La manovra ha centrato un primo obiettivo: unire mondi diversi sotto l’ombrello del malcontento, spaziando dal mondo del volontariato ai rappresentanti delle compagnie aeree low cost. Fino ad arrivare ai settori della libera professione e allo sport, che pure il governo Meloni diceva di voler sostenere. «Non sono felice. Lo sport rischia sempre di rimanere un po’ più indietro rispetto al resto del Paese», ha ammesso il ministro dello Sport, Andrea Abodi, esprimendo il proprio parere sulla legge di Bilancio.

Il primo vero provvedimento economico dell’esecutivo, firmato dalla premier e dal ministro Giancarlo Giorgetti, ha dunque alimentato schiere di scontenti con insoddisfazioni che hanno favorito l'annuncio della mobilitazione da parte dei sindacati. La legge di Bilancio cingolata del governo Meloni passa insomma sopra ogni richiesta. E la museruola al dibattito in parlamento rende tortuosa la strada per eventuali modifiche. Si vedrà cosa uscirà fuori martedì prossimo, quando è stato fissato il termine per gli emendamenti.

Manovra senza visione

L’ufficio parlamentare di Bilancio, seppure con toni felpati, ha parlato di una manovra «improntata a un’ottica di breve periodo, con interventi temporanei e frammentati». Manca una visione. Tanto che per l’economia italiana diventa cruciale «la piena attuazione del Pnrr». Il Piano può dare una spinta al Pil superiore al 2,3 per cento. Un’impostazione condivisa dalla Corte dei Conti, altrettanto severa nel giudizio. Le prospettive di crescita, osservano i magistrati contabili, sono legate alla realizzazione del Pnrr «non risaltando dalla nuova programmazione di bilancio misure di stimolo altrettanto innovative e in grado di competere con il dispositivo europeo di ripresa e resilienza». Anche perché la parte degli investimenti è legata mani e piedi al progetto propagandistico del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini: il ponte sullo Stretto.

La Corte, di fronte alle commissioni di Camera e Senato, ha parlato di un provvedimento «sbilanciato» sull'opera agognata dal leader della Lega. Per il resto ci sono «interventi minori, con impatti limitati sul sistema economico per via della spiccata localizzazione». E se gli organismi indipendenti analizzano i dati in una logica numerica, le organizzazioni di categoria calano nel mondo reale le mancanze del governo Meloni, che pure aveva promesso mari e monti a chiunque.
Nel popolo delle partite Iva, spesso vicino alle posizioni della destra, prevale l’amarezza. «Un esempio su tutti è il rinnovo dell’Iscro, indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa (la cosiddetta disoccupazione per i lavoratori autonomi, ndr), misura assolutamente inutile», ha osservato Emiliana Alessandrucci, presidente del Colap, il coordinamento delle libere professioni. La misura è stata confermata nel testo finale con ritocchi minimi: potranno beneficiare del sussidio solo le Partite Iva che hanno fatturato meno di 12mila euro dimostrando di aver subito una perdita del 70 per cento rispetto agli introiti dell’anno precedente.

Cari voli

Le misure dell’esecutivo impattano, ancora una volta, sul trasporto aereo con un aumento della tassazione che è destinato a ripercuotersi a sua volta sui passeggeri. È prevista la possibilità di incrementare l’addizionale comunale «applicabile ai passeggeri in partenza dagli aeroporti italiani», denuncia l’Aicalf, associazione italiana delle compagnie low cost. Nel dettaglio «le addizionali d’imbarco sono oneri imposti ai passeggeri, che vengono raccolti dalle compagnie aeree trasferendo gli importi sulle tariffe al consumatore», dice Alessandro Fonti, presidente dell’associazione. E, aggiunge, «l’Italia è già uno dei paesi con la tassazione più elevata sui biglietti aerei e con questa manovra si aumenterebbe il costo del biglietto per i passeggeri». Il risultato? Dal 2024 i voli diventeranno più cari. Il senatore del Pd, Daniele Manca, ha presentato un emendamento al decreto Anticipi per prevedere che la ripartizione sia almeno una effettiva garanzia per le casse dei Comuni. E sulla stessa falsariga si colloca una proposta firmata dalla Lega con la senatrice Daisy Pirovano. Resta, però, intatto il balzello.
A sottolineare altre stonature fiscali sulla manovra, poi, ci sono i costruttori, attraverso l’Ance, che ha evidenziato «l’innalzamento dall’8 per cento all’11 per cento delle ritenute sui bonifici che i cittadini fanno alle imprese per i lavori sulle proprie abitazioni, oltre l’aumento della cedolare sugli affitti brevi e l’aumento del prelievo sugli immobili esteri». Interventi che producono un effetto: l’incremento della tassazione sulla casa.

Infelici e scontenti

Dai settori produttivi ai dipendenti pubblici, il coro di no è unanime. Le risorse per i rinnovi dei contratti agli statali sono distribuite un po’ a casaccio. «Se i rinnovi dei contratti non sono adeguati, quantomeno riduciamo le sperequazioni di retribuzioni complessive all’interno della medesime aree dirigenziali», suggerisce Tiziana Cignarelli, segretaria generale della Confederazione dirigenza pubblica (Codirp).

L’associazionismo non se la passa meglio. Dopo essere stato ignorato nell’attuazione del Pnrr, la legge di Bilancio non si preoccupa di sostenere il terzo settore. Un vuoto che riguarda il contrasto alla povertà. Manca il «rafforzamento dell’assegno di inclusione per il contrasto alla povertà, alla previsione di una copertura finanziaria iniziale per garantire i diritti sociali in tutte le Regioni in vista dell’attuazione dell’autonomia differenziata», commenta la presidente del forum del terzo settore, Vanessa Pallucchi. A chiudere il cerchio la galassia del libro. Spicca, infatti, «l’assenza di interventi in legge di Bilancio a sostegno della domanda di lettura, del diritto allo studio e dell’intera filiera del libro», annota Innocenzo Cipolletta, presidente dell’associazione editori. A conferma della solita cenerentola, la cultura. Che, mal comune mezzo gaudio, si trova in nutrita compagnia.
 

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