Sul disegno di legge Concorrenza hanno vinto un po’ tutti. Il provvedimento ha ricevuto ieri il via libera in commissione Industria al Senato e arriverà in aula lunedì, dove verrà approvato il giorno stesso, nel pieno rispetto dei termini chiesti dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, alla presidente di palazzo Madama Maria Elisabetta Casellati.

I partiti hanno infatti trovato l’accordo sulla messa a gara delle concessioni balneari, l’ultimo dei problemi che era rimasto da risolvere ai partiti per mandare in assemblea il testo.

L’unico punto fermo è la possibilità di rinviare la messa a gara delle concessioni fino a fine 2024, un anno oltre al primo termine stabilito, per «ragioni oggettive». L’altro elemento su cui si erano concentrate le critiche del centrodestra erano le norme che regoleranno gli indennizzi per gli imprenditori che dovessero perdere le concessioni dopo la loro messa a gara. La questione è stata rimandata a future scelte del governo. Una decisione definita «naturale» da Mario Draghi, che ieri in conferenza stampa ha detto di essere «più sereno dopo aver raggiunto l’accordo».

Palazzo Chigi dovrà normare la materia entro sei mesi dall’approvazione del disegno di legge. Il via libera definitivo arriverà però non prima di settembre, considerato che il ddl deve ancora passare alla Camera, dove pure si preannunciano tensioni su temi delicati come la riorganizzazione del settore dei taxi, gli Ncc e le infrastrutture digitali.

Gli indennizzi

Sarà dunque Draghi a decidere chi avrà diritto a chiedere le compensazioni: per ora, il paletto che appare più probabile sembra quello dell’esercizio «in regola». Ma la definizione resta piuttosto vaga. Il governo rinvia la definizione puntuale dei dettagli tecnici alla stesura dei decreti attuativi, ma sembra che la discriminante possa essere quella dell’edilizia, quindi la certezza che l’imprenditore non abbia compiuto o abbia regolarizzato eventuali abusi edilizi. L’accordo consegna a Draghi una delega in bianco, a cui molti parlamentari paladini delle ragioni dei balneari, che in alcuni sono a loro volta proprietari di stabilimenti, guardano con preoccupazione.

«Sono sicuro che non si sveneranno per gli imprenditori», dice il deputato versiliese Riccardo Zucconi di Fratelli d’Italia. «I paletti sugli indennizzi sono inutili, bisognava impegnarsi per non far arrivare la situazione a questo punto».

Da Forza Italia, il senatore Massimo Mallegni, il cui padre possiede uno stabilimento, dice che «la guerra ancora non è finita» e che il «partito delle tasse e della distruzione del turismo e delle imprese» è sempre in agguato. Sulla stessa lunghezza d’onda Umberto Buratti, deputato Pd e candidato sindaco a Forte dei Marmi, dove possiede il Bagno Impero. «Ora viene la fase più delicata che richiederà grande impegno da parte del governo», e chiede «criteri giusti e oggettivi per quantificare gli indennizzi e tutelare gli imprenditori».

Il rinvio dei termini

Nonostante i balneari temano per le decisioni di Draghi, possono contare sul centrodestra. Il presidente del Consiglio ha ottenuto il potere decisionale sui dettagli relativi alle condizioni di indennizzo, ma ha dovuto concedere il rinvio delle gare.

Un compromesso che dovrà anche giustificare con Bruxelles, che contava sull’avvio delle nuove assegnazioni entro il 2024: tuttavia i buoni rapporti di Draghi con i vertici dell’Unione europea possono facilitare un accordo politico che eviti la procedura d’infrazione nei confronti di Roma. Forza Italia guarda già più lontano, la chiave di lettura si trova nelle dichiarazioni di Mallegni: «Ricordo che avendo ottenuto uno spostamento di fatto al primo gennaio 2025, avremo anche tutto il tempo di vincere le elezioni politiche del 2023 e allora riusciremo a migliorare ancora di più le cose», dice il senatore toscano. Una rassicurazione che mette le cose in chiaro per i balneari: Draghi potrà pure definire tutti i dettagli degli indennizzi, ma prima che le gare partano davvero c’è tutto il tempo per eleggere un governo di centrodestra che possa tentare di ristabilire lo status quo.

Rafforza il concetto Gilberto Pichetto Fratin, il sottosegretario del ministero dello Sviluppo economico di Forza Italia che ha gestito la mediazione tra i partiti della maggioranza per trovare l’accordo sul testo. Pichetto sottolinea i «vincoli importanti» che il compromesso imporrà al governo nella definizione dei paletti per gli indennizzi: «L’omogeneità dei criteri, la tutela della microimpresa, la valorizzazione dell’esperienza imprenditoriale e le clausole sociali di salvaguardia occupazionale, oltre alla valorizzazione di quanto c’è di inamovibile» negli stabilimenti.

Ma il sottosegretario sottolinea anche come l’accordo dia tempo sufficiente perché possano essere fatti tutti gli aggiustamenti del caso: «Intanto, abbiamo garantito 30 mesi».

Insomma, il testo, che è una delle riforme abilitanti per l’ottenimento dei fondi del Pnrr, gioca su un nuovo rinvio delle gare: un compromesso inevitabile per gli uni, un’occasione che lascia aperto l’esito finale della vicenda per altri.

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