Il piano del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, è già pronto, messo nero su bianco in una comunicazione inviata al ministero dell’Economia: tagliare al cinema una cifra maggiore, rispetto a quella richiesta dal Mef per l’intero dicastero, e recuperare così un po’ di risorse da spendere su altri capitoli. Facendo felice Giancarlo Giorgetti, che ha imposto riduzione dei costi per la manovra. Poco conta da come avvengano, l'importante è il risultato.

La lettera di Sangiuliano

«Caro Giancarlo­, […] ti informo che è mia intenzione contribuire agli sforzi necessari alla definizione della prossima Legge di Bilancio 2024, attraverso risparmi di spesa per complessivi 100 milioni di euro a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo», si legge nella lettera che Domani rivela in esclusiva.

Una disponibilità a compiere il sacrificio economico significativo, da mettere sul conto del mondo cinematografico. Andando oltre le richieste di tagli stimate in 35 milioni di euro o poco più. Nelle chat di settore si moltiplicano i messaggi di malcontento. I registi, che ai vertici del Mic considerano troppo simpatizzanti per la sinistra, sono pronti a farsi sentire. Ma ancora di più sono infuriate le maestranze, che non possono essere accusate di politicizzazione come avviene con gli artisti. Sono fonici, elettricisti, operatori video che lavorano con le produzioni. E che ora tremano. Il presidente dell’Anica, Francesco Rutelli, ha perciò scritto a sua volta una lettera a Sangiuliano, manifestando i timori e ricordando che con la sforbiciata «molte imprese non potrebbero quadrare i conti di questo stesso anno 2023» e «molti investitori europei ed internazionali abbandonerebbero programmi già previsti in Italia, orientando altrove le risorse. Da Cinecittà ai fondi delle Regioni».

Risorsa tax credit

Le pressioni sul Mic aumentano. Il ministro, nei giorni scorsi, ha avuto un confronto con i colleghi a Palazzo Chigi per fare un punto sulla situazione. Nelle ultime ore si ipotizza un taglio meno drastico, forse dimezzato. La decisione non è così perentoria come nel contenuto della lettera. Agli atti resta al momento l’intenzione manifestata Giorgetti, in cui vengono messi sul piatto i 100 milioni che farebbero scendere l’investimento sul settore sotto l’attuale miliardo. Due terzi vanno al fondo per il cinema e l’audiovisivo e la parte restante tiene in piedi, tra le altre cose, Cinecittà, la Biennale e le proiezioni d’essai. Ma l’aspetto più importante è che oltre 500 milioni di euro affluiscono nello strumento della tax credit, un incentivo fiscale che ha stimolato il settore. Il pericolo dietro al possibile intervento del Mic è quello di creare dei vuoti nei bilanci del 2023: le richieste del credito d’imposta vanno presentate a fine anno e una riduzione delle dotazioni richiederebbe un nuovo decreto di riparto. Quindi tempi lunghi e grande incertezza. La posizione del Mic è stata affidata alla sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni, che ha la delega al cinema, per cui la tax credit è «indispensabile ma ha bisogno di aggiustamenti», invitando a non alimentare «polemiche preventive».

Eppure, secondo le stime, la vicenda si potrebbe risolvere in maniera indolore. Sarebbe sufficiente una riduzione dei costi compresa tra i 35 e i 45 milioni di euro, con un punto di caduta a 36 milioni, attingendo dagli altri capitoli del bilancio ministeriale e non solo dal fondo per il cinema. Il budget del Mic ammonta a circa 3 miliardi di euro, il 5 per cento dei tagli imposti dalla manovra sarebbe pari a 150 milioni di euro. Ma da questa somma vanno eliminate le spese non comprimibili.

Altre spese

Allora per quale motivo Sangiuliano è stato più realista del re? L’obiettivo, si legge nel prosieguo della lettera, è di «poter dare parziale copertura finanziaria alle iniziative di investimento che ho avuto modo di illustrarti preliminarmente», garantendo al Mef una successiva «ricognizione» e la «comunicazione» dei progetti da sostenere eventualmente con le risorse dirottate dal fondo per il cinema. Tra le ipotesi di spesa ci sono i finanziamenti da una decina di milioni di euro per gli scavi archeologici di Pompei, la messa a punto dei nuovi progetti seguiti dal ministero, in particolare in Campania, regione natia del ministero, più l’accoglimento di una richiesta dei sindacati sull’assicurazione sanitaria del personale ministeriale. Ma sono indiscrezioni. La certezza è che, se per la manovra Giorgetti ha annunciato «schiaffi ai ministri» i primi a riceverli potrebbero essere dei lavoratori: gli operatori del settore cinematografico.

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