Un festival organizzato dal marito e aperto dalla moglie. Non ci sarebbe molto da aggiungere a un sorriso, se si trattasse di un’azienda a conduzione familiare, si comprenderebbe con simpatia l’economia degli sforzi e pace. Invece è un’occasione ufficiale: la kermesse annuale del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, organizzata dal suo presidente Rosario De Luca a Bologna da giovedì 29 giugno a sabato 1 luglio, e inaugurata – lavori parlamentari permettendo – dalla ministra del Lavoro Marina Calderone, la di lui moglie (e lui il di lei marito). E sua predecessora alla presidenza del consiglio nazionale, dov’è stata per 17 anni, per poi cedere l’incarico a lui quando lei è diventata ministra.

Al festival, arrivato alla sua 14esima edizione, partecipano molti colleghi della moglie del marito: Raffaele Fitto (Attuazione del Pnrr), Matteo Salvini (Infrastrutture), Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Gennaro Sangiuliano (Cultura), Paolo Zangrillo (Pubblica amministrazione), Anna Maria Bernini (Università). Quest’anno ci sarà anche una special guest, la presidente Giorgia Meloni: non è ufficiale, ma gli organizzatori contano sulla sua presenza sabato mattina.

Matrimoni&interesse

I conflitti di interesse della coppia De Luca&Calderone sono stati al centro di una serie di articoli del Fatto quotidiano, che ha messo a fuoco la nascita nel 2018 della “Fondazione Studi” del Consiglio nazionale dei Consulenti del Lavoro e raccolto accuse anonime di ex dipendenti della srl omonima usata, a loro parere, per effettuare licenziamenti a miglior mercato. La Fondazione ha replicato parlando di «illazioni» e di «campagna d’odio».

Il governo ha tirato dritto. Da buona erede politica di Silvio Berlusconi, almeno sul tema del conflitto di interesse, a Meloni i dettagli interessano poco, che siano opportunità o rispetto delle norme. Anche se sono dettagli che l’esecutivo pratica con disinvolta sistematicità, dal più autorevole al meno.

Ovvero dal ministro Guido Crosetto passato da presidente dell’Aiad, la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza, a ministro della Difesa, fino al giovane Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella, consulente del ministro Sangiuliano costretto alle dimissioni per la pubblicazione, stavolta da parte del Foglio, della notizia di un contributo di 46 mila euro da parte dello stesso ministero alla sua Fondazione.

Fino al caso Calderone: la ministra che ha uno dei suoi interlocutori istituzionali, il Consiglio dei consulenti del Lavoro, presieduto dal marito, fatto che configura un’intimità pericolosa fra controllore e controllato, visto che che l’art. 25 della legge 12/1979, l’ordinamento dell’Ordine, dice che «la vigilanza sul Consiglio nazionale è esercitata dal ministro del Lavoro d’intesa con il ministro di Giustizia».

Il caso Santanchè

Dettagli per azzeccagarbugli, secondo il governo. Richiesto sul punto, il ministero rimanda alla risposta data in aula il 14 marzo scorso dal sottosegretario Alfredo Mantovano alle interrogazioni delle opposizioni: nessun conflitto, in sostanza, perché la delega della vigilanza è stata data al sottosegretario Claudio Durigon.

Quanto all’iniziativa di Bologna, «il ministro va ovunque si parli di lavoro, perché lo ritiene un suo preciso dovere istituzionale». L’organizzazione dell’iniziativa spiega che «il ministro competente ha sempre partecipato alle precedenti edizioni del Festival del Lavoro. Si tratta dell’appuntamento annuale di una categoria che raccoglie 26mila consulenti, un punto di riferimento unico nel settore». Viene ricordato anche che «De Luca diventa presidente non in quanto marito del ministro ma come secondo degli eletti nella lista dei consulenti del lavoro».

Prendiamo atto. Ma ora nel governo è scoppiato il caso di Daniela Santanchè, che quanto a conflitti di interesse non è seconda a nessuno: ministra del Turismo ma anche imprenditrice del settore del turismo. Anche questo caso fin qui non aveva smosso i precordi di Palazzo Chigi.

Senonché dopo l’inchiesta di Report l’affare è esondato: Santanché è accusata – dai media, per ora – di essersi assegnata compensi milionari mentre le sue imprese fallivano e ai lavoratori non veniva pagato il tfr. In più, secondo il Pd, una delle società riconducibili a Santanché deve allo stato 2,7 milioni di euro. Presto la ministra dovrà chiarire la sua posizione in parlamento. Tanto che anche Meloni ora dubita che la ministra potrà restare al suo posto, indagine o no.

In questo groviglio inestricabile di affari privati e incarichi di governo, Meloni andrà a benedire un festival che ha l’aria di in un fatto di famiglia della sua ministra del Lavoro, con il rischio di attirarsi un nuovo sciame di polemiche, proprio mentre alla comunicazione di palazzo Chigi si apre una voragine, con l’addio del portavoce Mario Sechi? La premier è ardita, lo sappiamo. In questo caso sarebbe un po’ spericolata.

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