La notizia della convocazione dei sindacati a palazzo Chigi nel giorno dello sciopero del Nord, alle 15 e 30, piomba proprio quando sta per finire l’intervista di Maurizio Landini sul palco del Festival di Domani a Roma, al Tempio di Vibia Sabina e Adriano. Suona come uno sgarbo di galateo istituzionale, se non proprio una provocazione. Ma il segretario Cgil sorveglia le parole, si permette giusto un filo di ironia: «Apprezzo che dalla precettazione siamo passati alla convocazione. Però vorrei far presente che domani (oggi, ndr) io sono alla manifestazione a Torino, Bombardieri è a Brescia. Così non siamo nelle condizioni di poter esserci: non abbiamo il dono dell’ubiquità e noi non abbiamo neanche la possibilità di fermare treni o aerei».

La battutaccia si riferisce alle note vicende ferroviarie del ministro Lollobrigida. Più tardi, in serata, Landini aggiungerà: «Per me va bene anche sabato, non ho problemi di orari particolari. Vorrei solo far notare che domani (oggi, ndr) alle 15 e 30 nessun dirigente sindacale della Cgil e della Uil ha il dono dell’ubiquità». Alle 18 e 30 l’agenda di palazzo Chigi conferma: «Alle 15 e 30, incontro con le organizzazioni sindacali sul disegno di legge di bilancio». In serata Landini e Bombardieri, leader Uil, scrivono al gabinetto della premier per chiedere di spostare l’orario. Perché nella giornata di oggi tutti i dirigenti sindacali sono impegnati negli scioperi. In serata Palazzo Chigi rinvia l’incontro a martedì alle 9. La conversazione era iniziata dallo sciopero generale del 17 novembre.

Sul palco dell'evento di Domani Landini scopre di essere stato convocato per il giorno dopo da Meloni a palazzo Chigi, in coincidenza con gli scioperi nel nord Italia. Dopo le polemiche la premier deciderà di rinviare l'incontro

Per il ministro Salvini il 17 novembre ha scioperato una «minoranza della minoranza». Per il ministro Valditara si è astenuto solo il 7 per cento degli insegnanti. Entrambi dicono che lo sciopero è stato un flop. Cgil e Uil invece hanno esibito cifre monumentali in molti settori. Perché dovremmo credere a voi?
Intanto per il fatto che da parte del governo esistono solo dichiarazioni. Significa che hanno difficoltà a pubblicare i dati, ed è un primo elemento. L’altro è che le piazze si sono riempite come da anni non succedeva. Salvini fa sorridere, prende ad esempio il settore dei Trasporti, quello che lui ha precettato. Invece nei porti e nella logistica l’adesione è stata altissima. Domani (oggi, ndr) c’è lo sciopero delle regioni del Nord, ci saranno 40 manifestazioni, io sarò a Torino, Bombardieri sarà a Brescia. Poi il 27 sciopera la Sardena e il primo dicembre le regioni del Sud. Ho molti segnali di una partecipazione che sta crescendo. La gente sta provando sulla sua pelle cosa vuol dire non arrivare a fine mese. Hanno cancellato il fondo affitti, i salari sono diminuiti, la precarietà è aumentata. Da settembre abbiamo fatto più di 30mila assemblee, milioni di persone ci hanno dato il mandato di andare avanti e mettere in campo una mobilitazione. Anzi, c’era chi ci diceva cosa stavamo aspettando. Non abbiamo intenzione di andare in ferie a dicembre, la mobilitazione non finisce con la legge di bilancio.

Lo ammetta: Salvini, precettando il comparto dei trasporti, vi ha anche fatto un bel lancio pubblicitario. Lo ha ringraziato?
Ho ringraziato i lavoratori e le lavoratrici che hanno scioperato.

Il nostro giornale ha pubblicato una lettera di lavoratori leghisti delusi e arrabbiati con il loro ministro.
Fra i tanti che hanno scioperato ce ne saranno tanti che hanno votato per la destra e oggi sono delusi.

Ma perché avete fatto uno sciopero generale articolato in cinque giornate anziché in un giorno solo?
Perché ci ha permesso di coinvolgere più persone, perché sappiamo che c’era bisogno di avere una dimensione anche territoriale. Con la Uil abbiamo valutato che è un modo per definire un percorso e allungare il risultato. Il garante, dicendo che lo sciopero non è generale ma plurisettoriale, ha fatto una forzatura. Perché questo non è scritto da nessuna parte. E il diritto di sciopero è individuale e garantito dalla Costituzione. L’autorità garante si è messa al servizio della politica. Ed è anche questo che intendo quando dico che sta emergendo la vena autoritaria del governo: i sindacati indicono lo sciopero ma ciascuno può decidere se scioperare o no: e se precetti stai mettendo in discussione il suo diritto e la sua libertà. Con la Uil abbiamo fatto ricorso.

