La Corte dei conti ribadisce in un nuovo documento che l’allungamento della concessione statale all’Anas scade nel 2032 e non è prolungabile di venti anni, ma Anas e Fs invece di ottemperare a questa indicazione tirano dritto. Considerano la proroga come acquisita e approvano i rispettivi bilanci 2021 conteggiando gli effetti positivi che essa incorpora e sulla base di questo presupposto irrealistico registrano un utile di 193 milioni di euro la capogruppo Fs, meno di 200 mila euro la controllata Anas.

A questo punto siamo a un muro contro muro tra pezzi dello stato, da una parte due società pubbliche possedute per intero dal ministero dell’Economia e spalleggiate di fatto dal ministero delle Infrastrutture e dall’altra un’istituzione autorevole, la Corte dei conti.

La contrapposizione trae origine da un’operazione che risale a quattro anni fa. Nonostante tutte le perplessità manifestate da più parti, i due amministratori del tempo, Renato Mazzoncini Fs e Gianni Armani Anas, hanno deciso di incorporare Anas nelle Fs.

Siccome uno dei pochi vincoli che il parlamento aveva fissato per concedere il via libera era che l’operazione avvenisse a costo zero per il bilancio pubblico, per far quadrare i conti si sono inventati il prolungamento della concessione statale all’Anas di venti anni, dal 2032 al 2052, proroga che in realtà non c’era e tuttora non c’è.

Il nodo dei bilanci

Sulla base di questo presupposto Fs e Anas hanno approvato negli anni successivi i loro bilanci ignorando  le raccomandazioni alla prudenza dell’Avvocatura generale dello Stato e gli avvertimenti di chi metteva in dubbio la liceità della loro condotta.

Per rimettere le cose al loro posto l’Anas avrebbe dovuto svalutare il suo patrimonio di un importo di circa 1 miliardo e mezzo di euro con una scelta che avrebbe avuto ovviamente effetti vistosi anche sul bilancio della capogruppo Fs e sull’intera fusione Anas-Fs.

Per anni le due società si sono rifiutate di imboccare questa via lasciando che il bubbone diventasse sempre più grosso e anche i nuovi amministratori, Luigi Ferraris delle Fs e Aldo Isi dell’Anas, non hanno cambiato rotta.

L’anno passato il ministero delle Infrastrutture guidato da Enrico Giovannini ha provato con il decreto Infrastrutture ad assecondarli tentando di risolvere a modo suo la faccenda. Invece di sollecitare le due società a imboccare la via lineare della svalutazione, il ministero ha di fatto incoraggiato i propositi elusivi delle due società con una toppa che si è rivelata peggiore del buco.

Il ministero ha introdotto all’Anas una sorta di separazione contabile sulla scorta di quel che è stato fatto a suo tempo alle Poste e alla Rai, mettendo da un lato la parte sostenuta dai contributi statali e dall’altro la quota degli incassi a mercato. Lo stesso ministero ha inoltre deciso di costituire una newco Anas, una specie di Anas numero 2, per la gestione delle autostrade statali a pedaggio.

L’alt della Corte dei conti

Fin da subito l’operazione è stata considerata insufficiente dal magistrato della Corte dei conti interno all’Anas, Pino Zingale, che nella relazione annuale sulla società pubblica delle strade ha scritto chiaro che «la norma (il decreto Infrastrutture del governo ndr) non appare risolutiva del problema in quanto non ha inciso sul tema critico della prorogabilità dell’attuale concessione».

Lo stesso concetto è stato autorevolmente ribadito il 7 aprile nel corso dell’audizione dei magistrati della Corte al ministero delle Infrastrutture a proposito della relazione sul rendiconto generale dello stato dell’esercizio finanziario 2021.

Nel documento finale i magistrati contabili rivolgono sei quesiti al ministero, ripetono che la newco Anas per la gestione delle autostrade a pagamento «non supera il problema della improrogabilità della concessione all’Anas» e quindi chiedono «se e come Anas-Fs abbia provveduto alla svalutazione a bilancio del valore della concessione… e se e come la capogruppo Fs abbia provveduto alla corrispondente svalutazione della partecipazione detenuta in Anas».

La risposta implicita di Fs e Anas è stata l’approvazione dei loro rispettivi bilanci come se niente fosse. Le Fs nella loro relazione al documento hanno addirittura precisato di «aver ritenuto opportuno verificare nuovamente la recuperabilità dell’importo di iscrizione della partecipazione tramite test di impairment che non ha evidenziato perdite durevoli di valore».

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