Giuliano Castellino, l’ex leader di Forza nuova che ieri avrebbe dovuto presentare il suo nuovo partito alla Camera, è stato respinto dalle forze dell’ordine che circondano Montecitorio. Ma il capo politico di Italia libera ha già vinto, perché le pressioni del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che ha convinto il deputato che aveva offerto la sala a Castellino e ai suoi a cancellarlo dalla lista degli invitati, gli hanno garantito la visibilità che desiderava. Fontana, che ha preferito non commentare la vicenda, si è mosso in ogni caso soltanto dopo la segnalazione dell’evento da parte di Domani.

L’esponente neofascista è stato circondato dalle telecamere ancora prima di avvicinarsi alla Camera, ma le indicazioni degli agenti che sorvegliano la zona dei palazzi della politica era di non fargli superare le ultime transenne di via degli Uffici del vicario, al limite di piazza Montecitorio.

A Castellino mancava l’autorizzazione per accedere al palazzo, dopo che era stato depennato dalla lista degli invitati di Francesco Gallo, il parlamentare di Sud chiama nord che ha organizzato l’evento. Gallo ha detto che il presidente della Camera lo aveva chiamato martedì per fargli sapere «che vari gruppi avevano protestato per la presenza di Castellino, facendo delle pressioni garbate».

Un’indicazione che ha portato Gallo a togliere Castellino dalla lista degli invitati, lasciandolo fuori dalla Camera. Via libera invece al presidente di Italia libera, Carlo Taormina, avvocato di Castellino nel processo per l’assalto alla Cgil ed ex sottosegretario in un governo Berlusconi. Era stato proprio Taormina a mediare per ottenere la sala alla Camera: per un periodo ha lavorato con Sud chiama nord, dove ha conosciuto Gallo.

Il silenzio della presidenza

La comunicazione della presidenza della Camera non conferma la conversazione con Gallo, ma ribadisce soltanto la responsabilità personale dei parlamentari, che possono disporre della sala stampa come preferiscono. La lista degli invitati all’evento era arrivata nella mattinata di martedì, solo poco prima del comunicato stampa diffuso dal neonato partito per invitare i cronisti. Gli uffici della Camera l’hanno notificata alla presidenza, che però si è attivata soltanto dopo che la rivelazione di Domani aveva provocato proteste dall’opposizione, che a sua volta si è mossa soltanto nel tardo pomeriggio di martedì.

A quel punto, Fontana è riuscito sì a tenere Castellino lontano dalla sala stampa della Camera facendo pressioni su Gallo, ma gli ha regalato comunque il ruolo della vittima che l’ex leader di Forza nuova non vedeva l’ora di recitare. Il capo politico di Italia libera si è goduto l’attenzione delle telecamere, scherzando con gli agenti che lo hanno fermato a una transenna e pontificando sul fatto che «questa non è democrazia».

Castellino ha potuto approfittare dell’attenzione delle telecamere anche per comunicare i suoi contenuti: l’ex Fn ha detto la sua sulla Cgil («Non ci fu nessun assalto ma un assedio, non conoscevo le 20 persone che sono entrate all'interno della sede. Non rinnego quella piazza perché sono ancora contro il green pass»), sulla Russia («Vogliamo la pace, quindi non vogliamo armi all’Ucraina, non vogliamo sanzioni alla Russia») e sul Covid («Questo governo ha criticato la gestione della pandemia, come diciamo noi da 30 mesi. Ora però risarcisca i cittadini per le vessazioni che sono stati costretti a subire»).

Se fosse rimasto qualche dubbio, l’estremista ha anche spiegato di non essere antifascista ma “a-fascista”, pur essendo stato fascista – «non rinnego il mio passato, non sono un venduto» – fino a qualche anno fa.

Castellino e Taormina hanno ottenuto una risposta mediatica ottima anche per la seconda conferenza stampa che hanno improvvisato lungo la strada, dopo che si era conclusa quella “ufficiale” alla presenza soltanto dell’avvocato, a cui invece è stato concesso di entrare in sala stampa.

I due hanno presentato le priorità del partito e hanno promesso di tornare a Montecitorio «da vincitori alle elezioni» e l’ex forzista ha insistito ancora sulla scelta di Fontana di raccomandare a Gallo di rivedere la lista degli invitati: «La cattiveria si ritorce sempre contro chi la fa. Questa è una cattiveria costituzionalmente antidemocratica». Un commento quasi ingrato nei confronti di chi ha garantito a Italia libera un’attenzione che altrimenti non avrebbe mai avuto.

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