Il ministro minaccia precettazione anche per lo sciopero dei trasporti dell’Usb di lunedì 27.
Ha detto che precetterà qualunque sciopero di 24 ore. Ma così mette in discussione l’impianto della democrazia, così come sta accadendo con la proposta di riforma istituzionale. La precettazione è andata oltre quello che stabilito dalla commissione. Questo ha aiutato lo sciopero: c’è stata una reazione e le piazze sono state e saranno strapiene.

Lei ha attaccato in piazza la riforma costituzionale in piazza. Non ha ragione chi la la accusa di fare politica?
Il sindacato da sempre ha una funzione politica. Fare politica non significa fare i partiti, noi le persone le rappresentiamo non solo quando lavorano, ma anche nel resto della vita. Hanno diritto all’istruzione, alla sanità, alla bellezza. Noi abbiamo avuto in testa di essere un soggetto che rappresenta chi lavora e si occupa della trasformazione sociale. Alla presidente Meloni ho detto: noi rappresentiamo anche quelli che hanno votato lei, tutte le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare.

Chi la accusa di fare politica forse pensa al fatto che Camusso, Cofferati, Epifani, gli ultimi segretari Cgil, dopo il mandato hanno deciso di candidarsi. Lo farà anche lei?
Io non so più come dirlo: da quando sono diventato sindacato generale della Fiom nel 2010 mi accusano di usare il sindacato per entrare in politica. Ho sempre detto che non mi interessa. Sono partito da apprendista saldatore, non avrei mai pensato di diventare segretario della Cgil. Cosa potrei volere di più? Ma ho scoperto che più dicevo di no più pensavano tutti che fosse una bugia. Più che essere coerente non so come raccontarlo e non ho alcuna intenzione di usare il sindacato né di essere usato. Il fatto è che è una scusa per non discutere nel merito delle nostre proposte. E quando ci dicono che non ci sono i soldi, è una bugia stratosferica. Serve una riforma fiscale. Sono arrivati solo condoni fin qui. Abbiamo bisogno di un fisco progressivo: se voglio investire nella sanità, per fare investimenti ho bisogno di andare a prendere quei soldi. Bisogna fa pagare le rendite finanziarie e immobiliarie. Finora è passato il messaggio che chi non paga le tasse è un coglione, e chi non le paga è furbo. Tra le motivazioni del Cnel per non fare il salario minimo hanno detto che i salari degli appalti diventerebbero troppo alti. Questa ingiustizia va messa in discussione. Per questo io dico che siamo solo all’inizio della nostra battaglia

Quando dice che non vuole essere usato ce l’ha con le opposizioni?
Il compito del sindacato è un compito più importante di quello di unire la sinistra e le opposizioni: dobbiamo unire il mondo del lavoro e creare l’unità sociale che non c’è. Il mondo del lavoro non è mai stato diviso e frantumato come adesso. Voglio provare a unire il mondo del lavoro. Ma certo, se faccio una cosa del genere aiuto la politica. La gente non si fida più di quelli che li dovrebbero rappresentare. Non voglio farmi usare perché oggi vengo usato per denigrare quello che stiamo facendo. Non siamo il sindacato del governo o dell’opposizione, vogliamo essere un sindacato autonomo con cui tutti devono parlare.

Sui salari così bassi in Italia, o dei contratti non ancora rinnovati, c’è anche una responsabilità del sindacato?
Certo, ci sono anche responsabilità nostre. Vorrei ricordare la stagione degli anni ’90, in cui è stata cancellata la scala mobile e si introduce un sistema contrattuale basato sul contratto nazionale e sulla contrattazione aziendale. L’obiettivo era determinare le condizioni per entrare in Europa. L’assunzione di quella responsabilità, da parte nostra, ha portato a politiche di moderazione salariale. E quando abbiamo cominciato a dire che le cose non andavano bene, è partita la pratica degli accordi separati: le aziende hanno cominciato a decidere con chi conveniva contrattare. Poi sono fatte leggi che hanno determinato la frantumazione della rappresentanza. Chi è precario è più debole. Per questo faccio una riflessione anche su come deve cambiare il sindacato, oggi più che mai serve una legge sulla rappresentanza. Ma come è noto, le leggi non le fa il sindacato.

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