La legge di Bilancio in discussione in parlamento prevede l’istituzione di una fondazione voluta dal sottosegretario Riccardo Fraccaro. In realtà, leggendo l’articolo 94 della legge che regola la nascita di una fondazione «per il futuro delle città», in molti si sono chiesti di chi fosse l’idea. Deputati e senatori di maggioranza hanno sospettato del ministero competente in materia, quello dell’Ambiente. Ma dal dicastero guidato dal generale Sergio Costa hanno fatto subito sapere che loro non c’entravano niente. Risposta simile anche dai parlamentari di maggioranza. «Non sappiamo niente di questa fondazione, di certo chiederemo ai relatori e al governo di fare una seria riflessione sull’argomento. Di tutto ha bisogno questo paese tranne di moltiplicare enti», dice Silvia Fregolent, capogruppo di Italia viva in commissione Ambiente alla Camera. «Questa è una roba di palazzo Chigi, da registrare alla voce “doppioni”. Siamo all’approssimazione totale», racconta, irritato, un esponente della maggioranza.

Lo studio delle piante

La fondazione per il futuro delle città è stata promossa da Fraccaro, sottosegretario alla presidente del Consiglio dei ministri, già ministro per i Rapporti con il parlamento nel goveno Conte I. È stato già protagonista di iniziative nel settore ed è tra i promotori del superbonus al 110 per cento per rilanciare l’economia in chiave sostenibile. La fondazione però, a differenza del bonus, raccoglie pochi consensi e lascia aperte molte domande: a che serve una fondazione per il futuro delle città senza coinvolgere il ministero competente e gli istituti già esistenti che lavorano su progetti analoghi? Il ministero dell’Ambiente non sapeva niente di questa iniziativa eppure Costa, anche se tecnico, è in quota M5s. La vicenda racconta lo stato dei rapporti all’interno del governo non solo tra Pd e grillini, ma anche all’interno del Movimento stesso. Se il ministero non sapeva, l’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ne era al corrente? «Non siamo stati coinvolti in nessun modo, non sappiamo niente, abbiamo manifestato durante l’audizione in Senato le nostre perplessità, non siamo a conoscenza di questo progetto, non sappiamo di cosa si occuperà», dice Alessandro Bratti, già presidente, in quota Pd, della Commissione di inchiesta sulla criminalità ambientale, e oggi direttore generale dell’Ispra.

La fondazione, si legge nel disegno di legge inviato alle Camere, «è finalizzata alla realizzazione di un centro di ricerca specializzato nello studio delle piante come fonte di possibili soluzioni da applicare alla salvaguardia dell’ambiente» con una dotazione di venti milioni di euro dal 2021 al 2025.

«Noi ogni anno, con Legambiente, elaboriamo un rapporto che si chiama “Ecosistema urbano” e si occupa della qualità dell’aria, del verde, di tutte le matrici ambientali. Sarebbe preferibile evitare di fare dei doppioni», dice ancora Bratti. Un possibile doppione che nasce male considerando che il bilancio di Ispra arriva a circa 113 milioni di euro, 99 dei quali arrivano dallo stato, mentre il resto da progetti e dalla raccolta di finanziamenti.

Ma non è solo una questione di dotazione economica. Ispra si occupa di monitoraggio, formazione ambientale, dell’elaborazione dei dati, ma anche di offrire consulenze gratuite agli enti locali. Non solo, presso il ministero dell’Ambiente c’è addirittura un comitato che si occupa dell’importanza del verde urbano. Comitato istituito con una legge dello stato, la numero 10 del 2013, dal titolo eloquente “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”.

Ogni anno si tengono anche gli stati generali del verde pubblico. Proprio di recente il ministro dell’Ambiente ha varato un decreto che introduce i Cam, criteri ambientali minimi, riguardanti anche il verde pubblico. E allora a che serve una fondazione con gli stessi scopi? Il sottosegretario Riccardo Fraccaro risponde partendo dalle finalità: «La transizione verde delle città rappresenta un obiettivo prioritario al quale la fondazione potrà positivamente contribuire. La fondazione cercherà di favorire questa specifica transizione urbana e si impegnerà a formare una nuova generazione di scienziati specializzati su questi temi». E sul rischio di doppiare Ispra e comitato del verde urbano? «L’iniziativa è condivisa con il comune e l’università di Firenze e ha il sostegno di molti parlamentari. Immaginare che Ispra rimanga il solo ente deputato alla questione ambientale sarebbe anacronistico e controproducente. La fondazione avrà finalità complementari con un arricchimento degli studi e delle soluzioni».

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