La capacità di gestione del potere è fuori di dubbio. La ministra Marina Elvira Calderone fa sfoggio del suo proverbiale equilibrismo per evitare scontri e portare sotto la propria egida, e quella dei suoi fedelissimi varie funzioni e competenze. Mentre, tra mille problemi e centinaia di morti sul lavoro come quelle della centrale Enel di Suviana, la titolare del Lavoro si adopera nello spostamento delle pedine. Le misure sulla sicurezza possono attendere, annacquate nel maxi-decreto Pnrr in esame alla Camera.

L’ultimo caso è quello di Vincenzo Caridi, direttore generale dell’Inps uscente, che diventerà il capo dipartimento per le politiche previdenziali, ruolo occupato ad interim da Danilo Giovanni Festa. Si tratta di un centro di potere cruciale. La decisione è presa, va solo bollinata. Caridi è molto stimato da Calderone: «Avrebbe voluto confermarlo all’Inps grazie al buon rapporto instaurato dal dirigente con Fratelli d’Italia», confermano fonti ministeriali a Domani. La nomina all’istituto risale all’era Tridico. Ma ci sono interessi da salvaguardare.

Nomine&potere

E così Calderone lascerà Caridi al suo fianco, in altre vesti, senza addentrarsi nella battaglia per la direzione generale dell’Inps. In questa corsa resta favorita Valeria Vittimberga, sponsorizzata dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, in netto vantaggio su Vincenzo Damato, caldeggiato dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida dietro l’impulso del componente del cda, Fabio Vitale. Intanto Antonio Pone dovrebbe assumere l’incarico di dg facente funzione. Sperando di diventare il terzo incomodo.

Calderone, quindi, si è chiamata fuori dallo scontro all’istituto. Ha capito che avrebbe avuto tutto da perdere. E non è nella sua indole, vista la resilienza di fronte alle leve del potere, meccanismo che le è ben noto. Non a caso è stata al comando del consiglio nazionale dei consulenti del lavoro per decenni. E ha ceduto il timone del comando solo al suo consorte, Rosario De Luca. Senza batter ciglio sulle accuse e i sospetti di conflitti di interessi. Insoddisfatta della narrazione sul suo conto, ha intanto cambiato il portavoce, puntando sull’esperto Marco Ventura al posto di Ignazio Marino.

In precedenza, aveva provveduto a sistemare il fedelissimo Massimo Temussi alla direzione generale delle politiche attive, che ha assunto di fatto le funzioni della vecchia Anpal. E non solo. «Sotto la gestione Calderone c’è stata la proposta di portare l’ispettorato del lavoro sotto il controllo del ministero», ricorda a Domani il magistrato, ex capo dell’Ispettorato del Lavoro, Bruno Giordano, sottolineando l’ennesimo gioco di pedine. «Certo», prosegue Giordano, «l’ipotesi non è stata praticata, ma fa comunque trasparire una certa confusione. L’ispettorato è un’agenzia, ha una sua autonomia, relativa anche all’attività investigativa. Non dipende dagli indirizzi politici».

Tragica realtà

Solo che, prima o poi, la realtà presenta il conto e talvolta in maniera tragica come la strage della centrale di Suviana, dove ieri sono stati trovati altri due corpi facendo salire a cinque il numero delle vittime. Il pm, nelle ultime ore, ha annunciato che «sono in corso accertamenti sui subappalti», mentre il presidente della Cei, Matteo Zuppi, ha rilanciato: «La sicurezza non è un lusso, ma un dovere».

E, sebbene le responsabilità siano stratificate da decenni, l’attuale governo non ha brillato sul punto. Il pacchetto sicurezza, lanciato con grande risalto mediatico dopo la tragedia di Firenze al cantiere Esselunga, è un solo un piccolo pezzo del decreto Pnrr quater, in fase di conversione a Montecitorio.

Le misure, come la patente a crediti delle imprese, sono introdotte con posticipo incorporato. Nella versione iniziale del testo, la novità sarà esecutiva solo da inizio ottobre. Le norme non erano così stringenti nemmeno sugli appalti, salvo che durante l’iter di conversione in commissione, c’è stata una parziale stretta con l’equiparazione economica e normativa per appalti e subappalti. Un ripensamento imposto dalle vittime di Suviana, che ha favorito la partenza del gruppo di lavoro sulla sicurezza sul lavoro, voluto dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e presieduto dal sottosegretario Francesco Paolo Sisto.

«C’è un proliferare di commissioni che serve a poco. Sarebbe opportuno convocare gli stati generali della sicurezza sul lavoro, convocando tutte le parti interessati. La ritengo un’urgenza ora che siamo nel pieno del momento in cui si avanza con il Pnrr con l’Italia piena di cantieri che aprono», spiega Chiara Gribaudo, deputata del Pd e presidente della commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro.

C’è tanto movimento nel governo, che sembra un girare su se stessi: il governo è di fatto fermo al punto di partenza. Giordano ricorda ancora: «Non si è data esecuzione all’accordo sulla formazione stipulato con la conferenza Stato-regioni, che definisce il perimetro delle attività di formazione. Questo crea disorientamento nelle imprese, inclusi gli enti pubblici che sono i principali datori di lavoro». Sempre in materia di formazione, la maggioranza ha mostrato disattenzione di fronte a una proposta presentata alla Camera dalla capogruppo del Movimento 5 stelle in commissione Lavoro, Valentina Barzotti, per l’istituzione dell’insegnamento a scuola della materia.

Fratelli d’Italia aveva in gran parte fatto proprio il contenuto del testo. «Alla fine però è passato il testo del governo che ha riscritto quello di FdI, inserendo tale insegnamento dentro il più ampio percorso di educazione civica, senza destinargli un euro», osserva Barzotti. Insomma, incalza l’esponente del M5s, si è arrivati «all’ennesima misura spot, così non andiamo da nessuna parte». Almeno sulla sicurezza. Perché Calderone va verso la presa del ministero.

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