L’istituto si chiama “informativa urgente”, ma la sensazione è che il concetto di urgenza sia relativo. È così anche nel caso dell’assalto alla sede nazionale della Cgil di Roma di sabato 9 ottobre: la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, interverrà prima alla Camera e poi al Senato. Il 19 ottobre. Esattamente dieci giorni dopo i fatti, ma anche dopo le manifestazioni dei No-green pass attese per domani (data di entrata in vigore dell’obbligo) e dopo la manifestazione antifascista della Cgil in programma per sabato 16 ottobre.

In sede parlamentare Lamorgese relazionerà sui fatti e risponderà alle domande di tutti i gruppi parlamentari che chiederanno di intervenire. Gli stessi gruppi che sono al lavoro per presentare, il 20 di ottobre, una mozione il più possibile unitaria per chiedere al governo lo scioglimento di Forza nuova.

L’interrogativo allora è a che cosa serva questo strumento che non sembra rispecchiare la prima finalità con cui è stato pensato: dare risposte urgenti rispetto a fatti gravi e specifici.

Le ragioni del ritardo

A giustificare il ritardo di 10 giorni ci sarebbero ragioni tecniche di funzionamento dei lavori d’aula. Come normalmente accade, infatti, anche questo intervento è stato sollecitato dal parlamento al governo, ma la procedura per fissare la data dipende dall’interlocuzione tra le due strutture: il giorno, infatti, è stato concordato con la conferenza dei Capigruppo di ciascuna camera, incrociando i calendari dei lavori e gli impegni della ministra.

Accanto alle ragioni tecniche, in questo caso la data sarebbe stata fissata anche tenendo presente che servirebbe un tempo tecnico «perché il Viminale possa raccogliere informazioni sui fatti avvenuti», spiegano fonti parlamentari. Anche perché le notizie degli ultimi giorni – a partire dal video in cui si vede il leader romano di Forza nuova, Giuliano Castellino, annunciare dal palco la volontà di assaltare la Cgil più di un’ora prima delle effettive devastazioni – hanno dato adito all’ipotesi di errori gestionali da parte dei responsabili dell’ordine pubblico e della filiera di comando.

Tuttavia i dieci giorni di distanza dai fatti rischiano di rendere poco significativa l’informativa, che sembra già superata – almeno parzialmente – dall’interlocuzione che si è svolta ieri alla Camera. La ministra Lamorgese, infatti, era presente a Montecitorio per un question-time prefissato e si è trovata a rispondere a un’interrogazione di Fratelli d’Italia, che ha posto le tre questioni irrisolte intorno alle quali si sta svolgendo il dibattito pubblico: come è stato possibile l’assalto alla Cgil alla presenza dei vertici di Forza nuova sottoposti a sorveglianza speciale e perché il governo non ha già sciolto il partito di estrema destra.

La titolare del Viminale ha spiegato che «un intervento coercitivo in un contesto di affollamento presentava l’evidente rischio di provocare reazioni violente da parte dell’interessato (Castellino, ndr) e dei sodali», creando «problemi all’ordine pubblico». Quanto allo scioglimento, Lamorgese si è limitata a ribadire la posizione già espressa da Mario Draghi: il tema è all’attenzione del governo, che si muoverà sulla base delle valutazioni della magistratura e delle indicazioni del parlamento.

Le risposte orali della ministra, pur ridotte a causa dei tempi a disposizione, hanno fornito una prima spiegazione su alcuni aspetti che erano ancora senza risposta ufficiale. L’informativa urgente della prossima settimana prevede un contraddittorio ampio, durante la quale tutti i gruppi politici hanno il diritto di intervenire, che potrà approfondire le dinamiche degli avvenimenti.

Gli altri casi

Nel recente passato si possono elencare altre situazioni, prima di questa, in cui l’informativa urgente è arrivata in modo tutt’altro che celere. Eclatante è stato anche il caso del rave di Viterbo di quest’estate: iniziato il 13 agosto, si è concluso sei giorni dopo, con il bilancio di oltre 3.000 identificati e un morto annegato. L’informativa della ministra Lamorgese alla Camera si è svolta il 15 settembre, a quasi un mese di distanza. Anche per il ritiro dell’ambasciatore italiano dall’Afghanistan avvenuto a metà agosto, l’informativa del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio e della Difesa, Lorenzo Guerini, si è svolta il 7 settembre, a operazioni concluse.

Infine i pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha riferito in parlamento il 21 luglio, ma la prima notizia delle violenze risaliva al 28 settembre 2020 e i video sono stati pubblicati il 29 giugno 2021, contemporaneamente alle misure cautelari disposte per gli agenti.

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