Fratelli d’Italia, contrariamente ad Alleanza nazionale, rivendica con orgoglio il suo legame con il Msi e quindi, implicitamente, con il fascismo, essendo stato il Msi, al di là di ogni dubbio, il portabandiera della nostalgia per il passato regime.

Questa è una delle ragioni del suo successo. Al di là delle finestra di opportunità spalancate dalla disastrosa strategia del Pd di andare da solo alle elezioni e dalla debolezza delle leadership dei due partiti alleati del centro-destra, che hanno portato Giorgia Meloni a palazzo Chigi, la forza del suo partito risiede nella rivendicazione di una continuità ideale, sempre più esplicita, con il fascismo.

Una vicenda ventennale che ha impregnato di sé la storia politica nazionale, anche grazie alla rimozione e attenuazione dellla sua natura autoritaria-totalitaria dopo la guerra per ragioni di convenienza interna (la disponibilità di una forza di riserva da parte Dc) e internazionale (il compattamento anti comunista per cui pas d’ennemi à droite).

Le città di Mussolini

Una riprova affascinante quanto originale della persistenza di un legame forte con il fascismo è offerta da uno studio condotto sulle 147 nuove città costruite durante il fascismo: Fascistville: Mussolini’s new towns and the persistence of neo‐fascism di Mario Carillo, pubblicato sul Journal of Economic Growth nel 2022.

Questo lavoro dimostra con abbondanza di dati, rigorosa metodologia e raffinato apparato statistico che in quelle città, nel Dopoguerra, il voto al Msi è stato costantemente alto, in media del 20 per cento superiore rispetto alla percentuale nazionale.

Non solo, l’effetto del sostegno al Msi si irradiava da quelle città, e si espandeva a macchia d’olio anche nelle zone circostanti, tanto che, fino a trenta-quaranta chilometri dalle nuove città, la percentuale al partito della fiamma rimaneva superiore alla media, e andava diminuendo tanto più ci si allontanava da quelle città.

Questa relazione non riguarda solo gli anni Cinquanta ma rimane costante fino alla fine dell’esperienza missina, nel 1992. Il che significa, come riportato dai dati delle ricerche sul comportamento elettorale (ITANES), che si è attivata la trasmissione intergenerazionale delle fedeltà politiche.

I figli rimangono ideologicamente in linea con i genitori. E non si tratta solo di una fedeltà automatica e meccanica.

In realtà, gli atteggiamenti degli abitanti di quelle aree esprimono una dichiarata vicinanza e adesione al fascismo, la preferenza per un leader forte, un sentimento nazionalista, di ostilità agli immigrati e agli omosessuali.

Questa brevissima sintesi di uno studio veramente rimarchevole per profondità e rigore conferma che i grandi eventi storico-politici reificati in luoghi simbolicamente pregnanti come le “Città di fondazione” del regime fascista, manifestano la loro resilienza nei decenni.

Nessuna sorpresa se Meloni riceve oggi tanto consenso: ha riattivato corde profonde, quelle di una memoria persistente quanto edulcorata del fascismo.

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