Nelle liste dei candidati selezionati con molta cura da Matteo Salvini ritorna la coppia degli scandali finanziari della Lega Salvini premier, il partito che ha archiviato la vocazione federalista del partito del nord.

Giulio Centemero, tesoriere del movimento, e Armando Siri, ideologo della flat tax, nonché consigliere economico del leader. Membri attivi del cerchio magico di Matteo, portano in dote indagini, processi, condanne e conflitti di interesse.

Questioni irrilevanti per il capo della Lega, che li ha comunque candidati in posizioni di sicura elezione: piazzati entrambi capolista alla Camera, Centemero in Lombardia, collegio di Bergamo, Siri in Emilia, collegio Piacenza-Parma-Reggio Emilia. La scelta di puntare su Bergamo con il tesoriere non è casuale.

Da quando Salvini è diventato segretario del partito, nel 2013, la città e la provincia bergamasca hanno assunto il ruolo di centro della gestione delle finanze leghiste, appesantite dal debito con lo stato da 49 milioni, provocato dalla truffa sui rimborsi elettorali architettata durante il regno di Umberto Bossi e le cui conseguenze si protraggono ancora oggi.

I commercialisti

Dopo l’elezione a segretario della Lega, Salvini ha iniziato il risiko delle nomine interne, pedine scelte personalmente e piazzate nei posti chiave. Centemero è stato scelto per il delicato ruolo di tesoriere, figura chiave in ogni partito, ancor di più nella Lega di quel periodo che portava in eredità le indagini sulla truffa dei 49 milioni e sulle appropriazioni indebite dei fondi destinati a spese private della famiglia Bossi.

Serviva perciò un professionista autorevole in grado di far dimenticare il passato. Centemero era l’uomo giusto: commercialista, esperto di consulenza fiscale e societaria. Per rimettere in sesto le casse del partito, il tesoriere, d’accordo con il leader, ha chiamato altri due suoi colleghi, vecchi amici dell’università: Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, commercialisti di Bergamo, che in pochissimo tempo all’interno della Lega acquisiscono un potere notevole.

I due, con il sostegno dei vertici, ottengono nomine nelle società del partito, in altre collegate e pure in aziende pubbliche locali e di stato. Fino a diventare peraltro revisori dei conti dei gruppi parlamentati di Camera e Senato.

La loro ascesa si interrompe con l’emergere delle prime anomalie di gestione dei fondi leghisti e di soldi pubblici. Prima i sospetti dell’antiriciclaggio, poi le inchieste della procura di Milano e infine il processo per peculato: condannati in primo grado, sono in attesa dell’appello, per aver distratto quasi 1 milione di euro di denaro della regione Lombardia.

Nello stesso periodo in cui affioravano i primi sospetti, Centemero è diventato socio dei due in un nuovo studio a Bergamo. Studio professionale che ha percepito bonifici per quasi mezzo milione di euro dalla Lega di Salvini.

Il tesoriere ha tuttavia fallito nella missione di far dimenticare i guai dei suoi predecessori: all’apice del successo personale di Salvini è stato indagato per finanziamento illecito a Roma e Milano. Nel capoluogo è stato condannato in primo grado a 8 mesi, nella capitale il processo è in corso. Inoltre è indagato per una truffa legata a soldi del partito e di un’associazione connessa alla Lega.

A questo si aggiungono le numerose segnalazioni dell’antiriciclaggio sul tesoriere sui flussi imponenti di denaro che dal partito finivano ad aziende collegate ai suoi amici commercialisti bergamaschi.

Tutto questo però non è bastato a Salvini per decidere di non candidare il fedelissimo cassiere del partito. Anzi, è stato persino premiato: capolista nel collegio di Bergamo, lì dove sono ricominciati gli scandali sulle finanze leghiste.

Dalla bancarotta alla flat tax

Ad Armando Siri non è andata meglio di Centemero. Il consigliere economico di Salvini, la mente della flat tax leghista, è entrato nella truppa sovranista negli anni dell’antieuropeismo spinto. Imprenditore, ex socialista, nel 2015 ottiene un primo importante incarico, responsabile economia e formazione del movimento “Noi con Salvini”, incubatore al centro sud della nuova Lega Salvini premier, nata due anni più tardi. Quando ottiene l’investitura Siri aveva da poco patteggiato una pena per bancarotta fraudolenta a un anno e otto mesi, tenuta ben nascosta fino a che poco prima delle elezioni il settimanale L’Espresso ne ha rivelato l’esistenza. Ma il peggio per Siri doveva ancora arrivare.

Nel 2018, l’anno del governo Lega-Cinque stelle, mister flat tax è stato nominato sottosegretario alle Infrastrutture. Undici mesi più tardi è stato costretto a dimettersi, nonostante la strenua difesa del partito, per un’indagine in cui era accusato di corruzione. Inchiesta ormai chiusa, il processo è in corso ma bloccato, in attesa di capire se le intercettazioni a suo carico possono essere utilizzate in dibattimento. Si attende il parere della Corte costituzionale.

Siri è indagato anche a Milano. Finanziamento illecito e presentazione di dichiarazione infedele, reato quest’ultimo contestato all’associazione spazio Pin, connessa a Siri e a un suo fedelissimo. L’associazione ha ospitato fin dalla nascita la scuola di formazione politica della Lega Salvini premier, beneficiaria negli anni di finanziamenti privati arrivati anche da multinazionali. L’inchiesta milanese è chiusa, resta solo da capire se verrà archiviata o i pm chiederanno il rinvio a giudizio.

Oltre a Siri e Centemero, fanno discutere altre candidature, seppure per motivi molto diversi. In Toscana non verrà ricandidato Manuel Vescovi, storico militante e dirigente della Lega nord del territorio, esordirà come capolista il compagno di Susanna Ceccardi, anche lei del cerchio magico sovranista di Matteo: Andrea Barabotti, responsabile organizzativo del partito in regione. Ci sono anche Elena Murelli e Andrea Dara: da parlamentari sospesi per aver percepito il bonus Covid da 600 euro per le partite Iva. Acqua passata, per entrambi un altro giro in parlamento.

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