Un «rivolo» di milioni di euro proveniente da un conto corrente legato alla Lega e finito a sette società legato ai tre commercialisti del Carroccio. A confermare i sospetti ora ci sono le dichiarazioni di Michele Scillieri rilasciate ai magistrati di Milano. Scillieri non è un personaggio qualunque, ma il professionista presso il cui studio era stata domiciliata la Lega Salvini premier, il nuovo partito senza più Nord nel simbolo.

I suoi interrogatori contengono indizi utili per ricostruire che fine hanno fatto almeno parte dei 49 milioni di euro della truffa sui rimborsi elettorali commessa dall'allora segretario Umberto Bossi e dal suo tesoriere Francesco Belsito. Denaro che, come ordinato dalle sentenze, narrato allo stato. «Non ho mai visto quei soldi», si è sempre difeso il segretario leghista. I verbali di Sillieri, tuttavia, sembrano smentirlo. Da queste nuove carte, infatti, gli uomini a cui Salvini ha affidato la gestione delle casse del partito sembra che qualcosa sapessero.

Le sette società

Le sette società a cui fa riferimento Scillieri erano tutte domiciliate nel vecchio studio dei commercialisti della Lega, Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, a Bergamo. Tutte, o quasi, fondate dopo l'elezione di Matteo Salvini alla segreteria del Carroccio nel 2014 e la nomina di Giulio Centemero a tesoriere del partito. E tutte di proprietà di una fiduciaria - una struttura societaria che non permette di conoscere i nomi dei proprietari – che fa capo a una società con sede in Lussemburgo, il principale paradiso fiscale dell'Unione europea.

Queste sette società dalla proprietà misteriosa hanno tutte sede a Bergamo, in via Angelo Maj, nell'ufficio, poi trasferito, dei tre commercialisti. Qui ha il domicilio anche la Più Voci. Fondata nel 2015, questa associazione culturale - senza sito internet e che non ha mai pubblicizzato le sue attività in alcun modo - ha ricevuto donazioni da numerosi imprenditori Luca Parnasi per 250mila euro, ndr) che poi ha girato una società vicina alla Lega. Per questo tesoriere della Lega Giulio Centemero è sotto processo a Milano con l'accusa di finanziamento illecito ea Roma pende per lo stesso motivo una richiesta di rinvio a giudizio.

I tre professionisti voluti da Salvini per sistemare le finanze dopo la truffa ai danni dello stato di Bossi e Belsito - per cui la Lega Nord deve ristabilire allo Stato 49 milioni di euro - hanno sempre negato qualsiasi legame, diretto o indiretto, di queste sette società con il partito.

«Le sette società erano gestite da loro e da Centemero, almeno una da Centemero». Inizia così il racconto ai magistrati milanesi Eugenio Fusco e Stefano Civardi di Michele Scillieri.

Nei verbali ottenuti da Domani, il commercialista in affari con i contabili della Lega, che ha patteggiato una pena di 3 anni e 4 mesi per il suo coinvolgimento nell'affare dell'immobile di Cormano della Lombardia Film Commission, fornisce ai pm una storia che potrebbe smentire la versione di Centemero, Di Rubba e Manzoni. E parla di un «rivolo» di denaro che dal Lussemburgo viene fatto rientrare in Italia proprio attraverso queste sette società. Le dichiarazioni di Scillieri rafforzano le inchieste in corso a Genova che puntano a capire che fine abbia fatto parte di quel tesoretto ottenuto con la truffa sui rimborsi.

Il legame con la Lombardia Film Commission

Nel 2015, a un anno dall'elezione di Salvini a segretario federale della Lega Nord e alla nomina di Centemero a custode dei soldi del partito, Scillieri lavorava a via Bellerio per cercare di far quadrare i conti. «Quando lavoravo in via Bellerio per la della sede e per la ristrutturazione dell'organizzazione del personale aveva avuto modo di apprendere alcune circostanze da Di Rubba e Manzoni», racconta ai pm. Tra queste, lo stato dei conti del partito: «In cassa della Lega c'erano circa dai 6 agli 8 milioni che dovrebbero essere destinati in parte per la riduzione del personale e per mettere ordine nella gestione delle diverse società, l'immobiliare, la finanziaria, la radio...». I due commercialisti, spiega ai pm, si «lamentavano» dello stato delle finanze del partito.

Scillieri, dato il buon rapporto che ha con Manzoni e Di Rubba, cerca di capire che fine hanno fatto questi soldi dopo l'uscita di un articolo sulle finanze leghiste: «Quando nel dicembre 2018 uscirono gli articoli sull'Espresso sulle sette società ebbi modo di tornare sull'argomento con Di Rubba. Siccome l'articolo parlava anche dei 49 milioni, gli chiesi che tipo di legame uno può trovarci dietro la costituzione di queste sette società».

Soldi in Lussemburgo

C'è un altro elemento che emerge dalla testimonianza di Scillieri: la movimentazione dei soldi dai conti lussemburghesi. Il commercialista racconta ai magistrati il ​​discorso con Di Rubba dopo l'uscita degli articoli su L'Espresso: «Mi disse che loro non erano operativi quando c'erano queste disponibilità (i 49 milioni, ndr), loro erano arrivati ​​dopo. Da quello che sapeva lui, tramite l'avvocato Aiello (Domenico, legale di Roberto Maroni che aveva acquistato la costituzione di parte civile del partito contro Bossi e Belsito nel processo per la truffa ai danni dello Stato, ndr), i famosi 10 milioni che si diceva tanto erano stati transitati dalla Sparkasse su Lussemburgo, e di questi una parte, mi sembra 3, erano tornati indietro».

Sparkasse è una banca altoatesina attraverso la quale la Lega aveva fatto transitare una parte dei 49 milioni di euro provento della truffa ai danni dello Stato. Questa è l'ipotesi dei magistrati di Genova che stanno indagando sulla fine di quei soldi e che ritengono il Lussemburgo il luogo chiave per capirlo tanto da essere andati lì per acquisire plichi di documenti per provare a rispondere agli interrogativi.

Scillieri aggiunge un elemento nuovo. Racconta infatti di aver chiesto a Di Rubba che fine fatto gli altri sette milioni, quelli «che non erano tornati indietro». Ed è qui che tornano le sette società, «gestite» dai tre commercialisti della Lega schermate da una fiduciaria con la testa i Lussemburgo: «Io gli chiesi se quella costruzione societaria fosse in qualche modo riconducibile all'ipotizzato trasferimento di una decina di milioni dalla Sparkasse al Lussemburgo, e il successivo rientro di 3 milioni, che erano stati segnalati dalla Banca d'Italia, mi sembra, come operazione anomala». Di Rubba gli risponde muovendo una mano: «Di Rubba mi fece il gesto dei rivoli e io intuii che ogni società aveva in dote un milione». Rivoli di denaro leghista, dice Scillieri.

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