luce propria, a causa di deleghe deboli. Si è distinto per qualche uscita infelice, come quando ha dichiarato che «il governo non è il bancomat» della ricostruzione in Emilia-Romagna. Le indiscrezioni lo danno tra quelli in bilico in caso di un rimpasto. Si pensa a un trasloco soft, in Europa, con la scusa di trovare un nome di peso nella circoscrizione Isole. Vada come vada, intanto si è circondato di amici e fedelissimi.

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