La commissione è stata incaricata dal ministero Gilberto Pichetto Fratin di riscrivere le norme nel settore ambientale nell’ottica del contrasto al cambiamento climatico.

Ma, ancora prima che inizi il suo mandato, ha già provocato la reazione arrabbiata del mondo ambientalista.

Che ha inviato una lettera-appello al ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica invitandolo a invertire la rotta, avviando un confronto nel merito e anche nel metodo. A non convincere è sia la composizione sia la modalità con cui intende cambiare il settore, procedendo a tappe forzate.

Il Mase ha firmato, d’intesa con la ministra delle Riforme e della semplificazione normativa, Elisabetta Alberti Casellati, un decreto per far nascere l’organismo, che sarà a costo zero. La questione non è infatti economica: non sono previste indennità né gettoni di presenza per gli incontri. Nemmeno le trasferte prevedono un rimborso. Ma è molto importante il compito: ridefinire la geografia legislativa sull’ambiente.

La presidenza è stata affidata al giurista Eugenio Picozza, in coabitazione con il cassazionista Pasquale Fimiani. Insieme coordineranno un gruppo formato da oltre trenta esperti. I lavori saranno supervisionati, in tandem, dal capo di gabinetto del Mase, Mario Antonio Scino, e dal capo di gabinetto del ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Giulia Zanchi.

Commissione di parte

Le prime perplessità sono emerse sulla composizione dell’organismo, non tanto sulle posizioni apicali.

L’elenco dei componenti non è corredato dalla pubblicazione dei curriculum, né dal parallelo comitato di esperti, che avrà una funzione di consulenza. Come già riportato da ilfattoquotidiano.it, la commissione conta esponenti politici come Vincenzo Pepe, candidato non eletto con la Lega alle ultime elezioni, e Urania Papatheu, ex parlamentare di Forza Italia.

Ci sono pure esperti con vecchi legami con il settore del fossile, come l’avvocata Elisabetta Gardini, dello studio Gianni&Origoni, che ha lavorato per l’Eni, e Stefano Mazzoni, geologo con esperienza in Eni Natural Resources. Sono solo alcuni esempi, che hanno mobilitato un gruppo di 16 associazioni ambientaliste e del terzo settore, tra cui The good lobby, Greenpeace, Wwf e Fridays for Future.

Tutti uniti hanno deciso di chiedere un chiarimento al ministro Pichetto Fratin, inviando una lettera al Mase. «Nessuna polemica preconcetta», premette Federico Anghelè, direttore di The good lobby, «ma chiediamo semplicemente di conoscere i criteri che hanno portato alla selezione dei profili, così da valutarli».

La protesta ambientalista

Nel documento, visionato da Domani, viene espressamente chiesta «la pubblicazione dei curricula dei membri del comitato della commissione e degli esperti». Un’iniziativa per garantire una piena conoscenza di chi, dietro le quinte, sovrintenderà il processo. Il compito, sulla carta, è centrale per le scelte in materia ambientale nei prossimi anni.

C’è poi un altro nodo da sciogliere: l’indicazione di un perimetro preciso in cui muoversi.

Cosa è chiamata a fare la commissione? Nel decreto le viene assegnata la funzione di «elaborare uno schema di legge delega per il riassetto e la codificazione delle normative vigenti in materia ambientale per raccoglierle in un unico testo normativo» e di predisporre successivamente «i principi e criteri direttivi della legge delega».

Una definizione fumosa, che appunto non convince gli ambientalisti: il tema della normativa ambientale è piuttosto ampio, serve una delimitazione del campo di azione. L’unico punto fermo non è certamente un fattore di garanzia: i tempi saranno stretti. Se tutto filerà liscio, il quadro normativo cambierà entro la fine del prossimo anno. La scadenza è fissata per il 31 dicembre 2024.

Da qui la lettera suggerisce «una rivalutazione della tempistica dei lavori prevista dal decreto, che appare davvero eccessivamente rapida rispetto alla delicatezza e complessità della materia in oggetto». L’impressione, insomma, è che si voglia fare tutto in fretta per rispondere alle logiche politiche del governo, azzerando le proteste.

Dal ministero dell’Ambiente c’è un’apertura: «Siamo disponibili al dialogo con le associazioni e disponibili a integrare la commissione con eventuali esperti che vogliono indicare».

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