Un gioco di prestigio del governo con 100 milioni di euro, apparsi nella legge di bilancio e poi spariti, con una promessa fumosa di farli riapparire in futuro. Le risorse previste per l’innovazione delle imprese sono, infatti, finite in congelatore, a tempo indeterminato, come ammesso direttamente dal ministero del made in Italy (Mimit), guidato da Adolfo Urso.

La certificazione è la risposta fornita a un’interrogazione alla Camera, presentato dal deputato del Partito democratico, Vinicio Peluffo. L’impiego degli stanziamenti è slittato a un successivo provvedimento che sarà discusso a Palazzo Chigi, senza un timing preciso. Il tutto nella logica del governo Meloni degli annunci che non hanno un seguito.

Promessa rimangiata

La mossa di illusionismo è iniziata con la manovra economica firmata dall’esecutivo di Giorgia Meloni nello scorso dicembre. Tra i vari interventi era spuntato il fondo da 100 milioni di euro «per il potenziamento delle politiche industriali di sostegno alle filiere produttive del made in Italy». Una delle priorità del governo, quantomeno nelle dichiarazioni. La dotazione era suddivisa in due tranche: 5 milioni di euro da investire prima possibile per il 2023 e gli altri 95 milioni per il 2024.

L’applicazione concreta è stata demandata a un decreto attuativo, come spesso accade per determinate misure: bisogna indicare l’esatto funzionamento e i potenziali beneficiari. Solo che, nel caso specifico, non si tratta del solito ritardo nella predisposizione del testo. Il Mimit ha preso ancora più tempo. «I competenti uffici del Ministero delle imprese e del made in Italy stanno valutando forme di distribuzione delle citate risorse nell'ambito di un apposito disegno di legge», ha fatto sapere il sottosegretario Massimo Bitonci, replicando all’interrogazione del Pd in commissione attività produttive a Montecitorio.

Tempi lunghi

Stando alla versione fornita dal dicastero affidato a Urso il ddl «sarà portato all'esame del consiglio dei ministri nelle prossime settimane». Una vaghezza nei tempi che non è passata inosservata. «La logica dei decreti attuativi è di rendere esecutive le norme prima possibile, altrimenti non ha senso inserire in legge di bilancio delle misure del genere», dice Peluffo.

All’atto pratico, osserva il parlamentare dem, «resta soltanto la promessa di destinare delle risorse, ma non c’è il provvedimento decisivo per darli alle imprese». La questione tecnica si intreccia con il nodo politico: i disegni di legge non entrano in vigore nell’immediato, vengono approvati dal cdm e devono quindi avviare l’iter parlamentare. Un cammino tutt’altro che agevole. Inevitabile immaginare che le risorse messe in legge di bilancio saranno effettivamente a disposizione dell’innovazione del made in Italy tra un bel po’ di mesi. Con buona pace dell’impegno assunto in maniera roboante. Si parlava di un sostegno al made in Italy arrivato fin dalla prima legge di bilancio firmata dal governo Meloni.

Ma non solo. Peluffo solleva un’ulteriore perplessità: «Non c’è alcuna certezza che quei 100 milioni di euro verranno allocati in un altro provvedimento». Il rischio è che possa essere polverizzato in mille rivoli, dunque. «La sensazione - conclude il deputato del Pd - è che quel fondo andrà perduto, perché se ci fosse stata un’intenzione più concreta ci sarebbe stata una veloce preparazione dei decreti attuativi». Sul futuro, insomma, si palesa un’incognita. E d’altra parte prende forma una certezza: il governo ha ottenuto l’effetto annuncio, in perfetta continuità con quanto visto finora.

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