Domani Marco Marsilio e la coalizione di centrodestra affronteranno lo scoglio delle regionali in Abruzzo. Un sfida che, con il passare delle ore, appare sempre più complicata. Forse anche per questo la giunta uscente ha deciso dieci giorni fa, di intervenire in un settore chiave della politica regionale: la sanità. E ha nominato Pierluigi Cosenza, manager in quota Lega per Salvini, direttore dell’agenzia sanitaria regionale.

In realtà non si tratta di una nuova nomina, ma di una riconferma. Caldeggiata direttamente dall’assessora alla Sanità, Nicoletta Verì, ricandidata al consiglio regionale nella lista del presidente dopo aver abbandonato proprio la Lega.

La lettera

Lo ha fatto con una lettera, datata il 20 febbraio, indirizzata al direttore del dipartimento salute della regione, Claudio D’Amario, e di cui Domani è in possesso.

«Valutata la necessaria continuità delle attività in essere, considerato anche il cronoprogramma concordato con i tavoli ministeriali, fortemente volute e ottenute dalla presente compagine politica, sono a chiederti di voler provvedere alla proroga dell’incarico in essere», si legge nella missiva.

Una mossa che sicuramente è stata concordata all’interno della coalizione, che sul tema appare compatta nonostante le tensioni continue tra Lega e FdI (o forse la conferma è servita proprio a stemperare queste tensioni). Ma anche una per blindare una casella chiave della futura amministrazione regionale. Soprattutto nell’ipotesi di una sconfitta alle elezioni della maggioranza uscente.

Il dirigente

Cosenza, 68 anni, già primario all’ospedale San Salvatore dell’Aquila, è un profondo conoscitore della sanità abruzzese, è passato attraverso diversi incarichi nelle giunte di ogni colore e, da qualche tempo, ormai, è stato illuminato sulla via di Pontida, sia in qualità di collaboratore della stessa assessora, Nicoletta Verì, nella task force di esperti sul coronavirus. 

Sia, soprattutto, come fedelissimo e coordinatore dell’ufficio politico del segretario regionale della Lega, l’allora deputato Luigi D’Eramo, oggi sottosegretario di stato al ministero dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste nel governo Meloni.

La riconferma è stata ufficializzata il 29 febbraio scorso con una delibera della giunta regionale che ha prorogato l’incarico, conferito nel 2021 a Cosenza, «per la durata massima consentita dalla normativa vigente, ovvero due anni senza soluzione di continuità e comunque non eccedente il limite ordinamentale per il collocamento a riposo», si precisa nell’atto.

Già, perché in teoria Cosenza dovrebbe essere collocato in pensione. Ha più di 65 anni e l’articolo 15 della legge n. 421 del 23 ottobre 1992, stabilendo il limite massimo di età per il personale della dirigenza medica e per la cessazione dei rapporti convenzionali, dispone che «il limite massimo di età per il collocamento a riposo dei dirigenti medici e del ruolo sanitario del Servizio sanitario nazionale, ivi compresi i responsabili di struttura complessa, è stabilito al compimento del sessantacinquesimo anno di età».

Non ho l’età

Ma c’è un’eccezione di legge che conferma la prassi. È il caso in cui, su istanza dell’interessato, tale termine può maturare al quarantesimo anno di servizio effettivo, e non in base all’età.

Il manager ha confermato a Domani di aver fatto richiesta quattro anni fa di poter prolungare la carriera. Tuttavia, il limite massimo di permanenza non può superare il settantesimo anno di età, così dice la legge.

Non solo, Cosenza è stato imputato per falso ideologico nell’ambito della Tangentopoli nella Sanità abruzzese, insieme all’allora presidente regionale Ottaviano Del Turco, con le iniziali accuse di associazione per delinquere e corruzione contestate all’ex segretario del Psi che poi sono state ridimensionate dalla Cassazione. Quando gli chiediamo come si sia conclusa quella vicenda, il manager risponde che è stato assolto in appello.

Rimane però un’ombra sul suo curriculum: una cartella dell’Agenzia delle entrate che Domani ha visionato e che risale al 2010. Un’ordinanza di sequestro conservativo dalla cui lettura si evince che Cosenza è stato condannato, in solido insieme ad altri, al pagamento di 30 milioni di euro di risarcimento in favore della regione Abruzzo e di tre Asl regionali, «con provvedimento divenuto definitivo soltanto in data 07/07/2010 con l’ordinanza del tribunale che, a seguito di rinvio da parte della Corte di Cassazione, ha confermato il sequestro conservativo».

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