Ki Group, la società di cui la ministra del Turismo Daniela Santanché è socia al 5 per cento, schiva ancora il fallimento, mentre Santanchè cerca di tenere al sicuro il suo ruolo nel governo.

Dopo che i pm hanno fatto istanza di liquidazione giudiziale a settembre, il marchio di prodotti bio ha cominciato a pagare alcuni dipendenti, ma altri sono ancora lì che aspettano con i loro crediti, e i giudici del tribunale di Milano, con un decreto depositato oggi, hanno chiesto ulteriori chiarimenti su come la società potrebbe farvi fronte.

La proposta di concordato semplificato infatti, si legge nell’atto, non scioglie alcuni dubbi su come possano essere soddisfatti: «La relazione dell'esperto non avrebbe dato conto della impossibilità di addivenire ad un accordo di ristrutturazione dei debiti» e quindi «delle specifiche ragioni dell'impossibilità di concluderlo, non trattandosi di una mera omissione formale». Appare pertanto opportuno «che l’esperto (Alessandro Danovi, ndr) integri sotto questo profilo la relazione anche in forma schematica e/o di tabella anche rispetto alla (eventualmente esplorata in sede di composizione negoziata) possibilità di pagare i creditori», compreso il fisco: «Il Collegio, con riferimento alla valutazione del rispetto dell'ordine delle cause legittime di prelazione ai sensi dell'art. 25 sexies comma 5 CCII, invita la ricorrente a prendere posizione sulla seguente questione: se sia possibile degradare il credito fiscale e previdenziale in caso di incapienza dell’attivo proprio e in assenza di applicabilità della disciplina della transazione fiscale e previdenziale», si legge.

La strategia

La società, di cui la ministra Santanché è ancora parte, dopo che i pm hanno presentato istanza di fallimento, nelle settimane scorse aveva deciso di provvedere al pagamento di stipendi arretrati e Tfr per un totale di 240 mila euro. Nel decreto si legge perciò che cinque dipendenti seguiti dall’avvocato Davide Carbone hanno deciso di farsi indietro. Tramite loro si chiude così un capitolo dell’istanza di liquidazione giudiziale, ma la questione non finisce qui.

Continua ad andare avanti il processo per altri agenti di commercio e altri due ex dipendenti, in totale nove soggetti. Gli agenti sono seguiti da Carbone, e aspettano circa 300mila euro. I dipendenti appena aggiunti 59mila. La richiesta è per tutti ancora quella di fallimento. Contattato da Domani, Carbone non si sbilancia: «Aspettiamo la prossima udienza per avere un’idea chiara». Le convocazioni sono per il 6 dicembre e per il 15 gennaio. Per allora potrebbe arrivare il verdetto, salvo ulteriori sorprese. KiGroup ha assicurato tramite l’avvocato Salvatore Sanzo di poter trovare risorse in modo da soddisfare le richieste dei creditori.

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